Sabato 7 maggio – Barattolo Pride III allo scalo S. Donato

Laboratorio Smaschieramenti e Antagonismogay vi aspettano sabato 7 maggio allo scalo San Donato per l’ultima festa di finanziamento del progetto “Barattolo Pride” destinanta a finanziare il trasferimento di (strana)Bologna a Roma in occasione dell’EuroPride il prossimo 11 giugno — insomma a finanziare i pulman e tutta la baracca che ci consentirà di andare tutte a Roma portando i contenuti di antisessismo, antifascismo, antirazzismo e gaia favolosità della StranaBologna.

Info sulla serata: http://barattolopride.wordpress.com/2011/04/30/barattolo-pride-scalo-san-donato/

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AGGIORNAMENTI SULLA MOBILITAZIONE IN DIFESA DI ATLANTIDE

Abbiamo aperto questo blog insieme agli altri due collettivi di Atlantide per tenervi aggiornati sulla mobilitazione in difesa di Atlantide:

atlantide-resiste.blogspot.com

 

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La Commissaria tenta di sfrattare Atlantide – Assemblea cittadina domani.

Le convenzioni, per fortuna, cambiano. I percorsi politici restano.

Le associazioni Eccentrica, Donne di mondo e Lo Spazio, che dal 1997 animano il Cassero di Porta Santo Stefano (“Atlantide”), dal 2008 in convenzione con il Quartiere, apprendono senza troppo stupore che la Commissaria Cancellieri, pochi giorni dopo avere intimato la restituzione dello spazio entro venti giorni, ha già approvato le linee guida per la sua riassegnazione.

 

Esse ritengono quindi di precisare quanto segue:

 

  • In questi quasi 15 anni migliaia di persone hanno attraversato Atlantide, punto di riferimento di reti locali, nazionali e globali che lavorano per l’autodeterminazione di sesso, genere, sessualità, e contro la violenza maschile sulle donne e su gay, lesbiche, e trans e soggetti eccentrici.

 

  • I percorsi politici e culturali che hanno portato alla convenzione stipulata con il Quartiere nel 2008 sono presenti nello spazio dal 1997. Questa convenzione non è frutto di uno scambio politico ma di una dialettica tra movimento e istituzioni locali. L’abbattimento del canone è prassi normale, dovuta al valore sociale delle attività svolte. Dall’inizio della convenzione le associazioni pagano un canone annuo di 5.400 euro per un immobile privo di riscaldamento, mai restaurato all’interno, e in cui le uniche migliorie sono state apportate dai collettivi a proprie spese.

 

  • Atlantide non ha mai rappresentato un problema di disturbo e di pubblica sicurezza, a meno che qualcuno non consideri tale la libera espressione di donne, lesbiche, gay, trans e soggetti eccentrici. Queste sono infatti le soggettività che animano Atlantide e ci chiediamo cosa intenda la Commissaria quando parla di “nuovi pubblici”.

  • Dal 1997 non ci sono mai state contestate multe o verbali di infrazione, e riteniamo che il susseguirsi di alcuni controlli della Polizia Municipale negli ultimi mesi non sia affatto casuale, ma frutto di una precisa volontà politica di “dossieraggio” del tutto esorbitante dal ruolo di una giunta commissariale.

  • Apprendiamo dai giornali che la Cancellieri ha intenzione di incontrarci, troviamo tuttavia ipocrita che ci inviti a partecipare ad un bando che di fatto ci esclude, prevedendo ambiti di attività “stranamente” lontani da quelli che da sempre caratterizzano Atlantide.

Un commissariamento ormai in scadenza, non può, con un atteggiamento burocratico e autoritario, tentare di cancellare soggettività fortemente radicate nel contesto cittadino, intrecciate con i percorsi femministi, lesbici, gay, trans, queer , antifascisti, antirazzisti, con gli spazi sociali e con l’associazionismo a livello locale e nazionale.

La città è già abbastanza mortificata da un commissariamento che ha devastato i servizi sociali e culturali e forse, anziché promettere la “restituzione” di uno spazio che è già bene comune della città, l’unico regalo che Cancellieri potrebbe fare come ultimo atto, sarebbe andarsene in punta di piedi per riconsegnare la città alla politica: a chi la vive, la arricchisce, la trasforma con il proprio impegno quotidiano.

Invitiamo pertanto la cittadinanza, il movimento, gli spazi sociali, l’associazionismo a partecipare all’assemblea cittadina in sostegno di Atlantide che si terrà venerdì 1 aprile 2011 presso Le Scuderie di p.za Verdi alle ore 18.30.

Contatti:

Renato Busarello 348 0550247

Venere Bugliari 3497245528

puoi seguire gli aggiornamenti su atlantide-resiste.blogspot.com

scrivici a atlantide.resiste@gmail.com

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Da Testo Yonqui di Beatriz Preciado

Piccole donne, il coraggio della madre, la pillola – cocktail stracarico di estrogeni e di progesterone, l’onore delle vergini, la Bella addormentata nel bosco, la bulimia, il desiderio di un figlio, la vergogna della deflorazione, la Sirenetta, il silenzio di fronte allo stupro, Cenerentola, l’immoralità ultima dell’aborto, i dolci, saper fare un buon pompino, il Lexotan, la vergogna di non averlo ancora fatto, Via col vento, dire no quando si vuol dire si, restare a casa, avere delle piccole mani, le ballerine di Audrey Hepburn, il Buscofen, prendersi cura dei capelli, la moda, dire si quando si vuol dire no, l’anoressia, sapere tra sé che chi ti piace veramente é la tua amica, la paura di invecchiare, la necessità di essere costantemente a dieta, l’imperativo della bellezza, la cleptomania, la compassione, la cucina, la sensualità disperata di Marylin Monroe, la manicure, non far rumore quando cammini, non far rumore quando mangi, non far rumore, il cotone immacolato e cancerogeno del tampax, la certezza della maternità come legame naturale, non saper urlare, non sapersi battere, non saper uccidere, non sapere troppe cose o saperne molte ma non poterlo dire, saper attendere, l’eleganza discreta di Lady D., il prozac, la paura di essere una cagna in calore, il valium, la necessità del tanga, sapersi controllare, lasciarsi inculare quando ci vuole, rassegnarsi, la giusta epilazione del pube, la sete, i sacchettini di lavanda che sanno di buono, il sorriso, la mummificazione vivente del viso liscio della gioventù, l’amore prima del sesso, il cancro al seno, essere una donna vissuta, che tuo marito ti lasci per una più giovane..

il calcio, Rocky, portar la mutanda, saper picchiare qualcuno, Scarface, saper alzare la voce, Platoon, saper uccidere, i mezzi di comunicazione, l’ulcera allo stomaco, la precarietà della paternità come legame naturale, la tuta blu, il sudore, la guerra (versione televisiva inclusa), bruce willis, l’intifada, la velocità, il terrorismo, il sesso per il sesso, eccitarsi come Rocco Siffredi, saper bere, guadagnar soldi, oméprazol, la città, i bar, le puttane, la box, il garage, la vergogna di non avercelo come Rocco Siffredi, il viagra, il cancro alla prostata, il naso rotto, la filosofia, la gastronomia, avere le mani sporche, bruce lee, pagare una pensione alla tua ex-moglie, la violenza coniugale, i film d’orrore, il porno, il gioco, le scommesse, i ministeri, il governo, lo stato, la direzione dell’impresa, gli affettati, la pesca e la caccia, gli stivali, la cravatta, la barba di tre giorni, l’alcool, l’infarto, la calvizie, la formula uno, il viaggio sulla luna, ubriacarsi, impiccarsi, i grossi orologi, i calli alle mani, stringere l’ano, il cameratismo, le crasse risate, l’intelligenza, il sapere enciclopedico, l’ossessione sessuale, il dongiovannismo, la misoginia, essere uno skin, i serial killers, l’heavy metal, lasciare la propria donna per una più una giovane, la paura di farsi inculare, non vedere più i propri figli dopo il divorzio, la voglia di farsi inculare…

B. Preciado, Testo Yonqui, traduzione tratta da http://amichesorelleputtane.noblogs.org/post/2009/06/22/il-corpo-che-ci-viene-rubato-per-fabbricare-organismi-opponibili/

http://malapecora.noblogs.org

 

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Se… questo è un uomo

Domani sera il Laboratorio Smaschieramenti parteciperà all’incontro “Se… questo è un uomo” (promosso, tra gli altri, dalle due “smaschie” plurali del laboratorio, Gianluca e Sandro). Accorrete numerossse.

Bologna Giovedi 3 Mar 2011
“Se… questo è un uomo”
Un invito agli uomini di Bologna

ore 20.30
S A L A   B E N J A M I N
VIA DEL PRATELLO 53
BOLOGNA

Il penoso scenario del Bunga Bunga e dell’incrocio fra potere e prostituzione, di cui il nostro Presidente del Consiglio sarebbe (secondo l’illuminante definizione del suo avvocato) l’«utilizzatore finale», offende profondamente la dignità delle donne. Offende anche gli uomini? Se sì, perché? Cosa esattamente ci infastidisce, ci indigna, ci fa arrabbiare e scendere in piazza?

Crediamo che sia necessario, come uomini, chiedercelo. Crediamo che sia necessario parlarne, perché questa squallida vicenda può essere l’occasione per una consapevolezza in parte nuova degli uomini che abitano questo paese rispetto non solo – e non tanto – a Berlusconi, ma più profondamente alla cultura sessista maschile di cui «Papi» è insieme il prodotto e, grazie alla pedagogia delle relazioni fra i generi trasmessa ogni giorno dal suo impero mediatico, anche una delle cause.

Se Berlusconi scomparisse improvvisamente per magia, tutto tornerebbe a posto? Molti in questo paese lo credono. Noi non siamo di questo parere. Per ricostruire una società davvero libera per uomini e donne il lavoro sarà lungo, e dovrà riguardare anche le concezioni e i ruoli diffusi del maschile e del femminile. Questo lavoro chiama in causa tutti e tutte. Abbiamo, come uomini, qualcosa da dire, o pensiamo che questa sia una «cosa di donne»?

Crediamo che, proprio in quanto uomini, si possa andare oltre il semplice appoggio “altruista” alle proposte e proteste delle donne. Crediamo che, a partire da una nuova consapevolezza della posta in gioco che coinvolge anche noi, come esseri umani di genere maschile, noi tutti possiamo contribuire attivamente a costruire relazioni liberate dalla misera messa in scena di una virilità disperata e disperante.

Non abbiamo ricette pronte, non proponiamo modelli e vocabolari precostituiti, non sappiamo bene dove ci porta un confronto fra uomini sul cambiamento delle relazioni di genere nella nostra società. Ma sentiamo che è arrivato il momento di provare a impegnarci insieme in questa direzione. Alcuni di noi lo fanno già, non da oggi: ora forse è possibile porre le premesse per una presa di parola maschile ancora più ampia e responsabile. Non per fare un favore alle donne, ma per la libertà di tutte e tutti, quindi anche e in primo luogo nostra. Non per essere «amici delle donne», ma per provare a essere più amici innanzitutto di noi stessi.

Soprattutto dopo le straordinarie manifestazioni di domenica 13 febbraio, a cui moltissimi hanno partecipato con convinzione, crediamo che gli uomini di questa città non possano più accontentarsi di essere parte attiva del mutamento soltanto in un giorno festivo.

Se anche tu lo pensi, parliamone insieme.

promuovono:
Sandro Bellassai (Maschile plurale)
Sandro Casanova (Maschile plurale, Lab. Smaschieramenti),
Juri Guidi (Ass. Donne pensanti),
Gianluca Ricciato (Maschile plurale, Lab. Smaschieramenti),
Marco Trotta (mediattivista)
per informazioni:
maschileplurale@yahoo.it

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19 feb a Milano – Laboratorio TransGeneri

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Se non ora quando? Sempre, diciamo noi

Noi vogliamo tutto” è il nostro manifesto/volantino di partecipazione alla manifestazione, sottoscritto dalComitato per i diritti delle prostitute [leggi il lorocomunicato]. Per adesioni scrivere afemminismoasud@inventati.org oppure aombrellirossi@grrlz.net.

A Bologna appuntamento in Piazza XX Settembre alle 14.

NOI VOGLIAMO TUTTO

Ombrelli rossi per i diritti di tutte le donne

Siamo donne, uomini, femministe, sex workers, disertori del patriarcato.
Viviamo sulla nostra pelle l’assenza di diritti, la precarietà, la mancanza di prospettive.
Vogliamo futuro. Vogliamo respirare. Vogliamo poter scegliere.

Siamo tutt* egualmente consapevoli dell’esistenza di regole economiche che favoriscono i ricchi e massacrano chiunque altr@.

Siamo in vendita.

Sono in vendita le nostre braccia, le nostre vite, la nostra testa, i nostri corpi.
Chi prova ad autodeterminare la propria vita diventa oggetto di repressione. Perché a pochi piace un mondo di soggetti liberi.

Si preferisce invece una società di operai, badanti, schiave, precarie, disoccupati, lavoratrici del sesso, alla mercé del primo manager pronto a cancellare diritti, reddito, casa, lavoro.

Nelle società decadenti, quelle in cui nessuno sa proporre una alternativa, chi ha poca fantasia ottiene potere attraverso iniziative autoritarie.

Perseguitare gli stranieri per fare finta di difendere la sicurezza economica degli italiani.
Perseguitare i gay e le lesbiche per fare finta di difendere il sacro valore della famiglia.
Perseguitare le donne per fare finta di difendere la continuità della specie, per fare finta di difenderne la dignità, il corpo, la vita.
Perseguitare chiunque esprima un libero pensiero per fare finta di difendere i potenti che governano.

Le vittime vengono descritte come carnefici. I carnefici si autodescrivono in quanto vittime.

Le donne lo sanno. Accade ogni giorno. In ogni luogo in cui un uomo uccide una donna mentre i media sono attenti a definirne la nazionalità o a giustificarlo affinché non si sappia che la violenza in famiglia è la prima ragione di morte violenta per tutte le donne.

Accade negli angoli bui in cui sono costrette le sex workers. Relegate nelle periferie fredde e insicure, da ordinanze di sindaci sceriffi armati a salvaguardia del decoro e della moralità. Ed è in quegli angoli che spesso le sex workers perdono la vita, mentre i media ignorano queste morti e nei titoli pronunciano chiara la parola “prostituta” e omettono di specificare che l’assassino è un cliente.

Accade alle straniere, lavoratrici del sesso, badanti, costrette ad obbedire ad un padrone, un uomo o lo Stato, per evitare di essere rinchiuse in un C.I.E.

Noi non ci riconosciamo nelle omissioni, nei moralismi, nelle bugie di chi consegna i nostri corpi autodeterminati allo Stato, alla nazione, in nome di una dignità che nessuno ci riconosce mai quando diciamo che non abbiamo patria, nazione, perché non abbiamo certezze economiche, prospettive di studio, libertà di scelta.

Noi non ci riconosciamo nella chiamata alle armi per una caccia alle streghe animata da misoginia e omertà a protezione dei veri responsabili del disastro italiano.

Non riuscirete a metterci le une contro le altre perché chi usa la guerra tra poveri in qualunque battaglia crea separazione sociale per dare credito a chi su quella separazione specula.

Vale per quelli che istigano la guerra tra stranieri e italiani.
Vale per quelle che istigano la separazione tra donne perbene e donne permale.

Scendiamo in piazza anche per dirvi questo.

Perché noi non vogliamo essere usat*.
Perché noi vogliamo di più.
Perché noi vogliamo tutto.

Femminismo a Sud (http://femminismo-a-sud.noblogs.org)
Comitato per i diritti delle prostitute (
http://www.lucciole.org)

Per adesioni: femminismoasud@inventati.org oppure ombrellirossi@grrlz.net

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Prostitute, amanti, protette. Gli scandali sessuali di Berlusconi.

L’articolo di Concita De Gregorio “Le altre donne“, poi diventato un appello con raccolta firme, ci lascia molto perplesse, soprattutto perchè il suo modo di sollecitare l’indignazione di donne e uomini in relazione agli scandali sessuali di Silvio Berlusconi e all’immagine della donna che ne scaturisce di fatto chiama in causa e riproduce la vecchia distinzione fra donne per bene e donne per male.

Per un’analisi più seria di tutta la faccenda, vi segnaliamo questi tre articoli.

Giulia Garofalo, Prostitute, amanti, protette, Il Mulino.

La differenza fra postituta e protetta, la differenza fra la questione della prostituzione e l’intrigo illecito di scambi in cui è immerso il nostro presidente del Consiglio. Il dibattito in Italia è spesso confuso e uno dei rischi è quello di riprodurre lo “stigma della prostituzione”…

Lidia Cirillo, Considerazioni sul Rubygate, Quaderni viola.

“..Non è solo per questo che non sarebbe stato saggio firmare l’appello di Concita De Gregorio, direttrice dell’Unità; non è solo perché esso è parte di uno sciagurato progetto politico. L’appello si rivolge alle donne di destra e di sinistra, povere e ricche, del Nord e del Sud perché testimonino insieme che esistono altre donne oltre quelle che si mettono in fila per il bunga-bunga e perché insieme dicano “Ora basta”. E’ evidente che l’obiettivo è quello di proporre un’altra femminilità, diversa da quella costruita dall’immaginario berlusconiano di kapò con in tacchi a spillo e di fanciulle iscritte alla lista di collocamento dello scambio tra sesso e danaro. Il rovescio della medaglia è che lo stigma finisce per colpire proprio l’ultima ruota del carro, vale a dire le ragazze comprate per allietare le serate dell’anziano miliardario…”

Puttanamente – manifesto per un godimento polimorfico costituente, dal blog liberetutte.noblogs.org

L’articolo analizza il Rubygate da tre punti di vista (volendo intrecciati): 1) un rituale performativo che evidenzia (se ce ne fosse stato ancora bisogno) la natura fallocratica della governance berlusconiana; 2) un commercio che prevede prestazioni sessuali in cambio di denaro e beni (il sesso è una merce come la comunicazione) dentro la società capitalista, e che ha a che fare con dei clienti e delle lavoratrici/ori; 3) una pratica sessuale dove entrano in scena (ipotetici?) rapporti asimmetrici di potere.

Infine, segnaliamo questo commento dal blog Femminismo a Sud… perchè non si può negare che il se-non-ora-quando di Concita De Gregorio appaia piuttosto intempestivo:

“Quando stupravano nei CIE non era il momento giusto? quando licenziavano donne a secchiate non era il momento giusto? quando morivano donne uccise come mosche dagli ex, dai non-ex, dai pre dai post e pure dagli ex di qualcun altro? quando tagliavano i fondi ai centri anti-violenza? quando si votava il referendum sulla legge 40? No, invece tutto ciò non era importante, non era il momento giusto… il momento giusto è quando Berlusconi ha una maggioranza in bilico alla camera. Perchè non si capisce davvero qual’è la goccia che fa traboccare il vaso. A meno che non si tratti di ben altro vaso”

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Vietato calpestare l’aiuola 2

Se avessero impedito la manifestazione della Fiom a Cassino, avremmo gridato all’attentato alla democrazia.

Ma se quattrocento studenti/studentesse sono su un treno, puoi fermare il treno e impedire loro di andarci perché sono senza biglietto e nessuno si indignerà, perchè certo non si può viaggiare senza biglietto.

Se 200 persone fossero fermate nell’area arrivi di un porto e gli fosse impedito di muoversi di lì per molte ore, sarebbe sequestro di persona. Ma se la manifestazione dei pastori sardi non era autorizzata (o meglio, la questura non ne era stata informata, poiché secondo la legg italiana per le manifestazioni non si chiede il permesso, si dà solo comunicazione), allora la polizia sta facendo solo il suo dovere.

Se il ministro dell’interno avesse messo il coprifuoco alle dieci di sera nelle città, avremmo pensato di essere sotto un governo autoritario e saremmo insorti.

Ma se il sindaco fa chiudere i locali alle 10 con la scusa della quiete pubblica, o vieta ai clienti di uscire con il bicchiere in mano, facendo di fatto chiudere molti bar e cambiando le abitudini di intere fasce di popolazione – che dire? Non si può certo fare una battaglia politica per il diritto alla birra.

Se un numero crescente di cittadini e cittadine fosse perseguitato penalmente senza motivo e fermato a ogni angolo di strada dalla polizia, chiameremmo Amnesty International.

Ma se fissi un limite di tasso alcolico bassissimo e poi sguinzagli la polizia munita di palloncino, allora tutto va bene, nessuno protesta, perché non siamo mica a favore dei pirati della strada, noi.

Non si può fare una battaglia in difesa dell’alcolismo, certo – però è un fatto che moltissime persone oggi si ritrovano ad avere un precedente penale che, in caso di secondo “reato”, potrebbe farle finire in prigione.

E’ la repressione per via burocratica, la deriva autoritaria travestita da legalità.

“Vietato calpestare l’aiuola” si intitolava una lettera di Graziella Bertozzo qualche tempo fa: era stata arrestata, picchiata, portata in questura, ma qualcuna aveva commentato che sì, però in fondo lei non aveva il permesso di entrare nell’area palco del gay pride.

Quanto è grave, per il senso comune di oggi, fare una cosa senza permesso, senza biglietto, senza preavviso? E quanto siamo disposti a giustificare in nome della punizione di un’infrazione minima, formale, amministrativa?

Migliaia di migranti si trovano oggi detenuti/e senza accusa né processo nei Cie, ma dato che non avevano il permesso di soggiorno, questa situazione non scandalizza nessuno, nemmeno la brava gente di centro si sinistra. “Noi siamo per gli immigrati che lavorano, che pagano le tasse, che rispettano le regole…”

L’obbedienza non è più una virtù, scriveva Lorenzo Milani più di quarant’anni fa.

Oggi non c’è più il servizio militare obbligatorio, ma sembra proprio che inopinatamente, surrettiziamente, l’obbedienza sia tornata ad essere una virtù: dal non si viaggia senza biglietto al vietato l’accesso ai non addetti ai lavori; dal desiderio di gay e lesbiche di rivendicare la propria normalità in nome del fatto che lavorano-pagano-le-tasse-rispettano-le-regole e stanno dalla parte della forze dell’ordine fino al sacro sdegno bipartisan per la bottiglietta lanciata dai manifestanti che si sostituisce a quello per le cariche della polizia.

E’ grazie a regole amministrative apparentemente innocenti, ma anche grazie alla mentalità di chi ama essere sempre “in regola” e si compiace di viaggiare solo su posti prenotati, che le libertà democratiche si restringono sempre di più senza che neanche ce ne rendiamo conto.

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Le interviste di Smaschieramenti allo Scalo San Donato

Allo Scalo S. Donato il 15 gennaio scorso Smaschieramenti ha partecipato al Barattolo Pride, serata realizzata a cura di Barattolo Cafè e Planimetrie Culturali in collaborazione con le realtà glbit e queer antagoniste della città, all0 scopo di raccogliere fondi per il pullman che trasporterà le favolose bolognesse all’Europride di Roma del prossimo giungo.

Il banchetto con il nostro materiale e il nostro caro vecchio questionario sul desiderio (del) maschile ha avuto un discreto successo, non sappiamo se per il materiale medesimo o per le meravigliose subrette di generi vari che lo animavamo… ma non paghe di ciò abbiamo pensato anche di fare delle incursioni nella fila per le toilette per continuare, videocamera alla mano, la nostra indagine sulle relazioni.

Che parole usiamo per definire le persone con cui facciamo sesso più o meno abitualmente? La monogamia è l’eccezione o la regola? In quanti modi possono combinarsi amore, sesso, amicizia, convivenza, compagnia?

Compagno, COMPAGNO (con pugno alzato), morosa, scopamica, amante, amico/a con uso di letto… la realtà ha molte sfumature.

Un grazie e un bacio a tutte quelle e quelli che si sono prestati alle nostre interviste.

Barattolo Pride è stato realizzato da Barattolo Cafè e Planimetrie Culturali in collaborazione con:
Betty&Books
Facciamo breccia
Frangette estreme
Fuoricampo Lesbian Group
Le Frau
LeSbarbine
Let’s Queer
Made in Woman
Mit Movimento Identità Transessuale
Laboratorio Smaschieramenti
To/Let

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