NonUnaDiMeno Bologna
Contro il razzismo che nasconde il patriarcato, contro il patriarcato che sostiene il razzismo!
Il fascista che ha sparato a Macerata ha sparato a bersagli dalla pelle nera. Per giustificarsi ha detto di voler vendicare l’omicidio di una donna bianca, Pamela, nel quale parrebbe coinvolto un uomo nero.
Che il gesto di vendetta e le pallottole abbiano colpito anche una donna migrante e nera, Jennifer Otioto, non sembra rilevante per nessuno. Così, il delirio patriarcale giustifica il razzismo più feroce, mentre il razzismo nasconde la violenza patriarcale contro le donne.
Nelle tante prese di parola di questi giorni, le donne scompaiono o compaiono solo come vittime, le migranti non esistono. Esistono maschi bianchi che provano a “farsi giustizia da soli” quando qualcuno tocca le “loro donne”, come ripetono non solo i militanti di estrema destra che difendono l’attentatore fascista, ma anche gli psicologi di turno, i magistrati e il Ministro degli interni.
Esistono maschi bianchi, appoggiati da partiti di destra e sostenuti dai gruppetti neofascisti, che se ne vanno in giro con le svastiche tatuate in faccia per sparare al uomo nero. Quello della favola, né più, né meno. Quello che è riconosciuto come migrante, o nero, solo se si macchia di un crimine contro la «razza italica» , se stupra e minaccia «le nostre donne», ma viene improvvisamente «sbiancato» se un fascista gli spara addosso. In ospedale infatti ci sono «cittadini stranieri», oppure «malcapitati».
La brutale unione tra il razzismo e la violenza sessista del patriarcato, però, non si è esplicitata soltanto a Macerata. Solo pochi giorni fa il segretario del PD di Bologna, Francesco Critelli, ha accolto con entusiasmo la proposta del sindaco Merola di aprire “CIE per delinquenti”, dichiarando che grazie a queste strutture si ridurrebbe il numero degli stupri.
Il razzismo democratico invoca la violenza patriarcale per giustificare ulteriori restrizioni alla libertà di movimento ed espulsioni. Ancora una volta scompaiono le donne migranti, che a causa di quelle restrizioni incontrano quotidianamente lo stupro nei campi di detenzione in Libia, le violenze più brutali sui confini, e poi ancora le molestie sui posti di lavoro, che sono costrette ad accettare perché il lavoro è l’unica condizione per rinnovare il permesso di soggiorno.
Così, i razzismi istituzionali riducono le donne a vittime e oggetti di protezione e lavoro da sfruttare, ma sapientemente tacciono sulla lotta per la libertà che le migranti praticano ogni giorno contro la violenza del patriarcato. Una violenza che si alimenta proprio dei confini che i razzismi democratici vogliono rafforzare. La violenza patriarcale è ciò che unisce razzismo fascista e razzismo democratico. Entrambi sostengono un sistema che si alimenta di gerarchie tra donne migranti e donne bianche, donne migranti e maschi neri, donne e maschi bianchi. Entrambi legittimano la violenza sessuale sistemica e la subordinazione contro cui, in tutto il mondo, donne, uomini, lesbiche, froce, trans* e alleate di ogni genere si sono sollevate.
Per questo sabato 10 febbraio saremo dappertutto! In piazza a Macerata per dire che siamo stanche del razzismo violento e squadrista, istituzionale e democratico, ma anche dell’antifascismo democratico di facciata e di tutte le culture politiche che relegano le donne nell’angolo delle vittime invisibili. E a Bologna, dove saremo impegnate in un laboratorio regionale per la preparazione dello sciopero femminista dell’8 marzo. Perché lo sciopero sarà la nostra risposta anche ai fatti di Macerata e ai fatti di Bologna, dove qualche mese fa si è sparato di fronte all’hub di via Mattei. La nostra risposta ai femminicidi, alla violenza sessista contro lesbiche, trans e soggettività queer, così come al regime dei confini e dei permessi che ammazza tutti i giorni donne e uomini migranti: uno sciopero contro la violenza maschile e di genere è uno sciopero contro il razzismo patriarcale, contro l’invisibilizzazione delle donne e la vittimizzazione e lo sfruttamento delle migranti.
Non vogliamo essere protette, vogliamo essere libere. L’antifascismo o è femminista o non è. A fianco delle migranti, contro il razzismo, contro la violenza maschile e patriarcale, l’8 marzo noi scioperiamo!