Sulla violenza al Toscana Pride – la violenza istituzionale riguarda tuttu

Gli episodi di violenza avvenuti al Pride di Firenze ci dicono molto dell’attacco politico nei confronti della nostra comunità e di come i pride siano ancora oggi, e forse come non mai, occasione di espressione e di rivendicazione di questa conflittualità.

L’inquadramento e lo sfruttamento del nostro lavoro politico ed economico nella (contro)partita dei diritti civili ha favorito l’inasprirsi e il legittimarsi di una violenza non più mascherabile da operazioni di pinkwashing istituzionale e capitalista. Eppure, in questo momento di grave disgregazione, neutralizzazione e repressione dei movimenti sociali, i pride rimagono tra i momenti di lotta e di rivolta più partecipati e significativi, a dimostrazione del radicamento di questa forma di espressione e rivendicazione alla realtà conflittuale in cui le vite delle soggettività LGBTQIA+ si situano, ben al di là del conflitto che istanze politiche altre giocano sulla nostra pelle e attraverso i nostri stessi pride.

Questo ci carica di grandi responsabilità politiche nell’aprire spazi di orgoglio e autodeterminazione per la nostra comunità, nel costruire percorsi di condivisione e convergenza tra tutte le diverse componenti del movimento in una forma che unisca al conflitto (anche interno), la cura. Cura che questo spazio politico sia attraversato da tuttu in autonomia, che la sua gestione e la possibilità di un suo attraversamento non venga garantita da un patrocinio comunale o addirittura lasciata alla polizia, ma costruita collettivamente. Cura e riconoscimento dei bisogni specifici così come delle risorse reciproche, che vuol dire messa in discussione della logica dei servizi privati e delle concessioni isitutizionali così come del privilegio di chi non ne ha bisogno.

Da anni a Bologna stiamo facendo questo percorso che ha portato alla ripoliticizzazione del Pride e alla formazione di una assemblea cittadina aperta ed orizzontale che include singol* e realtà organizzate, associazioni e collettiv* in un percorso, quello del Rivolta Pride, che tende ad essere non meramente antagonista, ma contro egemonico rispetto agli standard neoliberali che si sono affermati in quasi tutti i contesti locali.

Ripoliticizzare vuol dire rimettere in discussione cosa è il pride, chi lo fa, come e perché, renderlo una manifestazione politica della comunità e del movimento nelle sue sfacettature e differenze. Costruire un’assemblea cittadina vuol dire dotare il territorio di uno spazio permanente lgbt+ e queer di confronto, elaborazione politica, intersezione delle lotte e mobilitazione, anche oltre la sola organizzazione dello stesso momento Pride. Tutto ciò non è evidentemente (ancora) avvenuto a Firenze e questo ha portato alla debolezza ed esposizione del corteo all’intrusione poliziesca.

Condanniamo fermamente la violenta repressione ai danni di una componente critica del pride, assieme a chi ad essa inneggia e la esalta e difende.

Siamo al fianco di chi è statu aggreditu e di tutta la comunità che ha vissuto con sconcerto la dinamica che si è creata. Invitiamo tutte le realtà fiorentine a reagire e a fare fronte comune: in una fase storica come questa, con il governo delle destre, l’assenza o insignificanza delle opposizioni parlamentari e sociali, abbiamo la responsabilità di superare le contrapposizioni interne al movimento e fare dei pride, e di tutte le manifestazioni politiche, dei momenti di resistenza e di avazamento delle nostre istanze e della loro connessione con altre lotte. Siamo sicure che le tante componenti critiche che si sono manifestate anche sabato scorso sapranno parlarsi e connettersi perché la violenza istituzionale ci riguarda tutt*.

#toscanapride

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