- Tra i firmatari finalisti, presentatori e giudici di precedenti edizioni di Eurovision, insieme a noti artisti come Brian Eno, The Knife, e Wolf Alice
- Dall’Italia firmano Moni Ovadia, i Radiodervish, Vauro, gli Assalti Frontali e Jorit
- Eurovision chiede a Israele di rispettare la libertà di espressione e di movimento come condizione per ospitare il concorso: ministri israeliani respingono la richiesta.
In una lettera aperta pubblicata sul Guardian, oltre 140 artisti da tutta l’Europa e oltre affermano: “Fino a quando i palestinesi non potranno godere della libertà, della giustizia e della parità di diritti per tutti gli esseri umani, non dovrebbero esserci rapporti – come se niente fosse – con lo stato che nega i loro diritti fondamentali”.
I firmatari, tra cui Brian Eno, The Knife, Wolf Alice, alcuni finalisti di Eurovision e il vincitore del 1994, sostengono l’appello di artisti palestinese per il boicottaggio dell’Eurovision 2019, nel caso sia ospitato da Israele.
Tra i firmatari italiani figura il drammaturgo ed intellettuale Moni Ovadia, il noto gruppo di world music Radiodervish, Vauro, gli Assalti Frontali e il Coro partigiano triestino Pinko Tomažič. Ha firmato anche lo street artist napoletano Jorit, di recente arrestato e deportato da Israele per aver creato un murales della diciasettenne palestinese Ahed Tamimi mentre era detenuta nelle carcere israeliane.
Secondo consuetudine, Israele dovrebbe ospitare Eurovision 2019 nel maggio prossimo, a seguito della vittoria della sua rappresentante Netta Barzilai nell’edizione del 2018. Da allora si sono diffusi numerosi appelli per il boicottaggio della competizione.
Altri firmatari della lettera comprendono il vincitore di Eurovision 1994 per l’Irlanda, Charlie McGettigan, i finalisti dell’Eurovisione finlandese Kaija Kärkinen (1991) e Kyösti Laihi (1988), e il direttore artistico del teatro nazionale portoghese Tiago Rodrigues. Affermano: “Eurovision 2019 dovrebbe essere boicottato se è ospitato da Israele mentre continua la sua grave, decennale violazione dei diritti umani palestinesi”.
A giugno, le organizzazioni culturali palestinesi hanno fatto appello per il boicottaggio dell’Eurovisione 2019, sottolineando che: “Il regime israeliano di occupazione militare, colonialismo di insediamento e apartheid fa uso spudorato di Eurovision come parte della sua strategia ufficiale di Brand Israel, che cerca di mostrare ‘la faccia più bella di Israele’ per distogliere l’attenzione dai suoi crimini di guerra contro i palestinesi”.
Nick Seymour del gruppo australiano Crowded House, il coreografo e regista teatrale Alain Platel e l’attore danese Jesper Christensen si uniscono al romanziere Yann Martel, al compositore catalano Lluís Llach, al coro sloveno ŽPZ Kombinat e all’attrice statunitense Alia Shawkat nel firmare la lettera.
Olof Dreijer e Karin Dreijer, già del duo svedese The Knife, hanno anche aggiunto i loro nomi all’appello, che afferma: “Il 14 maggio, pochi giorni dopo la vittoria di Israele all’Eurovision, l’esercito israeliano ha ucciso 62 manifestanti palestinesi disarmati a Gaza, inclusi sei bambini, ferendone centinaia, la maggior parte con munizioni vere. Amnesty International ha condannato la politica israeliana di ‘sparare per uccidere o mutilare’ e Human Rights Watch ha descritto le uccisioni come ‘illegali e calcolate’”.
La lettera, firmata anche dai registi Alain Guiraudie, vincitore del miglior regista a Cannes 2013, Ken Loach, Mike Leigh, Eyal Sivan e Aki Kaurismäki, i finalisti della selezione nazionale islandese dell’Eurovision 2017 Daði Freyr e Hildur Kristín Stefánsdóttir, e il musicista norvegese Moddi, conclude:
“L’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) ha chiesto ad Israele di trovare una sede ‘non divisiva’ per l’Eurovision 2019. Dovrebbe annullare completamente Israele come paese ospitante della competizione e trasferire l’hosting dell’evento in un paese dove lo stato dei diritti umani è migliore. L’ingiustizia divide, mentre la ricerca della dignità e dei diritti umani unisce”.
La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), membro fondatore del Comitato nazionale palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS), ha dichiarato:
“Gli organizzatori dell’Eurovisione hanno chiesto a Israele di rispettare la libertà di espressione e di movimento come condizione per ospitare il concorso. Ministri israeliani hanno apertamente respinto la richiesta, insistendo invece di applicare le leggi repressive e antidemocratiche di Israele.
“Gli organizzatori dell’Eurovisione dovrebbero ascoltare gli appelli di finalisti (incluso un vincitore), presentatori, commentatori e giudici dello stesso Eurovisione, così come la più ampia comunità di artisti, e spostare definitivamente la competizione da Israele”.
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