Riceviamo e pubblichiamo, unendoci all’appello della Campeggia Trans: mobilitiamoci per prendere parola in assemblee e luoghi pubblici, organizzare iniziative, diffondere queste informazioni. Il testo è completo e corredato di riferimenti, e mette in fila una serie di fatti di cui probabilmente molti hanno letto sui social in modo frammentato.
Compagnx, vi scriviamo come rete separata Campeggia Trans* per chiedere solidarietà sui fatti che hanno coinvolto il reparto incaricato dei percorsi di affermazione di genere dell’ospedale Careggi di Firenze e più ampiamente in riferimento agli attacchi che i percorsi diaffermazione di genere stanno subendo in questo periodo storico in Europa e in Italia.
Scriviamo questo testo anche con l’intento di fare chiarezza sui punti problematici e cercare di rispondere ai nodi sollevati, così da condividere saperi e pratiche trans* con percorsi che sentiamo affini.
A dicembre 2023 Gasparri, senatore di Forza Italia, ha depositato
un’interrogazione parlamentare che attaccava la struttura
medico-ospedaliera del Careggi di Firenze, una delle poche realtà in
Italia che prende in carico persone trans* giovani e adolescenti.
L’interrogazione – a cui hanno fatto seguito una violenta petizione
della rete anti-abortista e anti-scelta denominata Pro Vita e diversi
interventi pubblici da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia – aveva
al centro le terapie ormonali e una presunta assenza di servizi
psicologici e psichiatrici a supporto delle persone giovani e delle loro
famiglie. A seguire è stata effettuata un’ispezione al Careggi, i cui
esiti ufficiali confermano una volontà politica di attacco ai servizi, e
una virata verso una sempre maggiore patologizzazione delle persone
trans.
La retorica di protezione dell’infanzia non è nuova per le destra e le
ultra-destre, con un linguaggio paternalista, patologizzante e
infantilizzante. Il Careggi è probabilmente al centro dell’attacco –
temiamo come primo tassello di un disegno più ampio – perché è forse il
centro con un approccio più solidale e meno patologizzante ai percorsi
di affermazione di genere. Questo si iscrive in un quadro più vasto che
vede lo smantellamento dei servizi pubblici rispetto al diritto alla
salute delle persone trans* da parte delle ultra-destre conservatrici in
stretta alleanza con le TERF. Così è già avvenuto in UK, a cui stanno
facendo seguito altri paesi.
Per chiarire le questioni in gioco, innanzitutto non vengono
somministrati ormoni alle persone trans* giovani o adolescenti, ma nei
casi in cui si ritiene necessario e su richiesta della stessa persona
coinvolta, con un supporto psicologico e psichiatrico, vengono forniti i
cosiddetti sospensori della pubertà. L’obiettivo dei farmaci sospensori
non è una transizione precoce irreversibile, nè ovviamente la
“castrazione chimica”- eterno incubo ricorrente della narrazione
patriarcale – o un tentativo di influenzare le scelte delle giovani
persone trans* o delle famiglie ma, invece, dar loro tempo per poter
effettuare scelte più mature e ponderate in seguito, tra cui anche
quella di non effettuare alcuna terapia ormonale. La somministrazione
dei sospensori in adolescenza può consentire alle persone giovani di
genere non conforme di evitare lo sviluppo di disturbi dell’ansia,
depressione, stress, difficoltà psicologiche e pensieri suicidari.
Immaginate le conseguenze di un attacco che mira alla chiusura
dell’unico servizio in Italia che prende effettivamente in carico queste
persone!
Dell’eventuale somministrazione dei sospensori della pubertà lx genitori
(o tutorx) sono sempre informati, tramite consenso informato secondo le
normative attuali inerenti ai soggetti minorenni (art. 3 della legge n.
219/2017). Questi farmaci sono prescritti come da Determina AIFA
n. 21756/2019 del 25 febbraio 2019 (dopo parere favorevole del Comitato
Nazionale di Bioetica in data 13 luglio 2018) solo dopo attenta
valutazione multiprofessionale, con il contributo di una équipe
multidisciplinare e specialistica, composta da neuropsichiatri
dell’infanzia e dell’adolescenza, psicologi dell’età evolutiva,
bioeticisti ed endocrinologici. Gli effetti dei sospensori della pubertà
si interrompono quando si smette di assumerli e lo sviluppo puberale
riprende organicamente. I sospensori della pubertà sono considerati
sicuri dalla comunità scientifica internazionale.
Il farmaco di cui si parla così tanto, la triptorelina, è impiegato per
modulare la produzione di ormoni sessuali endogeni (quelli prodotti dal
corpo) in modo reversibile, sia nelle persone in pubertà che in quelle
post-puberali. Appartiene ad una classe di farmaci chiamati GnRHa. Si
tratta di un farmaci off label, cioè di farmaci pensati inizialmente per
essere utilizzati per altri scopi, come tanti altri usati nelle terapie
ormonali per le persone T*. Si tratta di una condizione molto comune in
una medicina che non è neutrale e non investe allo stesso modo in tutti
i campi di ricerca e sviluppo. Confrontata con gli altri farmaci
impiegati per la gestione degli ormoni sessuali endogeni, la
triptorelina presenta un buon profilo di sicurezza. Purtroppo ad
impiegarla sono pochissimi ambulatori e solo in casi eccezionali, con la
conseguenza che molte persone trans* si trovano esposte a una più vasta
gamma di potenziali effetti collaterali quando ad essa vengono preferiti
– come è quasi sempre il caso nella popolazione trans* adulta – gli
altri farmaci impiegati per la gestione del testosterone endogeno.
Il discorso si inserisce in un quadro più ampio di attacchi alla salute
trans* anche rispetto a un altro farmaco per la terapia sostituitiva
ormonale, il Sandrena, declassato recentemente con delibera AIFA da
classe A a classe C e di fatto più che raddoppiando il suo costo per
chi, per qualsiasi motivo, non è seguitx dagli ambulatori
endocrinologici pubblici. Dal momento che Sandrena è uno dei farmaci
estrogenici di più ampio uso nell’ambito dei percorsi ormonali di
affermazione di genere delle persone transfem*, ci risulta difficile non
leggerla come l’ennesima aggressione contro i già pochi diritti delle
persone trans*.
In questo quadro rientra la polemica mediatica scatenatasi attorno al
caso di Marco, il ragazzo trans rimasto incinto di cui hanno parlato i
giornali a gennaio 2024. Marco ha scoperto della gravidanza durante gli
esami di controllo per l’isterectomia: il dibattito che ne è seguito è
stato violento e sopprimente dei diritti riproduttivi delle persone
trans*. Nonostante non ci siano ricerche mediche in tal senso, le
persone trans* possono riprodursi. Mentre per le donne cis la gravidanza
viene di fatto obbligata ostacolando pratiche abortive, per le persone
trans* l’interruzione di gravidanza viene data per scontata come unica
opzione. Del resto, fino al 2015, in Italia la sterilizzazione era
necessaria per accedere alla rettifica dei documenti anagrafici.
Un altro segnale molto allarmante arriva dall’apertura, all’interno
dell’ospedale privato Gemelli di Roma, di un “Ambulatorio
multidisciplinare per la disforia di genere”, operativo dal 14 marzo, e
indirizzato principalmente alle persone minorenni che si stanno
interrogando assieme alle loro famiglie. L’ambulatorio si occupa di
“supporto” psicologico e psichiatrico, ma tutti gli elementi a nostra
disposizione fanno ipotizzare trattarsi di vere e proprie “terapie
riparative” per il ritorno all’auspicata “normalità” dei ruoli di
genere. Gli esperti in questione sono infatti tutti professori
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, molti dei quali si sono già
distinti pubblicamente per le loro dichiarazioni reazionarie: tra
questi, Maria Luisa Di Pietro, incaricata di “Bioetica e Famiglia” nel
Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e
Famiglia, che nel 2017 in un incontro sulla teoria gender nella
parrocchia San Tommaso Moro affermava che «è impossibile pensare di
poter essere staccati dal proprio corpo» eppure «si fanno passare idee
che mirano ad appiattire il pensiero e a spegnere le coscienze», e
Federico Tonioni, che sostiene l’esistenza di differenze di genere
identificabile tra menti maschili e femminili. Nella presentazione
dell’ambulatorio sul sito del Gemelli, la disforia di genere viene
paragonata ai disturbi dell’apprendimento e al fenomeno degli hikikomori
e ricondotta a una conseguenza della pervasività di internet nella
nostra era, con una prospettiva decisamente patologizzante.
Quest’epoca storica vede le persone trans* in Italia e nel mondo subire
attacchi pervasivi e quotidiani, alimentati da una presenza sempre più
frequente delle destre al governo, che trovano su questi temi alleanze
con le forze cattoliche ultraconservatrici e una parte del femminismo
radicale nella sua corrente TERF (Trans Exclusionary Radical Feminism):
tutto questo si riversa su un
piano mediatico di disinformazione e divulgazione transfobica. Il
“terfismo”, che si propone come ideologia femminista contrapposta a
transfemminismo e teorie queer, è essenzialmente una negazione del
genere in quanto realtà separata dal sesso: per le terf, il binarismo è
insito nella biologia, i ruoli di genere sono una realtà che emana dai
cromosomi con cui nasciamo, e chiuque cerchi di porsi oltre e contro
questo rigido schema essenzialistico viene accusatx di essere un
pericolo sociale, particolarmente nei confronti di donne e bambinx. Non
è difficile capire quale terreno comune le TERF trovino con la destra
reazionaria patriarcale. In queste ultime settimane stiamo assistendo a
un susseguirsi di atti depositati alla Camera che attaccano il modello
affermativo di genere italiano (che già viene applicato a discrezione),
non soltanto da parte di partiti come Fratelli d’Italia o Forza Italia,
ma anche da Europa Verdi e dal Partito Democratico. Il rischio concreto
è che si retroceda ulteriormente su alcuni diritti minimi già acquisiti
con un ritorno alla violenza coercitiva sulle persone trans*
(sterilizzazione forzata, impossibilità di procurarsi i farmaci
salvavita, difficoltà estreme di accesso al diritto alla salute e
riproduttiva).