Ed infine, è ritornata l’estate.
Come ogni anno, insieme alla spietata zanzara tigre e all’insostenibile umidità padana, tornano anche soffocanti minacce di sgombero.
Anche questa volta, una parte dell’amministrazione comunale spinge, perchè non vuol perdersi l’appuntamento più appassionante che potrà godersi sotto agli ombrelloni della riviera.
Altro che tornei di burraco e racchettoni sulla spiaggia. Molto più eccitante un bello sgombero.
E quest’anno dal bussolotto della tombola è spuntato il nome del nostro caro scrivano.
Temiamo tristemente, del resto, che le domande politiche poste da Bartleby siano destinate a non avere riposte chiare, all’altezza.
In questa città ormai spenta dalla noia e dal degrado culturale dei sempre all’erta comitati di quartiere, dalla cecità sulla governance della crisi che spezza le nostre esistenze anche dentro porta, Bartleby ha portato elaborazione e condivisione di saperi, sperimentazione e accesso gratuito alle molteplici forme di espressione artistica, attenzione verso le questioni sociali e possibilità di autonomia diffusa.
Una continua sperimentazione che potrebbe essere interrotta dalle partite a scacchi tra i pedoni di un’amministrazione afflitta da guerricciole interne.
E’ passato più di un anno da quando si è insediata la nuova giunta cittadina e ancora non si è capito quale sia il progetto di città a cui stanno lavorando. Ammesso che ci sia e lo stiano facendo. A meno che, non si tratti dell’ennesima giunta di Tentenna, messa lì per non disturbare gli interessi di voraci massonerie e leghe di speculazione.
Perché fino ad ora, attorno a noi, abbiamo visto solo manifestazioni di misero provincialismo.
Di cos’è che si discute in questa città secondo i quotidiani locali? Di orari di concerti (meglio il rock o il jazz?), di topi e mandrilli, di bus sì o no nel fine settimana delle vetrine dei negozi del centro. E sorvoliamo sulla vuota pomposità del pianostrategicometropolitano, solo per pietà.
Qui non esiste un dibattito pubblico, la produzione culturale è continuamente mortificata, i legami sociali sono disincentivati.
“Non te ne accorgi, ma da qua se vanno tutti”. Perché la verità è che qui il comune non esiste.
Chi prova a costruirlo davvero, lo fa contando solo sulle proprie risorse – spesso “autosfruttandosi”, quotidianamente, generosamente, con passione, ma anche esercitando un sano conflitto nei confronti di questo immobile pantano. Perché, siamo vive.
In cambio riceviamo indifferenza, arroganza, paternalismo, sgomberi. Perché, metaforicamente parlando, ci preferirebbero morte.
Certamente, ci fa ancora più tristezza che in questa replica estiva di serie Z, il nuovo protagonista sia “lo sguardo affettuoso, severo e concreto di una madre di famiglia”.
Del resto, si sa. Le brave ragazze vanno in consiglio comunale, quelle cattive vanno ovunque.
Ad ognuna, la propria piccola rivoluzione. Ma il buonsenso qualunquista è cattivo consigliere.
Dal canto nostro, noi staremo sempre con il coraggio della verità dello scrivano.
Laboratorio Smaschieramenti/Antagonismogay