No agli scambi politici sui nostri corpi e sulle nostre vite
27 febbraio 2016 – Le associazioni lgbt e le reti transfemministe e queer di Bologna chiamano tutt* alla mobilitazione
#MoltopiudiCirinnà
h 14.30 TRANS FROCIAL DYKE MASS . Partenza in bici da Atlantide (Porta Santo Stefano) attraverso la città verso il Cassero di Porta Saragozza
h 16.00
Per oltre un mese abbiamo dovuto assistere al triste spettacolo di un parlamento che discute se i gay e le lesbiche sono o non sono degne/i di essere riconosciuti, almeno parzialmente e comunque sotto varie condizioni, genitori dei loro figli/e. Per di più, dopo un dibattito che ha sdoganato parole d’odio in ogni luogo, istituzionale e non, la risposta è stata: no!
Ci ritroviamo con una legge che crea un istituto ad hoc destinato esclusivamente alle coppie dello stesso (presunto) sesso, che sancisce ufficialmente l’inferiorità delle coppie omosessuali o transgender, che istituzionalizza la cancellazione dei diritti dei genitori non biologici e dei loro figli/e, che finisce per rinforzare il modello della famiglia tradizionale, fondata sull’eterosessualità obbligatoria e rigidi ruoli di genere.
Il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili non si ispirava all’uguaglianza dei diritti nemmeno nella sua prima formulazione. Ma il suo stralcio dimostra ancora una volta che non c’è limite al RIBASSO quando si tratta di diritti civili e sociali.
Questa legge è frutto di scambi politici sui nostri corpi, utile quasi solo a sancire l’asse Renzi-Alfano-Verdini.
Una legge che rigettiamo in blocco, della quale salviamo solo il divorzio lampo e la fine della fedeltà obbligatoria: la applicheremo subito, ponendo fine alla fedeltà di gran parte del movimento lgbt ai partiti sedicenti amici, e consumando il divorzio transfemminista queer da un ceto politico che con questa legge ha perso l’unica occasione per dimostrare di non essere il mero esecutore di politiche dettate dall’Europa e dalla BCE – misure di austerità, precarizzazione del lavoro, tagli al welfare, alla sanità alla scuola, vigilanza delle frontiere. Su questo residuo di sovranità, tutta la classe politica ha dimostrato di essere inadeguata, autoreferenziale, distante dalle trasformazioni sociali già avvenute nelle vite di tutti/e e dai bisogni materiali, dimostrando nei fatti che nessuno può rappresentarci e che a nessuno possiamo delegare le nostre istanze.
Di ritorno dal sit in davanti al Senato, ci ritroviamo con ancora più rabbia, determinazione e orgoglio di prima, e con ancora maggiore consapevolezza dell’importanza delle nostre lotte, che non sono solo “nostre”, perché noi vogliamo #moltopiùdicirinnà:
- diritti sociali per le relazioni affettive e per le famiglie e s-famiglie di qualsiasi forma,
- piena eguaglianza nei diritti civili: matrimonio egualitario, riconoscimento dei figli/e alla nascita, adozioni, e strumenti giuridici che consentano a chi non si riconosce in modelli precostituiti la possibilità di tutelare le proprie relazioni affettive nel modo che meglio corrisponde ai propri desideri;
- libertà delle scelte riproduttive al di fuori da ogni obbligo sociale alla procreazione,
- libertà di transito tra sessi, generi, frontiere,
- reddito di autodeterminazione indipendente dal lavoro per tutte e tutti, che renda effettivo l’esercizio di queste libertà, oggi ostacolato dal ricatto della precarietà, dal super-lavoro, dalla dipendenza economica da genitori o parner.
La confusione sull’inglesismo “stepchild adoption” ha fatto credere a tant* che si parlasse di diritto ad adottare per le coppie non eterosessuali. Magari! L’adozione del figlio biologico del* partner doveva essere semplicemente la legalizzazione, comunque parziale e condizionata, di famiglie che esistono già: quelle formate da una coppia lesbica o gay e dai figli avuti da relazioni eterosessuali precedenti o attraverso la procreazione medicalmente assistita. Ovviamente nemmeno questo “minimo sindacale” può passare in questa italietta di preti, fascisti e moralizzatori dell’ultima ora.
Adesso basta: vogliamo tutto! E lo rivendichiamo in nome dei nostri bisogni e di una giustizia sociale trasnazionale per tutti e tutte, non in nome del progresso o di un’idea di “civiltà” che toglie protagonismo alle soggettività lgbtq e che serve solo a legittimare politiche razziste di respingimento o discriminazione di migranti e rifugiat*. Rifiutiamo questa trappola che utilizza i nostri diritti e i nostri desideri per costruire una falsa immagine dell’Europa come luogo di libertà e inclusione in contrapposizione alle culture “altre”, descritte come irrimediabilmente “arretrate”, sessiste, omofobe.
Siamo solidali con chi è privato della cittadinanza e sosterremo lo sciopero dei e delle migranti del 1 marzo.
Non saremo complici dei discorsi fatti “su” di noi e al posto nostro. Rivendichiamo il diritto all’autodeterminazione per tutte le soggettività che non vantano lo status di “maggioranza”.
Le nostre bandiere sono arcobaleno, non tricolore. Il nostro orgoglio è quello di Stonewall, non l’orgoglio omonazionalista delle innamorate non corrisposte di un paese che, comunque, ci discrimina.
Per dire no a tutti glie associazioni lgbt e le reti transfemministe e queer di Bologna chiamano tutt* alla mobilitazione: 27 febbraio 2016 alle 14,30 TRANS FROCIAL DYKE MASS la biciclettata con partenza da Atlantide (P.zza di Porta Santo Stefano) verso il Cassero di Porta Saragozza. Ritrovo alle ore 16.00 in Porta Saragozza per il presidio.
(In caso di pioggia, ci attrezzeremo con favolose mantelline colorate)