sab 8 ott 16 – A un anno dallo sgombero di Atlantide…

…Saperi che nascono dalle strade, dalle piazze, negli spazi autogestiti e che in piazza ritornano…

A un anno dallo sgombero di Atlantide, il Centro di ricerca indipendente e archivio eccentrico transfemministaqueer “Alessandro Zijno” di Atlantide

invita tutt* alla performance-presentazione di piazza di

Il genere tra neofondamentalismo e neoliberismo (ombrecorte, 2016)

sabato 8 ottobre, dalle ore 16, in piazza di porta Ravegnana, Bologna

 

Porta un oggetto o un’idea per l’archivio! Maggiori informazioni sul blog di Atlantide R-esiste.

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*Indice del libro

*Intervista a Radio Città del Capo del 4/10/16

*Il comunicato l’Effetto Farfalla, del 10 ottobre dell’anno scorso.

Oltre che performativamente in piazza sabato 8, il libro sarà presentato anche venerdì 7 ottobre alla Libreria delle donne di Bologna.

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Il genere tra neoliberalismo e neofondamentalismo

a cura di Federico Zappino, Ombre Corte, 2016

Indice del volume: Continua a leggere

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Coltiviamo i nostri desideri contro il fertility day!

 

Fertility banner

GIOVEDÌ 22 SETTEMBRE, h. 17, sotto le due torri  Coltiviamo i nostri desideri contro il fertility day

LUNEDI’ 19 SETTEMBRE, h 20.30, Assemblea contro il Fertility Day e il “Piano nazionale per la fertilità” presso Palazzina delle donne, Via del Piombo 5.

 

Perché opporsi al Ferility Day? I motivi sono tanti, tantissimi.

Il Fertility Day insulta le persone, e in particolar modo le donne, che hanno scelto di non avere figli, che non possono averne o alle quali è capitato di non farne.

Il Fertility Day promuove un modello di vita obbligatoriamente eterosessuale, popolato di spermatozoi e ovuli che sembrano dotati di vita propria e che hanno il potere di determinare il destino e i ruoli dei corpi che li contengono.

Il Fertility Day veicola il messaggio che fare figli sia una sorta di dovere verso lo stato e la società, una necessità per tenere in piedi il sistema di welfare, e cerca di farci credere che se il welfare cade a pezzi la colpa è nostra e non delle politiche di austerity e del capitalismo.

Il Fertility Day drammatizza la preoccupazione medica per i problemi di fertilità, cercando di farla passare per una questione scientifica neutra quando in realtà ha scopi chiaramente politici.

Vogliamo dire in modo chiaro e determinato che:

– non è una questione di forma ma di contenuto. Al di là dell’orrenda campagna pubblicitaria, gli intenti del Fertility Day, ma soprattuto del Piano Nazionale per la Fertilità di cui questa disgustosa iniziativa fa parte, sono inaccettabili e li combatteremo in ogni ambito

– Rivendichiamo la gioia, la legittimità, l’orgoglio delle pratiche sessuali e delle scelte non riproduttive

– Vogliamo fare o non fare bambini se e quando ci pare

– La specie umana al momento non è a rischio estinzione, anzi minaccia l’ecosistema più di ogni altra specie vivente

– Vogliamo reddito, casa, welfare per poter autodeterminare le nostre vite, non necessariamente per fare bambini

–   Il peso della conciliazione lavoro-famiglia cade spesso sulle spalle delle donne, solo a coprire la totale deresponsabilizzazione dei padri e dello stato e a farci accettare il doppio lavoro senza protestare. Noi invece vogliamo lavorare meno ma lavorare tutt*

– Le supermamme che fanno i salti mortali per conciliare bambini e lavoro non hanno bisogno di qualcuno che dica loro quanto sono brave, lo sanno già! Rivendichiamo una divisione più equa del lavoro domestico e di cura fra uomini e donne, servizi efficienti e meno sfruttamento sul lavoro. Lavorare meno ma lavorare tutt*!

– Non è la modernità che ha spinto le donne fuori dalle case e dal ruolo obbligatorio di madre, come suppone il Piano Nazionale per la Fertilità. Sono state le donne che hanno lottato per uscirne e non vi si lasceranno ricondurre.

Il Fertility Day invita a farsi carico privatamente della propria salute sessuale come se questa iniziasse e finisse con una gravidanza. Per fortuna, la sessualità e il piacere sono mille cose in più.

In un paese in cui più del 70% del personale medico si rifiuta di praticare interruzioni volontarie di gravidanza con la scusa dell’obiezione di coscienza, in cui si multano fino a 10 mila euro le donne che abortiscono fuori da un ospedale pubblico, in cui la legge esclude i/le single e le persone omosessuali dall’adozione e dalla fecondazione assistita, continuiamo a lottare per l’autodeterminazione delle scelte riproduttive e affettive, continuiamo a costruire relazioni di affetto, intimità e supporto oltre la famiglia nucleare e a godere di tutti piaceri di cui i nostri corpi sono capaci.

Ci vediamo il 22 settembre in Piazza di Porta Ravegnana alle ore 17

Favolosa Coalizione

 

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Ciao Luki

lukiE’ vero quello che in tante e tanti hanno ricordato in questi giorni: Luki c’è sempre stata; l’abbiamo sempre vista, era impossibile non vederla, materializzava per tutte la potenza della visibilità lesbica nello spazio pubblico.

Partendo da posizionamenti apparentemente diversi abbiamo intrecciato e costruito insieme percorsi comuni, riconoscendoci e cambiandoci reciprocamente.

E’ l’attivista che da lesbica separatista ha saputo costruire alleanze con il movimento transfemminista frocio, contribuendo con le Fuoricampo Lesbian Group a momenti importanti di intersezione delle lotte come il coordinamento Facciamo Breccia, la rete putalesbotransfemministaqueer e la lunga resistenza di Atlantide.

Ciao Luki. Porteremo sempre con noi, nelle nostre lotte e nelle nostre vite, la tua forza, la tua determinazione e curiosità.

Questa mattina saremo insieme a tutte le altre per salutare Luki e stringerci intorno alle compagne che le sono state più vicine al Centro delle donne in via del Piombo 5 dalle 11 alle 14.

Le Atlantidee

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Siamo alla campeggia queer!

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Durante la mobilitazione per l’approvazione della legge sulle unioni civili, nella dichiarazione di indipendenza della Popola delle Terre storte che è straripata a Bologna il 21 maggio con la manifestazione “Veniamo ovunque”, nei Pride ufficiali e non, nella mobilitazione frocia contro il cemento e lo sfruttamento del lavoro portati dall’Expo, sempre più lesbiche, froci, trans* e transfemministe hanno portato in strada e sulla scena pubblica i bisogni che emergono dalle vite queer e precarie. I bisogni che la politica istituzionale non aveva previsto, pensando che ci bastasse poterci unire civilmente. I bisogni che il mercato vorrebbe farci dimenticare e calpestare, cercando di convincerci che la gioia è nel consumo e il merito è nella competizione sul mercato del lavoro, e che se non riusciamo a pagare l’affitto è colpa nostra, perché non ci sbattiamo abbastanza o non abbiamo ancora imparato a “valorizzare al meglio le nostre capacità”.
Non siamo soltanto uno spezzone più colorato e pazzo nei pride, non siamo l’ultima lettera di LGBTQ, non siamo l’ultima trovata radicale della sessualità dissidente, non siamo quelli che “vogliamo questo, ma anche quello”, e nemmeno la quota frocia dei movimenti antagonisti eterosessuali: questa onda queer nasce da reti di relazioni e di scambio, da uno spazio politico eterogeneo, sperimentale, articolato, orizzontale e sempre aperto, dal quale sappiamo vedere – perché lo viviamo sulla nostra pelle e nei nostri corpi – le connessioni fra l’eterosessualità obbligatoria, il razzismo, le frontiere, il neoliberismo, i tagli al welfare e le politiche di austerità, la precarietà e lo sfruttamento lavorativo, la riduzione degli spazi di dissenso e autorganizzazione politica dal basso, l’accettazione possibile ma sempre parziale, condizionata e paternalistica di gay e lesbiche nel novero delle persone perbene.
Non siamo ossessionate dal dire chi siamo. Ci interessa di più capire cosa possiamo fare insieme. Le forme di lotta che costruiamo vanno oltre la logica della vittoria\sconfitta, sono espressione dell’arte queer del fallimento: sperimentiamo così l’autorganizzazione di reti di neomutualismo, aprendo – per le strade e nei luoghi autogestiti – spazi di autodeterminazione e intersezione delle lotte. Al di là della speranzosa e futile attesa di un futuro troppo lontano in cui tutti i nostri problemi saranno risolti, contro i dispositivi di valorizzazione delle nostre diversità, vogliamo allargare il nostro margine di azione e di trasformazione qui e ora, nel nostro difficile presente, senza ringraziare per il premio di consolazione che ci viene propinato attraverso forme di riconoscimento normalizzanti.
Da tutte queste riflessioni nasce l’idea di pensare la campeggia transfemminista queer di quest’anno come un’opportunità di allargamento, di apertura intersezionale e non identitaria, di costruzione di relazioni e tessitura di reti di neomutualismo. La campeggia non è un festival queer, ma uno spazio di confronto politico che cerchiamo di mantenere sempre aperto, radicato nell’esperienza concreta di ciascun*, orientato alla costruzione di azione politica dal basso nelle forme più disparate, attento a includere anche persone che non fanno parte di gruppi nella loro città o che sono in condizione di viaggio/esilio/diaspora/nomadismo, e intervallato da momenti di convivialità, relax e frocianza balneare.
A partire dalle lotte che sono state portate avanti e dalle esigenze che da queste sono emerse, abbiamo pensato quest’anno di articolare la campeggia intorno a quattro temi interconnessi,e di dedicare a ciascuno di essi una giornata. Ci piacerebbe che gruppi e favolose individualità transfemministe/lelle/froce/queer che si sentono interpellate da questa chiamata e dalle tematiche proposte proponessero discussioni, workshop e quant’altro da inserire nelle varie giornate (per questioni logistiche il termine ultimo per le proposte è il 15 agosto).

 

Temi delle giornate

Martedì 30
accoglienza
in serata: plenaria introduttiva e autorganizzativa
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Mercoledì 31
ALTRE INTIMITA’ RELAZIONI QUEER
Vogliamo intessere una riflessione collettiva su come darsi una progettualità di vita decentrata dalla coppia, che metta al centro reti di affetto e supporto. A partire dalla politicizzazione delle nostre molteplici relazioni di intimità vogliamo costruire percorsi di lotta che scardinino la dicotomia privato/pubblico e che prevengano la violenza e l’isolamento.
Per ora la giornata prevede un workshop sulla violenza nelle relazioni queer e un workshop sul consenso.
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Giovedì 1
CONFINI-PINKWASHING-OMONAZIONALISMO
Vogliamo continuare a riflettere su pratiche di autorganizzazione che combattano la strumentalizzazione della violenza di genere e dell’omolesbotransfobia in chiave razzista e islamofoba, la corporativizzazione e commercializzazione delle politiche froce e la celebrazione omonazionalista della “civiltà” di un’Europa che si vanta di promuovere l’emancipazione femminile e il rispetto delle minoranze sessuali ma poi pratica deportazioni e respingimenti di massa. Vogliamo organizzarci per costruire un movimento che metta al centro la lotta contro le frontiere tra i territori e i generi.
Per ora la giornata prevede: un momento sul pinkwashing di Israele; un momento sulle esperienze e sulla costruzione di pratiche di lotta che possiamo mettere in campo contro i confini in maniera intersezionale; una discussione su pinkwashing aziendale e del diversity management e su pinkwashing istituzionale (vedi Renzi e PD dopo la Cirinnà o dinamiche dei Pride).
Per finire, giochi da spiaggia: froce senza frontiere
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Venerdì 02
LAVORO-NON LAVORO, PRECARIETA’, REDDITO, WELFARE, SALUTE
In un mare di precarietà dilagante, mentre la nostra favolosità è messa a profitto e i nostri bisogni sono usati per fidelizzarci e sfruttarci sempre di più e sempre meglio, vogliamo continuare a costruire riflessioni e strategie di resistenza e conflitto dentro e contro il lavoro. Inoltre, sullo sfondo della distruzione del welfare e della avanzata delle (bio)politiche di controllo dei corpi, vogliamo continuare a interrogarci sulla diffusa necessità di costruire una politica delle soggettività che parta dal corpo, dalla sessualità e del benessere in una prospettiva transfemminista e queer. Per questo vogliamo riprendere a parlare dei percorsi che si stanno creando intorno alle consultorie queer (https://consultoriaqueerbologna.noblogs.org; http://www.fuxiablock.org/tag/queersultoria/).
Per ora la giornata prevede la prosecuzione del lavoro già iniziato dal tavolo accademia/attivismo (https://sommovimentonazioanale.noblogs.org/post/2015/07/28/attivismo-e-accademia-activism-and-academia/) e della discussione su e organizzazione delle pratiche di sciopero dei/dai generi (https://sommovimentonazioanale.noblogs.org/post/2014/11/13/sciopero-sociale-sciopero-dai-generi-dei-generi/)
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Sabato 03
PRATICHE
Sentiamo il bisogno di continuare a re-immaginare e costruire stili della militanza e pratiche politiche che ci corrispondano pienamente. Vogliamo arrivarci attraverso una riflessione su safety e cura e su ciò che consideriamo conflitto, ma anche sulle pratiche decisionali e le relazioni di potere che si possono instaurare nelle nostre reti.
Per ora la giornata prevede: un workshop sulle dinamiche di potere nei collettivi politici e una discussione sulle pratiche che ci vogliamo dare come movimento transfemminista frocio. La discussione sarà sulle pratiche nello spazio pubblico, non solo pratiche di piazza, ma anche di autorganizzazione, mutualismo, socialità diversa che mettiamo in campo. Vogliamo ragionare su come non ci siano pratiche simboliche, performative vs. pratiche conflittuali, e su come la performatività sia presente in qualsiasi pratica politica. Vogliamo mappare e discutere insieme esperienze nostre o altrui per ampliare il nostro ventaglio di pratiche transfemministe queer da utilizzare nelle nostre lotte.
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Anche se non saranno tra i focus di questa campeggia l’ANTIRAZZISMO, l’ANTIFASCISMO, l’ANTISESSISMO, l’ANTISPECISMO sono forme teoriche e di attivismo che la attraversano e su cui singolarità, collettivi e il sommovimento stesso si sono per diversi aspetti impegnate. I contributi e le soggettività che si rifanno a questi posizionamenti sono benvenute.
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La RESPONSABILITA’ del buon andamento della campeggia sul piano dell’organizzazione, del lavoro riproduttivo (cucina, pulizie), delle relazioni e della discussione politica è di tutt* e di ciascun*.
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La QUOTA di partecipazione non è il “prezzo” del nostro sgangherato pacchetto vacanze ma la cifra indicativa che ciascun* dovrebbe versare in media per coprire le spese di vitto, alloggio e logistica. Chi può permettersi di dare di più è pregato di farlo, chi non può permettersi questa cifra lo segnali nella mail di iscrizione. La campeggia avrà un bar interno dal quale speriamo di ricavare una somma sufficiente a venire incontro alle necessità di tutt* ed eventualmente rimborsare parte delle spese di viaggio a chi ne avesse bisogno.
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Il Pride non è la Festa del Ringraziamento

Il Bologna Pride di quest’anno cade in una strana transizione di governo della città. Il piano liscio della apparente continuità “democratica” è stato infatti irrimediabilmente increspato dai precedenti cinque anni di amministrazione e la nuova giunta non può dunque sperare che il consenso ottenuto con gli appelli al voto di “paura” in chiave anti-leghista, peraltro piuttosto tiepido, possa avere effetti duraturi.
Crediamo che alcuni posizionamenti espressi in seno all’associazionismo nell’ultima fase della campagna elettorale siano espressione di una comprensibile necessità di conservare spazi di agibilità politica per la comunità LGBT e femminista in questa città e che questo la dica lunga su quanto i processi di ristrutturazione delle forme del potere in senso autoritario stiano invece restringendo il nostro campo d’azione.
Giova certamente, quindi, ricordare e ricordarci ancora una volta che quegli spazi, simbolici e materiali, mai ci sono stati concessi, ma che sono invece stati conquistati in decenni di mobilitazioni e di lavoro politico e sociale, di tutti e di tutte.
Il governo della città e del paese non può dunque aspettarsi “riconoscenza” e “gratitudine” eterna e incondizionata di donne, gay, lesbiche, trans*  per un “riconoscimento” temporaneo e condizionato attraverso atti minimali e da lungo tempo dovuti.

Il tentativo di costruirsi un’immagine gay-friendly giocando al ribasso sulle nostre vite attraverso la legge sulle unioni civili, infatti, non regge di fronte ai molteplici piani di esclusione che il “mercato” del riconoscimento, direttamente o indirettamente, porta con sé. Continuano infatti a non avere “cittadinanza” non solo tutte quelle forme di relazione e affettività che viviamo e che non riproducono il modello della famiglia eterosessuale, ma anche i figli e le figlie delle coppie omosessuali. Rimangono escluse le masse di froce lesbiche e trans precari*, ipersfruttat* o disoccupat*, le cui vite anche affettive e sessuali sono distrutte dalla mancanza di casa, reddito, tempo libero dal lavoro, di spazi di socialità e di soggettivazione politica non commerciali/non istituzionali. Vengono continuamente ostracizzate le froce, lesbiche trans* migranti che insieme a tutt* coloro che provano ad entrare nella fortezza europa o a camparci decentemente, vengono deportat*, perseguitat*, marginalizzat*, anche con la scusa della difesa di una presunta “civiltà” dalla “barbarie”.
Ma come non siamo disposte a lasciare che la nostra lotta contro eteronormatività e sessismo venga strumentalizzata dalla destra neofondamentalista per alimentare razzismo e islamofobia, non siamo nemmeno disposte a mostrare gratitudine per i tentativi neoliberali di includerci in un sistema che produce violenza e miseria.

Nello sconsolante panorama italiano, segnato da un discorso pubblico pesantemente omofobico, da una grave “arretratezza”, sia sul piano dei diritti civili LGBT, sia su quello della giustizia sociale, le campagne pubblicitarie costruite da alcune aziende in favore delle “nuove famiglie”, hanno infatti avuto grande visibilità nel recente dibattito sulle unioni civili. Un posizionamento ammiccante che è stato salutato da molti come coraggioso e autentico, quasi fosse disinteressato, tanto che nessuno si è azzardato a definirlo per quello che è: una pratica di pinkwashing aziendale che propaganda un’immagine dell’impresa favorevole alle diversità di genere e sessualità per ottenere un ritorno in termini di vendite e per ripulirla da altre pratiche molto meno presentabili rispetto al mantra della responsabilità sociale: quelle che rendono sistematico lo sfruttamento del lavoro precario con turni massacranti, la partecipazione alla speculazione finanziaria e lo sfruttamento dell’ambiente sociale e naturale.

Al premio di consolazione rappresentato dalle promesse di riconoscimento di progetti di vita privati, di talenti e competenze individuali, o di progetti collettivi in cambio della loro trasformazione in impresa o servizio, noi continuiamo a preferire il lusso della critica ai dispositivi di valorizzazione capitalistica di tutte le soggettività e continueremo ad opporre i legami di solidarietà e affetto e la sperimentazione di reti di neomutualismo che emergono dall’autogestione e dall’autorganizzazione transfemminista queer.

Per questo non smetteremo di aprire spazi, fisici e politici, per radicare i percorsi di lotta e autodeterminazione di gay, lesbiche, trans* e, al tempo stesso, continueremo a debordare e contaminare lo spazio pubblico: spazi fisici come Atlantide, che abbiamo abitato per molti anni, spazi politici di contaminazione del discorso pubblico, come le reti che abbiamo contribuito a costruire, dalla Favolosa Coalizione al Sommovimento nazioAnale. Spazi e percorsi di autonomia transfemminista queer ai quali anche il governo di questa città ha scelto di rispondere con muri e sgomberi, tentando di ridurne il portato sociale e politico a una questione di ordine pubblico.
Per questo, non ci sentiranno ringraziare per quello che ci siamo orgogliosamente conquistate, non ci vedranno festeggiare le briciole concesse con le unioni civili, ma continueranno, piuttosto, a vedere la propria faccia sbattuta sui loro stessi muri.

Le Atlantidee

L’appuntamento per chi vuole concentrarsi e partecipare con noi e la Favolosa Coalizione al corteo del Pride è per domani, sabato 25 giugno, al Parco del Cavaticcio, entrando dal cancello di via Azzo Gardino, dalle 14.30 in poi!

bricole

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VeniamoAlDunque

Sabato pomeriggio la prima manifestazione nazioAnale transfemminista queer autonoma dal titolo “Veniamo Ovunque” – che il sindaco di Bologna aveva pubblicamente chiesto di impedire – ha turbato la normalità di questa città-vetrina non solo per le parrucche colorate e i corpi sessualmente anomali, ma soprattutto perché diceva cose “oscene”: gay e lesbiche che non dicono grazie per le briciole di riconoscimento che gli sono state concesse, che nemmeno chiedono il matrimonio, che piuttosto vogliono la dote; che non parlano contro le discriminazioni sul lavoro ma contro il lavoro; che vogliono costruire consultorie per la gestione della propria salute e non essere utenti paganti e normalizzati; che si schierano con i/le migranti e rifugiat*, contro le deportazioni e contro chi cerca di farci credere che il sessimo e l’omofobia siano minacce portate da chi viene da “fuori”. Oscenità che abbiamo escogitato e maturato negli ultimi quattro anni nella rete del SomMovimento nazioAnale, formata da collettivi e singole/i/u provenienti da svariate città, e che ha contaminato una molteplicità di percorsi. Abbiamo attraversato lo spazio pubblico con una manifestazione totalmente autorganizzata che ricorda a tutt* che senza casa, senza reddito, lavorando in condizioni di sfruttamento e precarietà, con l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza gravemente minacciato, con la privatizzazione della sanità, con gli sgomberi degli spazi di autogestione, socialità e iniziativa politica transfemminista e frocia nessun* è veramente libera di amare, di scopare, di autodeterminarsi. Insieme a noi c’erano realtà cittadine e singole/i unite dall’intersezionalità delle lotte e dal bisogno di spazi di socialità e di sessualità liberata, di autogestione e autonomia.

Lungo il percorso, abbiamo scelto di occupare una parte della stazione di via Zanolini perché è un luogo che un po’ ci assomiglia. Perché è un nodo di una rete di incroci tra persone che fanno regolarmente un pezzo di strada assieme, ma è anche uno spazio di incontri imprevisti, che spesso sono proprio quelli che riescono a essere costituenti di nuove possibilità. Perché è una terra di mezzo, già desertificata dalla speculazione edilizia, della quale (quasi) nessuno sembra volersi prendere cura.

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Veniamo Ovunque

Manifestazione nazioAanale transfemminista queer

Spazi corpi desideri autogestiti

Bologna, 21 maggio 2016 – Piazza del Nettuno ore 15

tutte le info sono su sommovimentonazioanale.noblogs.org

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Veniamo Comunque

Dopo aver fortemente voluto e rivendicato lo sgombero di Atlantide lo scorso ottobre, martedì il sindaco uscente si è spinto fino a invocare la repressione delle libertà democratiche fondamentali, ipotizzando che una manifestazione nazionale LGBT e femminista come quella del 21 maggio possa essere vietata per le beghe della sua campagna elettorale e il suo bisogno di scavalcare a destra chiunque, anticipando e legittimando l’istituzione di una “zona rossa” permanente attorno ai Casseri di Porta Santo Stefano.

La retorica delle regole e della legalità è evidentemente sfuggita di mano al PD, che ha perso del tutto il senso della misura, accecato dalla “volontà di punire” tutto ciò che non si allinea e non “collabora” a un progetto di città omologata, e forse anche infastidito tanto quanto Ilaria Giorgetti dalla presenza visibile e gioiosa, domenica pomeriggio davanti ad Atlantide, di lesbiche gay e punk. Dovranno rassegnarsi al fatto che sgomberare e chiudere gli spazi autogestiti non significa far uscire dalla scena (pubblica) i soggetti che li hanno fatti vivere e che anche fuori da questi spazi continuano ad auto-organizzarsi autonomamente.

Merola e il suo partito cercano di acquistare un’immagine gay-friendly a prezzi stracciati, saltando sui palchi dei Pride, o promettendo di celebrare le unioni delle coppie omosessuali nella stessa sala in cui si celebrano i matrimoni civili etero. Peccato che con la legge che approvata ieri alla Camera, le coppie gay e lebiche vengono private del diritto di essere riconosciute genitori dei loro stessi figli. Una foto ricordo in sala rossa è un po’ poco come premio di consolazione.

Il SomMovimento NazioAnale ha scelto Bologna per la manifestazione transfemminista, lesbica e frocia VENIAMO OVUNQUE perché qui, con lo sgombero di Atlantide lo scorso ottobre, è stato particolarmente violento l’attacco all’organizzazione e all’iniziativa politica di lesbiche, gay, trans, femministe e punk, e allo stesso tempo particolarmente subdolo ed evidente il tentativo dell’amministrazione comunale di promuoversi attraverso un’immagine di città accogliente, “alternativa”, “collaborativa” e all’avanguardia per i diritti LGBT. Fatti emblematici di quanto avviene anche in altre città e nella politica nazionale.

Di fronte al tentativo di partiti e istituzioni di comprarci  con scampoli di diritti civili mentre fanno strage dei diritti sociali e politici di tutte/i – ma in particolare di donne, froce, lesbiche e trans precarie e di migranti e rifugiati/e – abbiamo già dichiarato la nostra indipendenza.

Mentre si rincorrono milioni di dichiarazioni noi stiamo continuando nei preparativi per la manifestazione nazioAnale transfemminista lesbica e frocia “Veniamo ovunque”. Non ci trascineranno nella loro campagna elettorale – in quella di nessuno. 

Il 21 maggio saremo in piazza con gruppi transfemministi e queer da tutta Italia per rimettere al centro la materialità delle nostre vite. Come donne, lesbiche, gay, trans abbiamo molto da dire non solo sui diritti di una presunta “minoranza” ma anche, ad esempio, sul lavoro e sullo sfruttamento, su come il lavoro di cura svolto gratuitamente dalle donne permetta agli uomini di lavorare e guadagnare di più, su come le nostre passioni e tutto ciò che siamo vengano messi a frutto sul mercato del lavoro senza che ce ne venga nulla in cambio, su come il mansionario implicito e non pagato di molti posti di lavoro includa tutto un lavoro di cura e di seduzione di capi, colleghi e clienti che risulta particolarmente pesante per donne, gay e lesbiche. Abbiamo molto da dire sullo smantellamento del welfare, sulla logica della competizione e del merito per cui di fronte alla povertà si prospettano solo soluzioni individualizzate e temporanee e corsi per imparare a scrivere meglio il CV, sulla necessità di una riappropriazione collettiva della gestione della nostra salute oltre il binarismo dei sessi e dei generi, sulla lotta per l’aborto libero, gratuito e sicuro.

Reclamiamo libertà di circolazione attraverso i confini degli stati e dei generi e rifiutiamo la strumentalizzazione delle istanze di donne e lgbt in funzione razzista e islamofobica.

Reclamiamo spazi di autorganizzazione politica e di socialità non mercificata, che ci sono necessari tanto quanto casa e reddito di autodeterminazione per poter vivere la nostra sessualità, affettività, espressione di genere e la nostra capacità di iniziativa politica collettiva fuori dal ricatto della precarietà o della dipendenza da genitori o partner.

Vogliamo portare tutto questo nelle strade e nelle piazze della città con le pratiche comunicative e performative che ci hanno sempre caratterizzato: sarà una manifestazione divertente, con buona pace di chi, parlando di manifestazioni politiche che “degenerano” in party illegali, evidentemente non sa che “se non posso ballare, non è la mia rivoluzione”.

Invitiamo tutte e tutti a venire con noi sabato 21 maggio, alle ore 15, in piazza del Nettuno.

Le Atlantidee 

Laboratorio Smaschieramenti
Nulla Osta

Info:
http://atlantideresiste.noblogs.org
http://smaschieramenti.noblogs.org
infosmaschieramenti[chiocciola]inventati[punto]org

Aggiornamenti sulla manifestazione VENIAMO OVUNQUE del 21 maggio:
http://sommovimentonazioanale.noblogs.org
fb: SomMovimento nazioAnale
infosommovimento[chicciola]inventati[punto]org

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Assemblea Pubblica Che Genere di Città 3.0 – verso il 21 maggio

CHEGENERE3Fra pochi giorni arriva in discussione alla Camera il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso, una legge che sancisce ufficialmente l’inferiorità delle coppie omosessuali e transgender non riconoscendo il loro ruolo di genitori, frutto di un dibattito in cui sia i favorevoli sia i contrari hanno dato sfogo a un’omofobia e a un paternalismo istituzionali senza precedenti. Una legge svuotata, che serve solo a dare una copertura di “rosa” e un’immagine progressista alle politiche governative di austerità, strumentalizzando le lotte lgbt.

Nel frattempo la locale campagna elettorale mette in scena narrazioni da teatro parrocchiale, lontanissime dalla materialità dei bisogni sociali, che rappresentano la città come uno spazio neutro, pacificato, per evitare di guardare in faccia la disoccupazione e la precarietà selvaggia, l’emergenza abitativa, la bolla sgonfia delle start-up, il drastico restringimento dell’accesso al welfare e la consegna di ciò che ne resta in mano ai privati. Nessuna redistribuzione di reddito, nessun reale potere alla cooperazione sociale auto-organizzata, che viene evocata soltando come palliativo per la “povertà”. Alla brutalità delle politiche neoliberiste sembra ormai opporsi soltanto un tenue e caritatevole senso di pietà per i poveri, che lasciamo volentieri ai neofilantropi.

Anche se la politica degli sgomberi non ci dà tregua, noi come tante e tanti altr* continuiamo a esserci, a muoverci, a costruire progettualità e r-esistenze collettive, forti dei legami sociali che crescono negli interstizi imprevisti della città normalizzata, fuori dalla cultura della competizione neoliberista.

Al premio di consolazione rappresentato dal riconoscimento, o dalla promessa di riconoscimento, di progetti di vita privati, di talenti e competenze individuali, di progetti collettivi nati dal basso e poi trasformati in impresa o in servizio proprio attraverso il riconoscimento, desideriamo opporre i legami di solidarietà, di affetto, la sperimentazione di reti di neomutualismo che emergono dall’autogestione e dalle comunità queer.

Per tutto questo, reclamiamo spazi fisici e politici. Vogliamo disegnare un’altra città, una città fatta di corpi e desideri autogestiti. Per questo, stiamo organizzando con il SomMovimento nazioAnale una manifestazione nazioAnale trans femminista lesbica frocia il 21 maggio proprio a Bologna, la città dove lo scorso ottobre è stata sgomberata Atlantide, spazio storico e di fondamentale importanza per le lotte transfemministe, l’autoproduzione, l’autogestione.

La nostra esperienza, personale e politica, di froce, lesbiche, trans che non si accontentano di restare nello spazio domestico della coppia (per di più di serie B), di femministe che non si accontentano delle pari opportunità, di soggetti eccentrici che rifiutano di autolegittimarsi attraverso il successo autoimprenditoriale è espressione di un diffuso bisogno collettivo di spazi di socialità e di sessualità liberata, di autogestione e autonomia.

Un bisogno che abbiamo condiviso nelle precedenti assemblee #chegeneredicittà con tanti e tante altre realtà e singole che compongono la ricchezza sociale non mercificata e non pacificata di Bologna. Un’intersezione di lotte, desideri, prospettive, che vogliamo continuare ad abitare. Per opporre alla privatizzazione degli affetti la collettivizzazione degli spazi, per combattere la mercificazione della socialità, dei desideri, dello spazio pubblico, la messa a valore della cooperazione sociale, la neutralizzazione del conflitto.

E’ il desiderio di costruire nuove connessioni quello che ci porta a stare nelle strade e nelle piazze per risignificarle e risocializzarle, come ci indica l’indomabile movimento francese contro la legge sul lavoro. Per liberare la nostra creatività e i nostri saperi dagli ingranaggi della produzione, riconnettere la salute alla felicità, restituire l’immaginazione alla politica, smontare i meccanismi dell’esclusione sociale e della presunzione bianca che mostrificano chi viene da “altrove”. Per coltivare affetti e passioni inclusive e collettive, ciascun* a partire dal proprio posizionamento e dalla propria esperienza, oltre l’immaginario della famiglia nucleare bianca borghese e eterosessuale che struttura la scala della rispettabilità e orienta quel poco che resta delle politiche sociali. 

Siete quindi tutte tutti e tuttu invitat* all’assemblea pubblica di lunedì 9 maggio, presso il Centro delle donne di Bologna, in via del Piombo 7, alle ore 20.30.

Le Atlantidee

Laboratorio Smaschieramenti – NullaOsta

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