"Questa immagine della prostituta, che si ama tanto esibire, privata di tutti i suoi diritti, della sua autonomia … ha molteplici funzioni. In particolare: far vedere agli uomini che hanno volgia di andare a puttane fino a che punto devono abbassarsi per farlo. Anche loro vengono ricondotti nel matrimonio, direzione cellula familiare: tutti a casa. E’ anche un modo di ricordare loro che la loro sessualità è necessariamente mostruosa, fa delle vittime, distrugge delle vite. Infatti la sessualità maschile deve restare criminalizzata, asociale e mincciosa. … Quando si impedisce alle puttane di lavorare in condizioni decenti, è evidentemente con le donne che ce la si prende, ma si controlla anche la sessualità degli uomini. … La questione non è solo di nascondere agli occhi di quanti abitano sul lungofiume in centro, ai più ricchi di noi, questa popolazione povera. Passando attraverso il corpo della donna, strumento decisamente essenziale all’elaborazione politica della mistica virile, il governo decide di deportare fuori dalle citta il desiderio bruto degli uomini. … Le donne sono lacerate fra queste due opzioni incompatibili (madre o puttana). E gli uomini sono bloccati di fronte a quest’altra dicotomia: quo che li eccita deve restare un problema. Soprattutto, nessuna riconciliazione, è un imperativo. Perchè gli uomini hanno questo di particolare, che tendono a disprezzare ciò che desiderano, così come a disprezzare se stessi per la manifestazione fisica di questo desiderio. Fondamentalmente in disaccordo con se stessi, si eccitano per ciò di cui hanno vergogna.
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Una frase mi ha segnata, ripetuta varie volte dai clienti, uomini diversi, dopo sedute diverse fra loro. Mi dicevano, con un tono dolce e un po’ triste, comunque rassegnato: "E’ a causa dei maschi come me che delle femmine come te fanno quello che fanno". Era un modo per ricollocarmi al mio posto di ragazza perduta, dal momento che non davo abbastanza l’impressione di soffrire per quello che facevo. Era anche una frase che esprimeva quanto confrontarsi con il proprio piacere sia doloroso per i maschi: quello che mi piace fare con te è necessariamente portatore di sventura. Faccia a faccia con il loro senso di colpa. Necessità di vergognarsi del proprio piacere, anche quando trovasse soddisfazione in un contesto che non fa del male e che soddisfa in egual modo entrambe le parti. Il desiderio degli uomini deve ferire le donne, macchiarle. E, di conseguenza, colpevolizzare gli uomini. Non è una fatalità, ancora una volta, ma una costruzione politica. Gli uomini attualmente non danno segnali di volersi liberare da questo genere di catene. Anzi.
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Nei film, l’attrice hard ha una sessualità maschile. Si comporta esattamente come un omossessuale in una back room. Viene messa in scena nei film come una che vuole del sesso, non importa con chi, che ne vuole attraverso tutti i buchi, e ne gode ogni volta. Se si guarda un film a luci rosse eterosessuale, ci si rende conto ch è sempre il corpo femminile a essere valorizzato, mostrato, sul quale si punta per fare effetto. … Lo spettatore si identifica soprattutto con lei, più che con il protagonista maschile. Così come ci si identifica spontaneamente con chi viene messo in valore, in qualsiasi tipo di film. Il porno è anche il modo in cui gli uomini immaginano ciò che farebbero se fossero delle donne, come si applicherebbero per soddisfare altri uomini, per essere delle gran zoccole, delle mangiatrici di cazzi.
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Piace parlare delle donne, agli uomini. Così possono evitare di parlare di sè. Come si spiega che in trent’anni nessun uomo abbia prodotto il più piccolo testo innovativo rispetto alla mascolinità? Loro che sono così chiacchieroni e così competenti quando si tratta di concionare sulle donne, perchè questo silenzio su ciò che li riguarda? Infatti sappiamo che più parlano, meno dicono. Dell’essenziale, di quello che hanno veramente in testa. Vogliono che parliamo di loro, a nostra volta? per esempio, volgiono sentirsi dire a cosa assomigliano, visti dall’esterno, i loro stupri collettivi? Si direbbe che vogliono vedersi scopare, guardarsi reciprocamente il cazzo, essere insieme mentre hanno l’erezione, si direbbe che ahnno voglia di metterselo nel culo. Si direbbe che hanno paura di confessare a se stessi che ciò di cui hanno veramente voglia, è di scopare gli uni con gli altri. Agli uomini piacciono gli uomini. Ci spiegano ogni momento quanto amano le donne ma sappiamo tutte che ci dicono delle frottole. Si piacciono, tra di loro. Si scopano attraverso le donne, molti di loro pensano già agli amici quando sono dentro a una fica. Si guardano al cinema, si affibiano dei bei ruoli, si trovano potenti, fanno gli spacconi, non smettono di compiacersi di essere così belli, forti e coraggiosi. Scrivono gli uni per gli altri, si congratulano, si sostengono. Hanno ragione. ma a forza di sentirli lamentarsi che le donne non scopano abbastanza, che non amano il sesso come dovrebbero, non capiscono mai niente, non si può fare a meno di chiedersi: cosa aspettano per incularsi? Su, coraggio. Se vi può rendere più sorridenti, vuol dire che va bene. ma, tra le altre cose che sono state loro inculcate, c’è la paura di essere una checca, l’obbligo di essere attratti dalle donne. Allora, rigano dritto. Sbuffano, ma obbediscono. Di sfuggita, prendono a sberle una ragazza o due, furiosi di doverci avere a che fare.
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Lo stupro, d’accordo, è triste, ma bisogna andarci piano con i vagiti, signore. Troppo poco dignitosi. … Nascondete le vostre ferite, signore. Potrebbero dar fastidio al torturatore. Essere una vittima dignitosa. Cioè che sa tacere
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Vuoi che tutti ti vedano come una donna cui è successo questo? E come puoi esserne uscita viva, senza essere una zoccola patentata? Una donna che avesse tenuto alla propria dignità avrebbe preferito farsi ammazzare. La mia sopravvivenza, in quanto tale, è una prova che parla contro di me. Il fatto di essere più terrorizzata all’idea di essere ammazzata che di essere traumatizzata dai colpi di reni di tre balordi, appariva come una cosa mostruosa"
Virginie Despentes, King kong girl, Einaudi, 2007 (King kong theorie, Edition Grasset & Fasquelle, 2006)