Condividiamo la complicità espressa da Non Una Di Meno Bologna
Precious è una donna, una migrante, una giovane madre di 23 anni, che ha affrontato il viaggio dalla Nigeria all’Italia incinta. Dopo aver attraversato la Libia e il mare, si trova a lottare di nuovo contro quelle che in teoria dovrebbero essere le strutture dell’accoglienza e che invece diventano per le e i migranti un labirinto di scadenze non rispettate, di attese e di silenzi, di soprusi e diritti negati.
Precious non c’è stata, non si è piegata, ha richiesto a gran voce che le si desse quanto le spettava, a lei e a suo figlio di un anno e mezzo, dopo aver lottato anche contro un marito violento, poi allontanato e poi rimpatriato, volontariamente, in Nigeria. Non ha fatto niente di rivoluzionario se non pretendere l’applicazione della legge, ma oggi, il fatto che una donna nera possa dire che cosa è o non è suo diritto è di fatto rivoluzionario.
La cooperativa Caleidos di Modena, principale affidataria degli appalti prefettizi delle misure di accoglienza di cui anche Precious e suo figlio sono destinatari, non ha provveduto ad attivare le pratiche per la residenza, cui aveva pienamente diritto in quanto richiedente asilo ed è inoltre fondamentale per iscrivere suo figlio all’asilo e ai servizi per l’infanzia garantiti dal Comune. Spesso, poi, Caleidos è stata lenta o negligente nell’erogazione del pocket money e del food money, ritardo ancora più grave vista la presenza del minore. La cooperativa ha tentato di mettere a tacere le rivendicazioni e le proteste di Precious che, di fronte all’ennesimo muro, ha alzato la voce e si è ribellata. La risposta, degna di una cooperativa che si occupa soprattutto di tenere i migranti al loro posto, è stata di mettersi a filmarla con un cellulare, facendola esasperare ancora di più, e di convocare anche le forze dell’ordine, per far fronte ad una donna che rivendicava i suoi diritti brandendo un pericoloso pennarello e che perciò è stata querelata per minacce e percosse e denunciata per resistenza a Pubblico Ufficiale. Dietro a questi due atti si nasconde, ancora una volta e ormai nemmeno troppo bene, il volto della violenza e del razzismo istituzionali. La querela, fatta dal coordinatore del progetto di Caleidos, è un abuso di potere fatto con le armi della legge che ha quindi esso stesso il sapore di una minaccia e di una violenza.
Le conseguenze di questi atti sono la messa in moto della macchina repressiva nei confronti di Precious attraverso processi penali e procedimenti amministrativi, le cui ripercussioni possono essere pesantissime per lei e per suo figlio.
Tutto questo perché una donna, una migrante, ha scelto di infrangere quei muri che ogni giorno ostacolano la sua libertà e la sua vita, la possibilità di costruire il proprio futuro autonomamente. Precious non può essere lasciata sola perché questa lotta e la forza con cui ha scelto di intraprenderla non è solo sua, è quella di tutte e tutti i noi, delle migranti che sfidano quotidianamente il razzismo istituzionale e democratico dell’Europa e dei suoi Stati. È la forza delle migliaia di donne scese in piazza l’8 marzo in tutto il mondo contro questo razzismo e la violenza patriarcale a cui si lega. Noi stiamo dalla parte di Precious e di tutte le donne migranti per fare di questa forza una potenza collettiva.