L’articolo di Concita De Gregorio “Le altre donne“, poi diventato un appello con raccolta firme, ci lascia molto perplesse, soprattutto perchè il suo modo di sollecitare l’indignazione di donne e uomini in relazione agli scandali sessuali di Silvio Berlusconi e all’immagine della donna che ne scaturisce di fatto chiama in causa e riproduce la vecchia distinzione fra donne per bene e donne per male.
Per un’analisi più seria di tutta la faccenda, vi segnaliamo questi tre articoli.
Giulia Garofalo, Prostitute, amanti, protette, Il Mulino.
La differenza fra postituta e protetta, la differenza fra la questione della prostituzione e l’intrigo illecito di scambi in cui è immerso il nostro presidente del Consiglio. Il dibattito in Italia è spesso confuso e uno dei rischi è quello di riprodurre lo “stigma della prostituzione”…
Lidia Cirillo, Considerazioni sul Rubygate, Quaderni viola.
“..Non è solo per questo che non sarebbe stato saggio firmare l’appello di Concita De Gregorio, direttrice dell’Unità; non è solo perché esso è parte di uno sciagurato progetto politico. L’appello si rivolge alle donne di destra e di sinistra, povere e ricche, del Nord e del Sud perché testimonino insieme che esistono altre donne oltre quelle che si mettono in fila per il bunga-bunga e perché insieme dicano “Ora basta”. E’ evidente che l’obiettivo è quello di proporre un’altra femminilità, diversa da quella costruita dall’immaginario berlusconiano di kapò con in tacchi a spillo e di fanciulle iscritte alla lista di collocamento dello scambio tra sesso e danaro. Il rovescio della medaglia è che lo stigma finisce per colpire proprio l’ultima ruota del carro, vale a dire le ragazze comprate per allietare le serate dell’anziano miliardario…”
Puttanamente – manifesto per un godimento polimorfico costituente, dal blog liberetutte.noblogs.org
L’articolo analizza il Rubygate da tre punti di vista (volendo intrecciati): 1) un rituale performativo che evidenzia (se ce ne fosse stato ancora bisogno) la natura fallocratica della governance berlusconiana; 2) un commercio che prevede prestazioni sessuali in cambio di denaro e beni (il sesso è una merce come la comunicazione) dentro la società capitalista, e che ha a che fare con dei clienti e delle lavoratrici/ori; 3) una pratica sessuale dove entrano in scena (ipotetici?) rapporti asimmetrici di potere.