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8M – Rituale di liberazione dal lavoro (pagato e non)
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Per la lotta antirazzista e antifascista #8M
Il razzismo riguarda tutte tutti e tuttu.
I fascisiti e i razzisti sono entrati in azione come “esercito pronto a riportare l’ordine” nel nome della difesa della donna italica, delle “nostre” donne, delle madri, della patria. Nel momento in cui la resistenza e le lotte femministe diventano marea, i nuovi e vecchi fascisti continuano ad appropriarsi dei discorsi contro la violenza sulle donne per agire violenza razzista nell’indifferenza, o peggio, con l’appoggio di parte della società civile e delle istituzioni.
I fascisti stanno uccidendo, lo Stato sta uccidendo, le persone nere in nome della difesa delle cosiddette liberta’ dell’occidente, in difesa delle donne. I sindaci del PD si scandalizzano solo per l’arredo urbano in nome di un decoro che priorizza le cose alle persone. I mass media nascondono il movente razziale sotto al tappeto per eludere, da una parte, e condannare la rabbia di chi è colpito dalla violenza, dall’altra.
Siamo di fronte a un appuntamento con la storia e con le storie delle tante persone che oggi si ribellano a questo stato di cose.
Macerata è stata giustificata come vendetta di un femminicidio. A Firenze, nel 2011 come oggi, a Castel Volturno, ai confini, ogni giorno e in ogni luogo la linea del colore è una linea di divisione tra la vita e la morte.
Come Non Una di Meno e movimento transfemminista, siamo andate a Macerata non solo per dire “non in nostro nome”, ma per dire che il movimento femminista e’ contro il razzismo e il fascismo, che noi combattiamo tutto questo. Costruiamo solidarietà attiva e presenza insieme alle comunità che sempre più si mobilitano in questi giorni, le comunità che stanno in testa a questa lotta per salvare e liberare le proprie vite dalla supremazia bianca.
E’ giunto il momento di liberare le energie di questo grande movimento femminista e transfemminista verso un inequivocabile posizionamento e presa di parola contro il razzismo fascista e suprematista.
Loro sono alle armi, NOI ci organizziamo e lottiamo. #WeToogether
Per ricordare Idy Dyene e con lui le tante vittime di razzismo
A Firenze alle 14,30 di sabato 10 marzo
saremo a Piazza Santa Maria Novella
Pubblicato in documenti, interventi, articoli di smaschieramenti, General
Contrassegnato #nonunadimeno, antifascismo, antirazzismo, firenze, idy diene, sciopero
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Indizione dello Sciopero Transfemminista – 8 marzo 2018
Con la presente comunicazione,
nel residuale rispetto della legge del 12 giugno 1990, n° 146, nonché della Deliberazione n° 77 della Commissione di Garanzia dei Ruoli di Genere, nell’attuazione della Deliberazione n° 1528 del 28 agosto 1969 (Prot. 12175/UNI/RIC) della Commissione di vigilanza sulla Divisione sessuale del lavoro e sulla divisione del lavoro sessuale e di genere
Riunit* nelle assemblee delle casalinghe, delle colf, delle badanti, dei call center, operatrici dell’accoglienza, educatrici, riders del cibo a domicilio, ciclofattorini e ciclofattorine col ciclo,
nei comitati per l’abolizione della conciliazione vita/lavoro,
nelle chat di Grindr, Tinder, Wapa, Badoo e GayRomeo,
dalle catene di abbigliamento e dalle cooperative di servizi,
dalle frange estreme del lavoro precario offerto con gli annunci alla fermata dell’autobus (babysitter aiuto stiro ripetizioni tuttofare aiuto compiti ceretta dog sitter cerco lavoro cerco casa)
INDICIAMO
lo sciopero autoproclamato genderale di 24 ore per il giorno 8 marzo 2018 da tutte le forme di lavoro gratuito, di cura, affettivo e sessuo-affettivo, sia gratuito che retribuito, dalle mansioni contrattuali, esplicite e implicite, naturalizzate e genderizzate in ogni luogo di lavoro, di non lavoro e di vita.
Il capitalismo realizza profitto sui nostri sorrisi, sui nostri culi, sui nostri manicaretti, sul lavoro di networking e pubbliche relazioni che siamo costrette a svolgere mentre cerchiamo lavoro, sui nostri stage e tirocini, persino sul lavoro domestico svolto gratis nella famiglia e nella coppia, che permette ai nostri cari di riprendersi dalla giornata di lavoro ed essere di nuovo pront* a lavorare il giorno dopo.
Ci si aspetta che tutto questo lavoro lo svolgiamo gratuitamente, spontaneamente e volentieri in quanto espressione “naturale” del nostro genere o della nostra personalità. Ma quando ci rifiutiamo di svolgerlo o quando, sfinite, non riusciamo a svolgerlo, le conseguenze sono pesanti e ci rendiamo conto che è obbligatorio e imposto.
Anche la seduzione, la persuasione, la bella presenza, l’abbigliamento adatto ad appagare le aspettative, a sollecitare il desiderio e le fantasie di clienti, committenti, colleghi, capi non sono un di più o un’extra, ma parte integrante di moltissimi lavori.
Le norme di genere naturalizzano e invisibilizzano lo sfruttamento. Allo stesso tempo la precarietà, la mancanza di reddito, l’impossibilità di gestire il nostro tempo ci espongono ancora di più alla violenza di genere e del genere, ci impediscono di autodeterminarci, di ribellarci ai modelli di vita imposti.
Ogni minuto delle nostre vite produce valore: non reclamiamo un pagamento a cottimo per ogni nostro sorriso, ma permesso di soggiorno per tutte/i/u e un reddito di autodeterminazione incondizionato, che ci liberi dal ricatto del lavoro e che per noi non rappresenta nient’altro che una parziale restituzione del valore che produciamo, di quello che già ci spetta.
Le modalità di esecuzione dello sciopero saranno imprevedibili, scostumate e scombinate come le nostre vite. Per dettagli si rimanda al vademecum.
Saranno garantiti i servizi minimi vitali (laboratori di drag King, dildi sterilizzati, pappe precotte).
SomMovimento NazioAnale
http://sommovimentonazioanale.noblogs.org
Scarica l’indizione in PDF e affiggila nei tuoi luoghi di lavoro
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Contrassegnato #nonunadimeno, sciopero dai generi
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Sciopera per la decriminalizzazione #Strike4Decrim
Siamo sexworker, frocie, lesbiche, trans*, queer, di generi, orientamenti e realtà lavorative fuori norma.
Aderiamo alla campagna lanciata da #strike4decrim (qui in italiano)
Decriminalizzare il sex work è il primo passo fondamentale per contrastare la violenza verso chi si ritrova, per circostanze, costrizione o scelta a vendere sesso per vivere.
Rivendichiamo il diritto al lavoro sessuale, autorganizzato, autogestito e libero dallo sfruttamento, dai confini e dalle ordinanze repressive che perpetuano la violenza e lo stigma sulle nostre vite. Chiediamo la decriminalizzazione delle politiche migratorie e non solo delle leggi del lavoro sessuale.
Tutti i sistemi repressivi e restrittivi che portano alla criminalizzazione parziale diretta o indiretta del sex work rendono le sex workers i soggetti più esposti alla violenza, allo stigma ed alle discriminazioni.
Lo stigma della puttana è un’arma del patriarcato contro tutte le donne e le persone femminilizzate.
Sappiamo bene come anche nei lavori cosiddetti “normali” ci venga richiesto di mettere in campo la seduzione, la persuasione, la bella presenza, l’abbigliamento adatto ad appagare o a sollecitare le aspettative, il desiderio e le fantasie di clienti, committenti, colleghi, capi. Queste prestazioni sessuo-affettive sono parte integrante del lavoro. Ci vengono imposte come qualcosa di dovuto, come espressione “naturale” del nostro genere. Cosa succederebbe se questo lavoro obbligatorio, ma non riconosciuto e retribuito come tale, un giorno si interrompesse?
Grazie alla presa di parola di sex worker dentro e fuori #NonUnadiMeno nell’ultimo anno, dopo l’alleanza dei corpi putatransfemministaqueer lo scorso 25 novembre a Roma, la giornata alla Casa internazionale delle Donne sul lavoro sessuale e la due giorni “Sex Work is Work” a Bologna, torniamo a cospirare
Scioperiamo nelle piazze l’8 marzo con ombrelli rossi e con i nostri corpi contro la violenza di genere e del genere che divide le donne in sante e puttane, decorose e indecorose, e le persone tutte in due generi binari e imposti.
*******
QUI L’APPELLO Strike4Decrim tradotto dal
Sommovimento NazioAnale
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Contrassegnato #nonunadimeno, sciopero, sciopero dai generi, Sexwork
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LottoMarzo a Bologna – sciopero e corteo
#NOISCIOPERIAMO #WeToghether
L’8 marzo lo sciopero globale delle donne torna a invadere le piazze di tutto il mondo e di decine di città italiane per ribadire il rifiuto della violenza maschile e di genere in tutte le sue forme.
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A Bologna saremo in piazza del Nettuno:
➡️ dalle 9 alle 13
➡️ dalle 18 per il concentramento del corteo che arriverà fino a Piazza dell’Unità
Durante la mattinata:
* interventi di Non Una di Meno Bologna sul “Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere” (scaricabile qui: http://bit.ly/2zXne3E o acquistabile a sottoscrizione del movimento)
* Microfono aperto
* Spazio bimb* con laboratori, libri, attività ludo-pedagogiche e morbidi cuscini
* Lezioni universitarie in piazza: #Unistrike !
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SCIOPERIAMO PERCHÉ vogliamo essere autonome e libere di decidere sui nostri corpi e sulle nostre vite. ✊
SCIOPERIAMO PERCHÉ vogliamo un reddito di autodeterminazione che ci liberi dalla violenza in casa e sul lavoro e dalla precarietà ✊
SCIOPERIAMO PERCHÉ vogliamo un permesso di soggiorno europeo senza vincoli che abbatta il regime dei confini ✊
SCIOPERIAMO PER dare forza al Piano femminista contro la violenza, che abbiamo scritto insieme in questo lungo anno di lotta per una trasformazione radicale della società! ✊
Al grido di #WeToogether l’8 marzo Noi scioperiamo! ✊✊✊
L’appello nazionale esteso per lo sciopero: http://nonunadimeno.wordpress.com/2018/02/12/l8-marzo-la-marea-femminista-torna-nelle-strade-noi-scioperiamo/
VADEMECUM – COME SCIOPERARE (anche se non hai un lavoro retribuito)
INDIZIONE DELLO SCIOPERO GENDERALE
SEX WORKERS IN SCIOPERO – #STRIKE4DECRIM
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A fine corteo, sarà possibile stare ancora insieme a XM24 in Via Fioravanti, con i panini di Campi Aperti
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Contrassegnato #nonunadimeno, bologna, sciopero dai generi
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Sosteniamo le lavoratrici Yoox
7 marzo 2018, ore 11,00 – Via Farini 1, Bologna
Il 7 marzo 2018 ci sarà la prima udienza del processo che vede come imputate le lavoratrici della Yoox, colosso dell’e-commerce, che 5 anni fa hanno scioperato e bloccato i magazzini dell’interporto di Bologna, dove un caporeparto usava la molestia sessuale come strumento di disciplina, controllo e imposizione di condizioni di lavoro e salariali inaccettabili.
Moltissime delle donne che hanno lottato e scioperato sono migranti: il ricatto del permesso di soggiorno è un’ulteriore arma nelle mani dei padroni e dei capetti per costringerle al silenzio. Le donne della Yoox non hanno ceduto e con lo sciopero e i picchetti hanno fatto sentire la loro voce. La loro lotta ha pagato e il capo-reparto abusatore è stato cacciato. Ma non si è trattata solamente della lotta contro un singolo: le donne migranti che hanno scioperato hanno contestato un sistema di sfruttamento che si serve della violenza patriarcale per subordinare le lavoratrici. Le migranti in sciopero hanno rifiutato questa violenza sistemica: chiunque voglia lottare contro di essa può e deve stare dalla loro parte.
Queste lavoratrici ora sono chiamate in tribunale perché le si vuole punire per aver scioperato e con loro chi le ha sostenute. Il 7 marzo Non Una di Meno sarà di fronte al Tribunale di Bologna, al fianco delle lavoratrici Yoox, che vengono perseguite dalla legge per avere detto no alle molestie sessuali e alla precarietà.
Anche per questo l’8 marzo è importante scendere in piazza, per dire basta a ogni forma di molestia, sfruttamento e razzismo.
Vogliamo un reddito di autodeterminazione, vogliamo un salario minimo europeo, vogliamo un permesso di soggiorno senza condizioni, svincolato dal reddito e dalla famiglia, per essere libere di muoverci e di rifiutare lo sfruttamento dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Verso lo sciopero dell’8 marzo,
NonUnaDiMeno Bologna
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17 feb ’18 – Sex Work is Work & la putafiesta
Grazie alla presa di parola di sex workers dentro e fuori NoNUnadiMeno nell’ultimo anno, dopo l’alleanza dei corpi putatransfemministaqueer lo scorso 25 novembre a Roma e la giornata alla Casa internazionale delle Donne a Roma sul lavoro sessuale, torniamo a cospirare e a costruire reti per la decriminalizzazione del lavoro sessuale e contro la divisione sessuale del lavoro e la messa al lavoro gratuita del genere.
Anche se è unanime la condanna della tratta e dello sfruttamento della prostituzione, persiste anche nei contesti femministi lo “stigma della puttana” o almeno la difficoltà ad andare oltre al dialogo tra femministe e prostitut*, per riconoscere le lotte che dagli anni settanta le/i/* sex workers hanno portato avanti in molti paesi come parte del femminismo e del transfemminismo.
Lo “stigma della puttana” è il ricatto del patriarcato all’autodeterminazione delle lavoratrici sessuali. La criminalizzazione, la violenza e l’infantilizzazione che subiscono le prostitute, operata da chi dice di volerle proteggere o salvare, non è solo un modo per ostacolare la loro autordeterminazione e la loro sussistenza materiale attraverso il lavoro, ma soprattutto per continuare a invisibilizzare e disconoscere il lavoro del genere che ci riguarda tutt*.
Lo stigma della puttana è un’arma del patriarcato contro tutte le donne e le persone femminilizzate. Sappiamo bene come anche nei lavori cosiddetti “normali” ci venga richiesto di mettere in campo la seduzione, la persuasione, la bella presenza, l’abbigliamento adatto ad appagare o a sollecitare le aspettative, il desiderio e le fantasie di clienti, committenti, colleghi, capi. Tutto questo non è un di più o un extra, ma parte integrante del lavoro, perché la relazione di cura/seduzione che si costruisce è parte del servizio che viene venduto. Queste prestazioni sessuo-affettive ci vengono imposte come qualcosa di dovuto, come espressione “naturale” del nostro genere. E’ per questo che parliamo di lavoro del genere. Che sia svolto gratuitamente nell'”intimità” della coppia o della famiglia, o in maniera semi-gratuita nel mercato del lavoro “salariato”, o stigmatizzato sul mercato dei servizi sessuali propriamente intesi, il lavoro sessuo-affettivo fa parte del continuum di quel lavoro di riproduzione che è socializzato come compito delle donne e delle persone variamente assegnate alla femminilità. Cosa succederebbe se questo lavoro obbligatorio, ma non riconosciuto e retribuito come tale, un giorno si interrompesse?
Se allarghiamo i confini di quello che consideriamo come lavoro sessuale, a tutta la performance sessuoaffettiva che ci viene imposta nel mondo del lavoro salariato e gratuito, possiamo passare da una posizione di alleat* e solidali con chi pratica il lavoro sessuale, ad una soggettivazione come corpi che tradiscono le aspettative di genere, praticando lo sciopero dai generi.
L’8 marzo, chi sciopera dal lavoro sessuale , riproduttivo e di cura insieme alle/ai/* sex workers lo fa non solo perché riconosce dall’esterno che anche il lavoro sessuale è lavoro, ma perché riconosce che anche il proprio lavoro è sessuale. Continua a leggere
No alle strumentalizzazioni razziste dei nostri corpi
Laboratorio Smaschieramenti a Macerata contro il razzismo, il fascismo e chi cerca di stumentalizzare il femminismo per giustificare un atto di terrorismo xenofobo.
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Verso lo sciopero de #lottomarzo, anche a Macerata!
NonUnaDiMeno Bologna
Contro il razzismo che nasconde il patriarcato, contro il patriarcato che sostiene il razzismo!
Il fascista che ha sparato a Macerata ha sparato a bersagli dalla pelle nera. Per giustificarsi ha detto di voler vendicare l’omicidio di una donna bianca, Pamela, nel quale parrebbe coinvolto un uomo nero.
Che il gesto di vendetta e le pallottole abbiano colpito anche una donna migrante e nera, Jennifer Otioto, non sembra rilevante per nessuno. Così, il delirio patriarcale giustifica il razzismo più feroce, mentre il razzismo nasconde la violenza patriarcale contro le donne.
Nelle tante prese di parola di questi giorni, le donne scompaiono o compaiono solo come vittime, le migranti non esistono. Esistono maschi bianchi che provano a “farsi giustizia da soli” quando qualcuno tocca le “loro donne”, come ripetono non solo i militanti di estrema destra che difendono l’attentatore fascista, ma anche gli psicologi di turno, i magistrati e il Ministro degli interni.
Esistono maschi bianchi, appoggiati da partiti di destra e sostenuti dai gruppetti neofascisti, che se ne vanno in giro con le svastiche tatuate in faccia per sparare al uomo nero. Quello della favola, né più, né meno. Quello che è riconosciuto come migrante, o nero, solo se si macchia di un crimine contro la «razza italica» , se stupra e minaccia «le nostre donne», ma viene improvvisamente «sbiancato» se un fascista gli spara addosso. In ospedale infatti ci sono «cittadini stranieri», oppure «malcapitati».
La brutale unione tra il razzismo e la violenza sessista del patriarcato, però, non si è esplicitata soltanto a Macerata. Solo pochi giorni fa il segretario del PD di Bologna, Francesco Critelli, ha accolto con entusiasmo la proposta del sindaco Merola di aprire “CIE per delinquenti”, dichiarando che grazie a queste strutture si ridurrebbe il numero degli stupri.
Il razzismo democratico invoca la violenza patriarcale per giustificare ulteriori restrizioni alla libertà di movimento ed espulsioni. Ancora una volta scompaiono le donne migranti, che a causa di quelle restrizioni incontrano quotidianamente lo stupro nei campi di detenzione in Libia, le violenze più brutali sui confini, e poi ancora le molestie sui posti di lavoro, che sono costrette ad accettare perché il lavoro è l’unica condizione per rinnovare il permesso di soggiorno.
Così, i razzismi istituzionali riducono le donne a vittime e oggetti di protezione e lavoro da sfruttare, ma sapientemente tacciono sulla lotta per la libertà che le migranti praticano ogni giorno contro la violenza del patriarcato. Una violenza che si alimenta proprio dei confini che i razzismi democratici vogliono rafforzare. La violenza patriarcale è ciò che unisce razzismo fascista e razzismo democratico. Entrambi sostengono un sistema che si alimenta di gerarchie tra donne migranti e donne bianche, donne migranti e maschi neri, donne e maschi bianchi. Entrambi legittimano la violenza sessuale sistemica e la subordinazione contro cui, in tutto il mondo, donne, uomini, lesbiche, froce, trans* e alleate di ogni genere si sono sollevate.
Per questo sabato 10 febbraio saremo dappertutto! In piazza a Macerata per dire che siamo stanche del razzismo violento e squadrista, istituzionale e democratico, ma anche dell’antifascismo democratico di facciata e di tutte le culture politiche che relegano le donne nell’angolo delle vittime invisibili. E a Bologna, dove saremo impegnate in un laboratorio regionale per la preparazione dello sciopero femminista dell’8 marzo. Perché lo sciopero sarà la nostra risposta anche ai fatti di Macerata e ai fatti di Bologna, dove qualche mese fa si è sparato di fronte all’hub di via Mattei. La nostra risposta ai femminicidi, alla violenza sessista contro lesbiche, trans e soggettività queer, così come al regime dei confini e dei permessi che ammazza tutti i giorni donne e uomini migranti: uno sciopero contro la violenza maschile e di genere è uno sciopero contro il razzismo patriarcale, contro l’invisibilizzazione delle donne e la vittimizzazione e lo sfruttamento delle migranti.
Non vogliamo essere protette, vogliamo essere libere. L’antifascismo o è femminista o non è. A fianco delle migranti, contro il razzismo, contro la violenza maschile e patriarcale, l’8 marzo noi scioperiamo!
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NESSUNA STRUMENTALIZZAZIONE RAZZISTA SUI NOSTRI CORPI!
La strage avvenuta a Macerata è un gravissimo atto di terrorismo xenofobo che va a colpire in modo vile persone indifese solo per il fatto di essere straniere e per il colore della pelle.
In questo assurdo contesto si inseriscono le gravissime prese di posizione di esponenti politici a capo di organizzazioni razziste, sovraniste e di estrema destra, che provano a legittimare tale violenza gratuita mettendola in rapporto causa – effetto con il fenomeno migratorio, facendo leva sulla difesa del territorio per scopi di campagna elettorale.
Ancor più deliranti coloro che giustificano la strage fascista come una ”vendetta” per il femminicidio della 19enne Pamela M. avvenuto giorni prima.
Il femminicidio di Pamela M. si aggiunge agli altri avvenuti per mano di fidanzati, mariti, ex che nella gran parte avvengono infatti nella ristretta cerchia di amici e familiari. Punta dell’iceberg di un fenomeno, quello della violenza maschile contro le donne, che più volte abbiamo ribadito essere strutturale nella nostra società e che non può essere cavalcato per opportunismo politico.
Ribadiamo la nostra rabbia per la strumentalizzazione di Pamela e dei corpi delle donne a fini razzisti, retoriche che legittimano leggi razziste, fomentano l’odio contro gli immigrati e la paura.
La nostra solidarietà va in questo momento alle sei persone ferite, fra cui una donna, solo perché africane e alla madre di Pamela che in un appello afferma di non volere nessuna vendetta.
Sabato 10 FEBBRAIO NON UNA DI MENO – MARCHE parteciperà alla manifestazione convocata a Macerata per ribadire che il nostro percorso femminista e intersezionale è antirazzista, antisessista e antifascista oggi più che mai
NESSUNA STRUMENTALIZZAZIONE RAZZISTA SUI NOSTRI CORPI
ANTIFASCISTE SEMPRE
NON UNA DI MENO
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