La reazione scomposta alla marea femminista che il 30 marzo, in occasione delle tre giornate di Verona Città Transfemminista organizzate da NON UNA DI MENO, ha riempito le strade di Verona, non si è fatta attendere nemmeno a Bologna. L’associazione neonazista Evita Peron, costola femminile di Forza Nuova, già autrice di blitz notturni ai centri antiviolenza di Bologna, Parma e Modena, e prima ancora di Ravenna, mercoledì sera ha tentato un “attacco” anche alla Libreria delle Donne di Bologna, affiggendo messaggi minatori alla serranda della libreria. L’obiettivo, successivamente rivendicato sui social, era l’evento “Identità di genere nei libri per l’infanzia”, promosso dal progetto “Raising my rainbow. Bambin* gender variant tra gioco e società”. L’azione, è stata subito neutralizzata da un* passante che ha staccato i volantini di Forza Nuova lasciando un messaggio antifascista.
Quello che ci preoccupa non sono quattro volantini deliranti, bensì i forti legami che, come abbiamo visto a Verona, intercorrono tra il governo, i partiti di estrema destra e i gruppi ultracattolici presenti al Congresso Mondiale delle Famiglie (WCF). Azioni come queste sono la prevedibile conseguenza del clima d’odio orchestrato e agito in quell’occasione e ormai diffuso. Un’intolleranza violenta, legittimata dalle istituzioni, a molti livelli, come dimostra l’incontro che verrà ospitato a Bologna giovedì prossimo, 11 aprile, presso la sala polivalente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna: un “convegno”, intitolato “Sì alle leggi per la famiglia. No alla legge sulla omotransnegatività”, che darà ancora una volta spazio e voce a diversi neofondamentalisiti intervenuti allo scorso WCF. Non si tratta di un’iniziativa “democraticamente” innocua, anzi, il disegno politico che la sottende è repressivo, razzista e aggressivo: lo dimostrano gli atti intimidatori che la precedono, così come le proposte omolesbotransfobiche che da lì verranno fatte.
Per questo non intendiamo affatto essere “accoglienti” o “dialogare”, come ha suggerito invece a mezzo stampa il sindaco di Bologna.
Gli attacchi ripetuti all’autodeterminazione di donne, lesbiche, gay, persone trans e intersex, di qualsiasi età, si sommano e si riflettono nella violenza razzista, istituzionale e sociale. Non basta appendere bandiere rainbow alle finestre del Comune, nessuno spazio deve essere concesso alla violenza dei neofondamentalismi e dei fascismi.
Non Una di Meno lotta quotidianamente nelle case e nelle strade di tutto il mondo per un futuro e un presente femminista, che non lasci nessun* indietro. Risponderemo come sempre a queste derive e a questi attacchi: con migliaia di voci, irriducibili alle norme di genere, arrabbiate e vitali, contro la reazione familista e fascista.
Gli spazi femministi non si toccano, non si toccano le nostre vite, le nostre scelte.
Organizziamo collettivamente la rabbia, sempre e ancora una volta, trasformandola in potenza gioiosa come a Verona. Per ogni attacco ricevuto saremo mille in più e #nonunadimeno.
Giovedì 11 aprile, ci ritroviamo in piazza del Nettuno:
⚡️ dalle 18.00, al Presidio per Nasrin Sotoudeh promosso dalle Donne in nero – Bologna, contro tutti i neofondamentalismi e i fascismi
⚡️ dalle 19.00 per prepararci a risignificare il centro della città con i nostri corpi desideranti, le nostre voci, altissime e feroci, e i panuelos fucsia, simbolo delle lotte femministe nel mondo.
???? “Non metterti mai tra un* drago e la sua rabbia”: seguilo, libera il desiderio, genera lotte! ????