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STRAnaBOLOGNA – mar 17 maggio h18 piazza Re Enzo
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6 maggio: Time out – tempo di sciopero tempi di vita
Scarica il volantino timeout02
Il 6 maggio Laboratorio Smaschieramenti vi aspetta all’incrocio con un nuovo favoloso questionario: “Sessualità e vite precarie”…
TIME OUT!
TEMPO DI SCIOPERO, TEMPI DI VITA
Bologna-6 maggio 2011
Ore 13 incrocio via Indipendenza-via Rizzoli-via Ugo Bassi
Venerdì 6 Maggio sarà giorno di sciopero, sciopero generale e
generalizzato.
È da tre anni ormai che gli effetti della crisi finanziaria sono
sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, le politiche di gestione economica
che il governo e le amministrazioni locali hanno adottato ripetono uno
schema già visto e poco efficace, proponendo, come unica soluzione,
una serie di tagli ai diversi settori del welfare, della cultura e
della formazione. Così, proprio quando le condizioni di vita e di
lavoro peggiorano a causa della crisi, il governo – nelle sue
diverse articolazioni – propone ricette che comprimono ulteriormente
le possibilità di avere una vita soddisfacente. La retorica con cui
questi tagli vengono venduti all’opinione pubblica recita un mantra
già sentito: in tempo di presunta scarsità delle risorse bisogna
stringere la cinghia in nome della stabilità finanziaria. In realtà
le risorse vengono dirottate dai servizi sociali, dalla cultura e
dalla formazione verso le casse di banche e istituti di credito, per
salvarli proprio da quella insolvenza che è stata all’origine del
collasso economico globale. La crisi è dunque affrontata con
strumenti che non sono solo inefficaci (si pensi alla Grecia che,
nonostante sia stato il primo paese in Europa ad aver adottato una
severa politica di austerità, è entrato in recessione) ma che a loro
volta provocano un ulteriore impoverimento generale, che colpisce
anche di chi ha la garanzia dell’accesso ad un salario. I tagli, sul
piano cittadino, si traducono infatti nell’incremento delle tariffe
di accesso al welfare, anche a fronte di una sua progressiva
dequalificazione che in molti casi porta perfino alla chiusura tout
court di servizi fondamentali. Un processo che, inoltre, spesso
produce la cancellazione o la precarizzazione di numerosi posti di
lavoro. Da un lato, quindi, assistiamo ad un drastico
ridimensionamento dei tradizionali istituti del welfare, mentre
dall’altro la crisi accelera il processo di declassamento, che
coinvolge tanto i precari quanto i lavoratori dipendenti.
Questi problemi, comuni a tanti, necessitano di una risposta
altrettanto comune. È per questa ragione che nelle ultime settimane
tanti e diversi si sono incontrati a Sala Borsa e a Bartleby: per far
vivere uno spazio pubblico di discussione e di azione politica capace
di mettere al centro le lotte per un nuovo welfare e per la
riqualificazione dei servizi, per un reddito di cittadinanza contro la
crisi, per l’autodeterminazione dei nostri corpi e delle forme di vita
metropolitane. In questa prospettiva si colloca anche la
generalizzazione dello sciopero del 6 maggio, convocato dalla Cgil con
modalità insufficienti e tardive. Quel giorno ci saranno due
appuntamenti mattutini: alle ore 9 sotto le due torri partirà il
corteo degli studenti medi, mentre l’ appuntamento per gli studenti
universitari sarà alle ore 11 in piazza Verdi.
In quella giornata vogliamo riprendere quella pratica del blocco delle
merci e della circolazione che ha contraddistinto i movimenti
studenteschi degli ultimi anni e ibridarla con i nostri saperi e la
nostra creatività, con i claims delle nostre mobilitazioni. Fare del
cuore del centro cittadino, della T disegnata dall’incrocio di via
Rizzoli, via Ugo Bassi e via Indipendenza una piazza occupata. È
tempo di sciopero, tempo di agire lo sciopero oltre le sue forme
classiche, ma è giunto anche il tempo di far vivere nello sciopero
tutta la ricchezza di un “tempo ritrovato”, il tempo in cui far
vivere nell’incontro, nella parola, nell’arte e nella condivisione la
forza espressiva delle nostre differenze. Una piazza della creazione
metropolitana dicevamo, ma anche una piazza esplicitamente contro il
governo Berlusconi e le sue politiche razziste e di austerità. Una
piazza dunque che saprà esprimere tutto il suo rifiuto all’annunciata
presenza in città del ministro Maroni.
DALLE ORE 13 PRANZO, INTERVENTI, PERFORMANCE ARTISTICHE E TEATRALI,
MUSICA, LETTURE A CURA DI: ENSEMBLE CONCORDANZE, WU MING, LABORATORIO
SMASCHIERAMENTI, RICERCATORI PRECARI, DOCENTI PREOCCUPATI,
NOSADELLA.DUE, SPECCHIO DEL REAME, E TANTI ALTRI.
_Bartleby, Vag61, Collettivo Utopia, Ricercatori Precari, Bibliotecari
Necessari, Ensemble Concordanze, Laboratorio Smaschieramenti,
Antagonismogay, Nosadella.Due_
PER ULTERIORI ADESIONI: tempodisciopero@gmail.com
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AGGIORNAMENTI SULLA MOBILITAZIONE IN DIFESA DI ATLANTIDE
Abbiamo aperto questo blog insieme agli altri due collettivi di Atlantide per tenervi aggiornati sulla mobilitazione in difesa di Atlantide:
atlantide-resiste.blogspot.com
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La Commissaria tenta di sfrattare Atlantide – Assemblea cittadina domani.
Le convenzioni, per fortuna, cambiano. I percorsi politici restano.
Le associazioni Eccentrica, Donne di mondo e Lo Spazio, che dal 1997 animano il Cassero di Porta Santo Stefano (“Atlantide”), dal 2008 in convenzione con il Quartiere, apprendono senza troppo stupore che la Commissaria Cancellieri, pochi giorni dopo avere intimato la restituzione dello spazio entro venti giorni, ha già approvato le linee guida per la sua riassegnazione.
Esse ritengono quindi di precisare quanto segue:
- In questi quasi 15 anni migliaia di persone hanno attraversato Atlantide, punto di riferimento di reti locali, nazionali e globali che lavorano per l’autodeterminazione di sesso, genere, sessualità, e contro la violenza maschile sulle donne e su gay, lesbiche, e trans e soggetti eccentrici.
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I percorsi politici e culturali che hanno portato alla convenzione stipulata con il Quartiere nel 2008 sono presenti nello spazio dal 1997. Questa convenzione non è frutto di uno scambio politico ma di una dialettica tra movimento e istituzioni locali. L’abbattimento del canone è prassi normale, dovuta al valore sociale delle attività svolte. Dall’inizio della convenzione le associazioni pagano un canone annuo di 5.400 euro per un immobile privo di riscaldamento, mai restaurato all’interno, e in cui le uniche migliorie sono state apportate dai collettivi a proprie spese.
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Atlantide non ha mai rappresentato un problema di disturbo e di pubblica sicurezza, a meno che qualcuno non consideri tale la libera espressione di donne, lesbiche, gay, trans e soggetti eccentrici. Queste sono infatti le soggettività che animano Atlantide e ci chiediamo cosa intenda la Commissaria quando parla di “nuovi pubblici”.
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Dal 1997 non ci sono mai state contestate multe o verbali di infrazione, e riteniamo che il susseguirsi di alcuni controlli della Polizia Municipale negli ultimi mesi non sia affatto casuale, ma frutto di una precisa volontà politica di “dossieraggio” del tutto esorbitante dal ruolo di una giunta commissariale.
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Apprendiamo dai giornali che la Cancellieri ha intenzione di incontrarci, troviamo tuttavia ipocrita che ci inviti a partecipare ad un bando che di fatto ci esclude, prevedendo ambiti di attività “stranamente” lontani da quelli che da sempre caratterizzano Atlantide.
Un commissariamento ormai in scadenza, non può, con un atteggiamento burocratico e autoritario, tentare di cancellare soggettività fortemente radicate nel contesto cittadino, intrecciate con i percorsi femministi, lesbici, gay, trans, queer , antifascisti, antirazzisti, con gli spazi sociali e con l’associazionismo a livello locale e nazionale.
La città è già abbastanza mortificata da un commissariamento che ha devastato i servizi sociali e culturali e forse, anziché promettere la “restituzione” di uno spazio che è già bene comune della città, l’unico regalo che Cancellieri potrebbe fare come ultimo atto, sarebbe andarsene in punta di piedi per riconsegnare la città alla politica: a chi la vive, la arricchisce, la trasforma con il proprio impegno quotidiano.
Invitiamo pertanto la cittadinanza, il movimento, gli spazi sociali, l’associazionismo a partecipare all’assemblea cittadina in sostegno di Atlantide che si terrà venerdì 1 aprile 2011 presso Le Scuderie di p.za Verdi alle ore 18.30.
Contatti:
Renato Busarello 348 0550247
Venere Bugliari 3497245528
puoi seguire gli aggiornamenti su atlantide-resiste.blogspot.com
scrivici a atlantide.resiste@gmail.com
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Da Testo Yonqui di Beatriz Preciado
Piccole donne, il coraggio della madre, la pillola – cocktail stracarico di estrogeni e di progesterone, l’onore delle vergini, la Bella addormentata nel bosco, la bulimia, il desiderio di un figlio, la vergogna della deflorazione, la Sirenetta, il silenzio di fronte allo stupro, Cenerentola, l’immoralità ultima dell’aborto, i dolci, saper fare un buon pompino, il Lexotan, la vergogna di non averlo ancora fatto, Via col vento, dire no quando si vuol dire si, restare a casa, avere delle piccole mani, le ballerine di Audrey Hepburn, il Buscofen, prendersi cura dei capelli, la moda, dire si quando si vuol dire no, l’anoressia, sapere tra sé che chi ti piace veramente é la tua amica, la paura di invecchiare, la necessità di essere costantemente a dieta, l’imperativo della bellezza, la cleptomania, la compassione, la cucina, la sensualità disperata di Marylin Monroe, la manicure, non far rumore quando cammini, non far rumore quando mangi, non far rumore, il cotone immacolato e cancerogeno del tampax, la certezza della maternità come legame naturale, non saper urlare, non sapersi battere, non saper uccidere, non sapere troppe cose o saperne molte ma non poterlo dire, saper attendere, l’eleganza discreta di Lady D., il prozac, la paura di essere una cagna in calore, il valium, la necessità del tanga, sapersi controllare, lasciarsi inculare quando ci vuole, rassegnarsi, la giusta epilazione del pube, la sete, i sacchettini di lavanda che sanno di buono, il sorriso, la mummificazione vivente del viso liscio della gioventù, l’amore prima del sesso, il cancro al seno, essere una donna vissuta, che tuo marito ti lasci per una più giovane..
il calcio, Rocky, portar la mutanda, saper picchiare qualcuno, Scarface, saper alzare la voce, Platoon, saper uccidere, i mezzi di comunicazione, l’ulcera allo stomaco, la precarietà della paternità come legame naturale, la tuta blu, il sudore, la guerra (versione televisiva inclusa), bruce willis, l’intifada, la velocità, il terrorismo, il sesso per il sesso, eccitarsi come Rocco Siffredi, saper bere, guadagnar soldi, oméprazol, la città, i bar, le puttane, la box, il garage, la vergogna di non avercelo come Rocco Siffredi, il viagra, il cancro alla prostata, il naso rotto, la filosofia, la gastronomia, avere le mani sporche, bruce lee, pagare una pensione alla tua ex-moglie, la violenza coniugale, i film d’orrore, il porno, il gioco, le scommesse, i ministeri, il governo, lo stato, la direzione dell’impresa, gli affettati, la pesca e la caccia, gli stivali, la cravatta, la barba di tre giorni, l’alcool, l’infarto, la calvizie, la formula uno, il viaggio sulla luna, ubriacarsi, impiccarsi, i grossi orologi, i calli alle mani, stringere l’ano, il cameratismo, le crasse risate, l’intelligenza, il sapere enciclopedico, l’ossessione sessuale, il dongiovannismo, la misoginia, essere uno skin, i serial killers, l’heavy metal, lasciare la propria donna per una più una giovane, la paura di farsi inculare, non vedere più i propri figli dopo il divorzio, la voglia di farsi inculare…
B. Preciado, Testo Yonqui, traduzione tratta da http://amichesorelleputtane.noblogs.org/post/2009/06/22/il-corpo-che-ci-viene-rubato-per-fabbricare-organismi-opponibili/
e http://malapecora.noblogs.org
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Se… questo è un uomo
Domani sera il Laboratorio Smaschieramenti parteciperà all’incontro “Se… questo è un uomo” (promosso, tra gli altri, dalle due “smaschie” plurali del laboratorio, Gianluca e Sandro). Accorrete numerossse.
Bologna Giovedi 3 Mar 2011
“Se… questo è un uomo”
Un invito agli uomini di Bologna
ore 20.30
S A L A B E N J A M I N
VIA DEL PRATELLO 53
BOLOGNA
Il penoso scenario del Bunga Bunga e dell’incrocio fra potere e prostituzione, di cui il nostro Presidente del Consiglio sarebbe (secondo l’illuminante definizione del suo avvocato) l’«utilizzatore finale», offende profondamente la dignità delle donne. Offende anche gli uomini? Se sì, perché? Cosa esattamente ci infastidisce, ci indigna, ci fa arrabbiare e scendere in piazza?
Crediamo che sia necessario, come uomini, chiedercelo. Crediamo che sia necessario parlarne, perché questa squallida vicenda può essere l’occasione per una consapevolezza in parte nuova degli uomini che abitano questo paese rispetto non solo – e non tanto – a Berlusconi, ma più profondamente alla cultura sessista maschile di cui «Papi» è insieme il prodotto e, grazie alla pedagogia delle relazioni fra i generi trasmessa ogni giorno dal suo impero mediatico, anche una delle cause.
Se Berlusconi scomparisse improvvisamente per magia, tutto tornerebbe a posto? Molti in questo paese lo credono. Noi non siamo di questo parere. Per ricostruire una società davvero libera per uomini e donne il lavoro sarà lungo, e dovrà riguardare anche le concezioni e i ruoli diffusi del maschile e del femminile. Questo lavoro chiama in causa tutti e tutte. Abbiamo, come uomini, qualcosa da dire, o pensiamo che questa sia una «cosa di donne»?
Crediamo che, proprio in quanto uomini, si possa andare oltre il semplice appoggio “altruista” alle proposte e proteste delle donne. Crediamo che, a partire da una nuova consapevolezza della posta in gioco che coinvolge anche noi, come esseri umani di genere maschile, noi tutti possiamo contribuire attivamente a costruire relazioni liberate dalla misera messa in scena di una virilità disperata e disperante.
Non abbiamo ricette pronte, non proponiamo modelli e vocabolari precostituiti, non sappiamo bene dove ci porta un confronto fra uomini sul cambiamento delle relazioni di genere nella nostra società. Ma sentiamo che è arrivato il momento di provare a impegnarci insieme in questa direzione. Alcuni di noi lo fanno già, non da oggi: ora forse è possibile porre le premesse per una presa di parola maschile ancora più ampia e responsabile. Non per fare un favore alle donne, ma per la libertà di tutte e tutti, quindi anche e in primo luogo nostra. Non per essere «amici delle donne», ma per provare a essere più amici innanzitutto di noi stessi.
Soprattutto dopo le straordinarie manifestazioni di domenica 13 febbraio, a cui moltissimi hanno partecipato con convinzione, crediamo che gli uomini di questa città non possano più accontentarsi di essere parte attiva del mutamento soltanto in un giorno festivo.
Se anche tu lo pensi, parliamone insieme.
promuovono:
Sandro Bellassai (Maschile plurale)
Sandro Casanova (Maschile plurale, Lab. Smaschieramenti),
Juri Guidi (Ass. Donne pensanti),
Gianluca Ricciato (Maschile plurale, Lab. Smaschieramenti),
Marco Trotta (mediattivista)
per informazioni:
maschileplurale@yahoo.it
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19 feb a Milano – Laboratorio TransGeneri
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Se non ora quando? Sempre, diciamo noi
“Noi vogliamo tutto” è il nostro manifesto/volantino di partecipazione alla manifestazione, sottoscritto dalComitato per i diritti delle prostitute [leggi il lorocomunicato]. Per adesioni scrivere afemminismoasud@inventati.org oppure aombrellirossi@grrlz.net.
A Bologna appuntamento in Piazza XX Settembre alle 14.
NOI VOGLIAMO TUTTO
Ombrelli rossi per i diritti di tutte le donne
Siamo donne, uomini, femministe, sex workers, disertori del patriarcato.
Viviamo sulla nostra pelle l’assenza di diritti, la precarietà, la mancanza di prospettive.
Vogliamo futuro. Vogliamo respirare. Vogliamo poter scegliere.
Siamo tutt* egualmente consapevoli dell’esistenza di regole economiche che favoriscono i ricchi e massacrano chiunque altr@.
Siamo in vendita.
Sono in vendita le nostre braccia, le nostre vite, la nostra testa, i nostri corpi.
Chi prova ad autodeterminare la propria vita diventa oggetto di repressione. Perché a pochi piace un mondo di soggetti liberi.
Si preferisce invece una società di operai, badanti, schiave, precarie, disoccupati, lavoratrici del sesso, alla mercé del primo manager pronto a cancellare diritti, reddito, casa, lavoro.
Nelle società decadenti, quelle in cui nessuno sa proporre una alternativa, chi ha poca fantasia ottiene potere attraverso iniziative autoritarie.
Perseguitare gli stranieri per fare finta di difendere la sicurezza economica degli italiani.
Perseguitare i gay e le lesbiche per fare finta di difendere il sacro valore della famiglia.
Perseguitare le donne per fare finta di difendere la continuità della specie, per fare finta di difenderne la dignità, il corpo, la vita.
Perseguitare chiunque esprima un libero pensiero per fare finta di difendere i potenti che governano.
Le vittime vengono descritte come carnefici. I carnefici si autodescrivono in quanto vittime.
Le donne lo sanno. Accade ogni giorno. In ogni luogo in cui un uomo uccide una donna mentre i media sono attenti a definirne la nazionalità o a giustificarlo affinché non si sappia che la violenza in famiglia è la prima ragione di morte violenta per tutte le donne.
Accade negli angoli bui in cui sono costrette le sex workers. Relegate nelle periferie fredde e insicure, da ordinanze di sindaci sceriffi armati a salvaguardia del decoro e della moralità. Ed è in quegli angoli che spesso le sex workers perdono la vita, mentre i media ignorano queste morti e nei titoli pronunciano chiara la parola “prostituta” e omettono di specificare che l’assassino è un cliente.
Accade alle straniere, lavoratrici del sesso, badanti, costrette ad obbedire ad un padrone, un uomo o lo Stato, per evitare di essere rinchiuse in un C.I.E.
Noi non ci riconosciamo nelle omissioni, nei moralismi, nelle bugie di chi consegna i nostri corpi autodeterminati allo Stato, alla nazione, in nome di una dignità che nessuno ci riconosce mai quando diciamo che non abbiamo patria, nazione, perché non abbiamo certezze economiche, prospettive di studio, libertà di scelta.
Noi non ci riconosciamo nella chiamata alle armi per una caccia alle streghe animata da misoginia e omertà a protezione dei veri responsabili del disastro italiano.
Non riuscirete a metterci le une contro le altre perché chi usa la guerra tra poveri in qualunque battaglia crea separazione sociale per dare credito a chi su quella separazione specula.
Vale per quelli che istigano la guerra tra stranieri e italiani.
Vale per quelle che istigano la separazione tra donne perbene e donne permale.
Scendiamo in piazza anche per dirvi questo.
Perché noi non vogliamo essere usat*.
Perché noi vogliamo di più.
Perché noi vogliamo tutto.
Femminismo a Sud (http://femminismo-a-sud.noblogs.org)
Comitato per i diritti delle prostitute (http://www.lucciole.org)
Per adesioni: femminismoasud@inventati.org oppure ombrellirossi@grrlz.net
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