Leggere SCUM oggi – per una lettura transfemminista di Valerie Solanas

Il 29 Maggio abbiamo ospitato ad Atlantide il Bozza Battonz Cabaret , rivisitazione del manifesto Scum di Valerie Solanas. Durante l’estate che sta finendo ci siamo prese il tempo per riflettere, e continueremo a farlo, su cosa significa rileggere oggi il Manifesto Scum, con il suo invito a “distruggere il sesso maschile”.

Per noi le parole di Valerie Solanas sono un invito a distruggere la maschilità egemone, non certo ad uccidere – fisicamente o simbolicamente – tutti i maschi comunque intesi.

Questo non perché abbiamo particolarmente a cuore di non offendere la sensibilità dei maschi etero “feminist friendly” o dei maschi che, per la loro posizione di classe o di razza o di orientamento sessuale o altro, si trovano un po’ più in basso o anche molto più in basso nella scala sociale rispetto ai maschi bianchi borghesi.

Piuttosto, perché pensiamo che tutt* siamo implicate, in misure e in modi diversi, direttamente o indirettamente, nella costruzione della maschilità egemonica: il che vuol dire che siamo tutt* potenzialmente complici ma anche tutt* potenzialmente in condizione di fare qualcosa per decostruire questa stessa maschilità e per denaturalizzare il binarismo dei sessi e dei generi su cui si basa.

Per noi nessun* è a priori un* compagn* e nessuno è a priori un nemico solo in base al suo posizionamento strutturale nella scala dei privilegi sociali di genere, razza, classe, orientamento sessuale e quant’altro. Piuttosto, riconosciamo come compagn* coloro che sono dispost* a riconoscere la parzialità del proprio posizionamento – qualunque esso sia – e la propria implicazione nelle gerarchie di potere fra “uomini” e “donne” o fra cosiddette “maggioranze” e “minoranze” sessuali: coloro che sono capaci di rendersi conto dei privilegi di cui – anche loro malgrado – godono a causa del loro posizionamento e che, nelle varie situazioni, fanno attivamente qualcosa per smarcarsene. Qualcosa di più dell’autoflagellazione retorica.

Chiaramente, non tutti i posizionamenti sono uguali, e un maschio eterosessuale ha molta più probabilità di essere complice e molta meno probabilità di riconoscere davvero i propri privilegi e smarcarsene. Ma esistono altre forme di maschilità, altri modi di identificarsi in segni, indumenti, parole e modi di abitare il corpo che nella nostra cultura vengono convenzionalmente definiti “maschili”.

Nella nostra visione, le maschilità trans e butch non sono certo parte della maschilità da uccidere, anzi fanno parte del processo di distruzione della maschilità egemone, non fosse altro che per il fatto che sfidano il diritto di esclusiva che gli assegnati maschi pensano di avere su di essa, e la sua presunta naturalità.

Tutto questo è iscritto fin dall’inizio nella storia del Laboratorio Smaschieramenti, e per noi è parte imprescindibile di una politica transfemminista.

Tutte le soggettività che reclamano maschilità non conformi per se stess* contaminano l’immagine dell’ideale maschile egemonico e quindi sono già una risposta all’appello di Solanas. Un appello apparentemente misantropico, che risponde al contesto della sua esperienza di vita: da un lato la propria scrittura silenziata e censurata in un sistema di produzione culturale estremamente misogino, al quale S.C.U.M. risponde ad alta voce; dall’altro la vita di una soggettività che mai si è conformata al desiderio maschile egemone nonostante l’estrema violenza con cui questo ha tentato di imporsi.

Le performance di genere, come i testi, sono sempre incarnate e situate, e le maschilità vengono riprodotte secondo differenziali di poteri che creano gerarchie interne e diversi assi di dominanza. La maschilità non nasce monolitica né egemone, ma è invece continuamente sostenuta come tale attraverso un lavoro di sorveglianza dei confini che esclude non solo le femminilità ma anche le maschilità subordinate.

Per noi “distruggere il sesso maschile” significa liberare la maschilità e consentirne la riappropriazione da parte dei soggetti che di norma non potrebbero incarnarla. Una riappropriazione che è spesso anche una risignificazione, se non altro per il fatto di essere incarnata da corpi non autorizzati a farlo, con tutto quello che questo comporta, oltre che per la scelta consapevole fatta da tant* compagn* butch, ftm e ft* di non riprodurre il modello maschile dominante.

Bozza Battonz Cabaret è un lavoro teatrale prodotto da attiviste che si riconoscono nell’ambito del transfemminismo: pur avendo apprezzato lo spettacolo, molto divertente e ben fatto, ci chiediamo come mai non nomini e non riconosca il valore dei percorsi di costruzione di maschilità altre che i nostri compagni trans ftm e ft* hanno pagato e continuano a pagare a un cosi’ alto prezzo di discriminazione, infantilizzazione e patologizzazione.

Per di più sappiamo che gli ftm e le lesbiche portatrici di “maschilità femminili” troppo evidenti hanno incontrato ostilità e rifiuto non solo nel mondo eteronormativo, ma a volte anche in ambienti femministi e lesbofemministi: per questo rischia di diventare particolarmente problematico, volendo rileggere il manifesto SCUM oggi, tacere proprio su questo punto.

E per questo scriviamo questo post, che rappresenta un contributo e una riflessione critica che vogliamo condividere con le Battonz, con le spettatrici e gli spettatori passati e futuri di questo spettacolo e con tutte le compagne/u/i/*/#/° transfemministe e queer.

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