Non si può morire di scuola – per Lorenzo Parelli e tuttu lu altru

La scuola azienda uccide, il lavoro uccide. Non si può morire di scuola, non si può morire di lavoro.
E’ stato ucciso un ragazzo, #LorenzoParelli di 18 anni. Uno studente ingabbiato in un sistema educativo che da anni viene svuotato della sua funzione per preparare ad un “mondo del lavoro” insensato. Che questa morte non rimanga senza senso.
Abbiamo letto tante belle parole, ma escono dalla bocca dei responsabili di questo sistema, la “buona scuola”, che prepara la società ad una rigida divisione sociale sulle linee della classe, del genere e della provenienza. Se questa è la bontà noi rispondiamo che vogliamo GIUSTIZIA, vogliamo una scuola GIUSTA.
Sono anni che lo denunciamo. Quale sicurezza sul lavoro? Chi si prende cura delle/degli studenti? i docenti referenti del PCTO dalla sala insegnanti, un gruppo whatsapp, i datori di lavoro? E non si tratta solo di morire, sul lavoro si vivono soprusi, molestie, violenza di stampo razzista, omolesbobitransfobico, misogino…
come possiamo pensare di continuare ad inviare ragazz* a lavorare gratuitamente (o per un “obolo”) “sotto padrone”?
Se questo è il prezzo lo abbiamo pagato #scioperogenerale

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🎥Queer freedom – Proiezione di film queer in arabo
19 gennaio 2022, ore 19:30, Centro sociale della Pace, via del Pratello 53
Aperitivo + proiezione di film froci arabi in lingua originale con sottotitoli in inglese + chiacchiere e socialità
Evento promosso dal Circolo ricreativo di lingue e culture lgbit+ & B-Side Pride
🎥مجتمع الميم الحر في ١٩يناير٧:٣٠ مساء عبر via del Pratello 53
نجتمع لعرض افلام عربية قصيرة مع الترجمة للانجليزية و يمكننا تناول المقبلات و شرب بعض المشروبات لزيادة التواصل الاجتماعي بمختلف اللغات والثقافات
– ملاحظة : للدخل يجب ان يكون معك ” غرين باس – اثبات انك اخذت جرعتين من اللقاح “
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Verso lo sciopero Genderale – Stati Genderali

Condividiamo l’adesione allo sciopero Generale del 16 Dicembre 2021 degli Stati Genderali:

𝐕𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥𝐨 𝐬𝐜𝐢𝐨𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐃𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟔 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟏💥
𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐋𝐆𝐁𝐓𝐐𝐈𝐀+, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐞 𝐧𝐞𝐮𝐫𝐨𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐞 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 – 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 – 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫ǝ, 𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. Negli ultimi vent’anni il racconto pubblico ha contrapposto la rivendicazione dei diritti sociali a quella per i diritti civili. Vogliamo smentire questa contrapposizione: siamo persone che lavorano e contemporaneamente persone discriminate o messe al lavoro in virtù della propria identità di genere, orientamento sessuale e identificazione geografica. Siamo quindi persone costrettə a lavorare per sopravvivere, sottopostə alla divisione e organizzazione del lavoro nel sistema capitalistico. Questo ci parla della necessità di leggere la nostra condizione attraverso la nostra esperienza di persone LGBTQIA+, disabili e neurodivergenti. Per questo 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐨 𝐬𝐜𝐢𝐨𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟔 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟏, 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐥𝐞 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐆𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐃𝐫𝐚𝐠𝐡𝐢, peraltro espresse dallo stesso Parlamento che ha bocciato il ddl Zan. Portiamo quindi in questo sciopero le nostre specifiche richieste, sia di carattere economico sia sociale.
𝐋𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐨𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐞 𝐜𝐢𝐬𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞, 𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐛𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐞, 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢. In alcuni settori le nostre specificità, supposte o reali, vengono strumentalizzate dallo sfruttamento lavorativo nel quadro del diversity management. Le soggettività lgbtqia+ sono quindi più esposte alla precarizzazione in quanto maggiormente ricattabili, sia in virtù dell’omo-lesbo-bi-trans-fobia diffusa, sia per l’assenza del welfare della famiglia di origine da cui molte volte siamo costrette ad allontanarci o in aperta antitesi. 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐪𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢 𝐥’𝐚𝐝𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐜𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐀𝐥𝐢𝐚𝐬 𝐢𝐧 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐢 𝐥𝐮𝐨𝐠𝐡𝐢 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐞 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. Anche il permesso di soggiorno e la cittadinanza sono spesso strumenti attraverso i quali vengono ricattate tutte le persone migranti e di seconda generazione, e 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐢𝐨̀ 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐨.
𝐆𝐥𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐨𝐜𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐦𝐢𝐫𝐚𝐭𝐢, 𝐦𝐚 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐞 𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐢𝐬𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐩𝐚𝐠𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝟔𝟖/𝟗𝟗, 𝐞 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝟏𝟎𝟒/𝟗𝟐. 𝐃𝐞𝐧𝐮𝐧𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐞 𝐩𝐚𝐭𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐞 𝐢𝐧𝐯𝐚𝐥𝐢𝐝𝐚𝐧𝐭𝐢 (spesso si tratta di malattie considerate “femminili” come fibromialgia, vulvodinia, ecc) o dello 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐮𝐬 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐚𝐥𝐢𝐝𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐬𝐞𝐱 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐫𝐮𝐫𝐠𝐢𝐜𝐢 𝐜𝐨𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚. La legge 104/92 in questione, peraltro, non tutela alcune neuro divergenze perché considerate “ad alto funzionamento”, come l’ADHD, e non gli riconosce lo status di invalidità. Molte persone neuro divergenti sono costrette a nascondere la propria condizione in sede di colloquio. Per tutti questi motivi 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝟏𝟎𝟒 𝐞 𝐮𝐧 𝐬𝐮𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐫𝐢𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨. 𝐑𝐢𝐭𝐞𝐧𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧𝐬𝐮𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐛𝐨𝐧𝐮𝐬 𝐜𝐚𝐫𝐞𝐠𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬 𝐞 𝐬𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 “𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐲 𝐜𝐚𝐫𝐝”: 𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐚𝐯𝐫𝐚̀ 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐟𝐢𝐜𝐢?
𝐈𝐥 𝐬𝐚𝐥𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐦𝐢𝐧𝐢𝐦𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐝𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐞𝐝𝐝𝐢𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐠𝐥𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐫𝐚𝐫𝐜𝐢 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐚𝐭𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀. Le due misure sono legate e complementari. Questi provvedimenti non sarebbero esaustivi: 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐥𝐮𝐨𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨. 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥’𝐚𝐛𝐨𝐥𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 “𝐣𝐨𝐛𝐬 𝐚𝐜𝐭” 𝐞 𝐥𝐚 𝐫𝐞𝐢𝐧𝐭𝐞𝐠𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐫𝐭. 𝟏𝟖: in questo quadro di sicurezza rivendichiamo la 𝐝𝐞𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐟𝐨𝐫𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐞, 𝐬𝐢𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚, e le condizioni economiche e logistiche di adeguato svolgimento secondo le esigenze di chi lavora nel settore. Chiediamo inoltre il potenziamento delle forme di welfare che consentano il cambio di lavoro e la fuoriuscita da condizioni schiavili, di ipersfruttamento e violente generate dalla tratta in tutti i settori.
𝐑𝐢𝐭𝐞𝐧𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐮𝐧 𝐫𝐢𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐰𝐞𝐥𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐯𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚, 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢𝐬𝐜𝐚 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭ǝ 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐥𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚, 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐚𝐢 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚, riconoscendo l’𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 𝐞 𝐢 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐦𝐩𝐨 𝐝𝐚𝐢 𝐦𝐨𝐯𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢, attraverso programmi di finanziamento strutturali e fuori dalla logica competitiva dei bandi. Come S/Famiglie pretendiamo il riconoscimento dei nostri legami, il riconoscimento della nostra genitorialità e un piano di supporto alle famiglie monogenitoriali. 𝐀𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐒/𝐅𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐞.
Questa è solo una delle tante occasioni di protesta e sciopero che attraverseremo come parte del movimento di classe.
💪𝐏𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐢 𝐯𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐢𝐥 𝟏𝟔 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨 𝐚𝐝 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐢𝐧𝐧𝐨𝐯𝐚𝐭𝐚 𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐞.

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MOLTOPIUDIZAN – SABATO 30.10 ORE 12:00 PIAZZA NETTUNO BOLOGNA

𝐋𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐮𝐬𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐭𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐃𝐝𝐥 𝐙𝐚𝐧, 𝐟𝐚𝐫𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐞 𝐯𝐞𝐫𝐛𝐚𝐥𝐢 𝐢𝐫𝐫𝐢𝐜𝐞𝐯𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢, 𝐜𝐢 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐢𝐧 𝐏𝐢𝐚𝐳𝐳𝐚, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐧 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐞, 𝐚𝐥 𝐠𝐫𝐢𝐝𝐨 𝐌𝐎𝐋𝐓𝐎𝐏𝐈𝐔𝐃𝐈𝐙𝐀𝐍!

𝐈𝐥 𝟐𝟕 𝐎𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟏 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭* 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐟𝐟𝐨𝐬𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐙𝐚𝐧. Atto inaspettato, quanto sospetto e preventivato, è stato espressione dell’𝐨𝐦𝐨𝐥𝐞𝐬𝐛𝐨𝐛𝐢𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚 diffusa in questo Paese. Non solo, dimostra ancora una volta quanto la 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 sia intrinseca al nostro sistema e ai suoi “rappresentanti”, che esultano mentre privano le persone dei propri diritti. Questo non fa che sommarsi alle 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐋𝐆𝐁𝐓𝐐𝐈𝐀+ 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐪𝐮𝐨𝐭𝐢𝐝𝐢𝐚𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐞𝐥𝐥𝐞.

Come se non bastasse, la Legge Zan è morta anche perché è diventata terreno di battaglia per la resa dei conti tra partiti, compiendo un 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐨 𝐚𝐥 𝐫𝐢𝐛𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐬𝐮𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐫𝐩𝐢, che non abbiamo accettato fin dall’inizio del dibattito parlamentare.

Sappiamo che ad aver guidato la mano dei senatori nel segreto del voto è soprattutto la 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚 𝐩𝐨𝐢𝐜𝐡𝐞́ 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐥’𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐡𝐚 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐥𝐜𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐞𝐦𝐢𝐜𝐚 contro questo provvedimento, con l’aiuto di una minoranza di “femministe” allineate al potere e lontane dalle posizioni del femminismo contemporaneo, quello che riempie le piazze e non le pagine dei giornali.

Durante questo anno siamo sces* in piazza gridando #moltopiudizan, consapevoli che quella legge rappresentava il minimo di ciò che davvero vogliamo. 𝐍𝐨𝐧 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐜𝐜𝐢𝐬* 𝐨 𝐚𝐠𝐠𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭* 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐨𝐫𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐨 𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚 𝐝𝐢 𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐦𝐢𝐬𝐨𝐠𝐢𝐧𝐨. Abbiamo sperato nell’articolo 4 e di poter così sedimentare le azioni positive contro le discriminazioni nelle scuole con un’𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞, 𝐚𝐥 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀. Abbiamo sperato di poter fare un primo passo verso quello di cui abbiamo veramente bisogno: una 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐬𝐮𝐥𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 che garantisca a tutte le persone trans l’accesso alla transizione gratuita e al cambio dei documenti senza l’avvallo dei tribunali.

𝐕𝐎𝐆𝐋𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐮̀, e lo abbiamo dimostrato a Bologna in 30.000 durante il Rivolta Pride del 3 Luglio 2021.

𝐕𝐎𝐆𝐋𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐓𝐔𝐓𝐓𝐎!

𝐒𝐀𝐁𝐀𝐓𝐎 𝟑𝟎.𝟏𝟎.𝟐𝟎𝟐𝟏
𝐏𝐢𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐍𝐞𝐭𝐭𝐮𝐧𝐨 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟐:𝟎𝟎

*𝑅𝑖𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑃𝑟𝑖𝑑𝑒: 𝑟𝑒𝑡𝑒 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎𝑑𝑖𝑛𝑎 𝑑𝑖 𝑎𝑠𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖, 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖 𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝐿𝐺𝐵𝑇𝑄𝐼𝐴+

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SLUTWALK TRANSFEMMINISTA 17.10

Oggi 14:30 SLUTWALK TRANSFEMMINISTA
Tutta la rete Rivolta Pride e l* attivist* transfemministe #nonunadimeno rispondono alle numerose violenze contro lesbiche froce trans e non binarie nello spazio pubblico.
Non troverete sui giornali ogni aggressione perché non tutt* denunciano, non tutte le denunce hanno visibilità.
In sorefratesibillanza con l* compagn* che hanno reso pubblici gli attacchi, come il Gruppo Trans, con chi ha scelto l’assemblea per raccontare e organizzarsi, con chi non sta in nessuna rete o collettivo o associazione e si ritrova isolat*, con chi lotta e con chi si sottrae per sopravvivenza.
Lo stato d’emergenza permanente è un patriarcato razzista e eterosessista che da secoli marginalizza e sfrutta. Lo stato d’emergenza è qui e ora anche nella Bologna “gay friendly” dove basta squarciare il velo arcobaleno per accorgersi che ogni giorno siamo costrett* a perdere tempo ed energie per vivere e sopravvivere in una socialità e una cultura sempre più imbruttite.
Brutte, belle, bellebrutte noi siamo tutto. E tutto vogliamo: CE LO PRENDIAMO.

Oggi alle 14:30 da Piazza Nettuno è solo l’inizio.

 

IL RIVOLTA PRIDE TORNA IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA OMOLESBOBITRANSFOBICA

Domenica 17 ottobre ci troveremo in Piazza Maggiore alle 14.30 per attraversare insieme la città e dare spazio a tutta la nostra rabbia contro la violenza misogina e omolesbobitransfobica che ci colpisce quotidianamente. Nelle ultime settimane, infatti, abbiamo raccolto testimonianze di diverse aggressioni a danni di donne lesbiche, di persone trans e queer. Non tutt* hanno denunciato e, come in infiniti altri casi, non rientreranno nelle statistiche. Chi ha provato a sporgere denuncia, spesso si è trovat* di fronte agenti che hanno messo in dubbio e minimizzato le violenza. Alla violenza lesbofobica, transfobica, bifobica, omofobica e misogina in strada si è quindi aggiunta quella istituzionale.

Tutte queste violenze si sono consumate di fronte a un pubblico indifferente, anestetizzato dall’individualismo e da una malsana abitudine alle discriminazioni quotidiane. Mentre registriamo la quotidianità della violenza che viviamo come soggetti “altri” (non eterosessuali, non cisgender), noi non abbiamo nessuna intenzione di abituarci o ignorarla, né di permettere che le persone intorno a noi continuino a guardare dall’altra parte. Per questo domenica ci riprenderemo lo spazio pubblico, per frocizzare insieme lo spazio pubblico e dare voce a tutta la nostra rabbia.

Negli ultimi mesi, dopo le riaperture in seguito al lockdown, la violenza misogina e omolesbobitransfobica nello spazio pubblico è aumentata vertiginosamente, colpendo impunemente donne e persone LGBTQIPA+. La quotidianità di queste violenze ci logora dentro e ci fa sentire meno sicur* tuttu.

Il dibattito sul DDL zan ci ha viste più unit* che mai e visibili nelle piazze che hanno elettrizzato il paese da Maggio all’estate: la nostra ritrovata convergenza ci ha res* forti, ma la destra ha trovato in noi l’ennesimo capro espiatorio. Questa esposizione ci ha res* più vulnerabili davanti all’inasprimento della violenza eterocispatriarcale, ma noi non faremo alcun passo indietro e siamo qui per ribadire che vogliamo #moltopiùdizan e che nessuna violenza rimarrà senza risposta!

Stiamo vedendo una rinnovata alleanza tra le destre reazionarie, catto-fasciste e fondamentaliste, e un autoproclamato femminismo trans-escludente, che stanno cercando di legiferare al ribasso sui nostri corpi, dall’Italia all’Europa dell’Est e oltre. Gli effetti di questa propaganda hanno conseguenze materiali che si riversano nelle nostre vite, non soltanto attraverso le violenze quotidiane che subiamo solo per il fatto di esistere, ma si traducono anche in una violenza istituzionale trasnazionale che impedisce di fatto di autodeterminarci come vogliamo.

Nella Bologna che si racconta come progressista e queer friendly, noi non abbiamo abbiamo trovato un luogo sicuro ma l’ennesima riproduzione della violenza eterocispatriarcale.

Dal 3 luglio a oggi la rete Rivolta Pride è stato invece uno spazio di ascolto e di risposta alla violenza altrove ignorata. Ancora una volta amic*, compagn*, sorelle hanno trovato nella comunità LGBTQIPA+ uno spazio sicuro in cui prendere parola davanti alle molestie e alle violenze che subiamo nel quotidiano: domenica 17 scendiamo tutt* in piazza per fr0cializzare la città attraversandola con la nostra fierezza e irriverenza

NESSUN* DA SOL*!

 

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S/relazioni mostruose e corpi fuori norma

«Siamo le creature mostre, non vogliamo dirvi che è tutto a posto, né tranquillizzarvi, non abbiamo intenzione di guarire, normalizzarci, redimerci; non siamo innocue e non vi garantiamo da avvelenamenti, contagio, contaminazione; non vi chiediamo perdono, pietà, indennità, incolumità. Non vi chiediamo di lasciarci integrare nella vostra società, veniamo a dirvi “state in guardia” e “guai a chi ci tocca”».

📌Ci vediamo l’8 ottobre alle ore 20:00 per parlare con Filo Sottile e Babs (Laboratorio Smaschieramenti) di cosa voglia dire essere una persona trans oggi. Saremo al Centro Sociale della Pace!

🎙A seguire la performance di Filo Sottile “Mostre&Fiere”

📚Trovate anche il banchetto della Libreria delle Donne per altre letture fuori norma!

 

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SMASCHIERANDO LE AMMINISTRATIVE

Articolo su La Falla

Il Laboratorio Smaschieramenti prende parola sulle amministrative bolognesi

Come realtà collettiva autonoma transfemminista e frocia, seguiamo con interesse le vicende politiche locali e ci siamo trovat* in passato a diventarne protagonist*.

Nel 2015 siamo stat* sgomberat* da Atlantide, nel 2016 e poi ancora nel 2017 dalle Consultorie Autogestite. Abbiamo debordato nelle strade e costruito alleanze, reti.

Seppur lontan* dai palazzi (o spesso allontanat*), prendiamo parola in questo momento storico che vede aumentare la precarietà e la fragilità delle nostre vite transfemministe da un lato, ma che dall’altro ci restituisce forza espansiva attraverso l’autorganizzazione degli ultimi anni, come Smaskie, come BSide Pride e infine dentro il Rivolta Pride del 3 luglio 2021. Il Pride di quest’anno rappresenta per la comunità e il movimento LGBTQIA+ e transfemminista una novità assoluta dal punto di vista dell’autorganizzazione e delle relazioni tra noi. Lo abbiamo costruito attraverso un processo politico trasversale in grado di rafforzare l’alleanza tra le associazioni LGBTQIA+ e i collettivi transfemministi queer, la rete #moltopiùdizan, il movimento femminista globale Non Una Di Meno, le reti EAST public group (Essential Autonomous Struggles Transnational) e Feministas Transfronterizas.

Il Rivolta Pride è stato il momento conclusivo della Settimana Transfemminista organizzata a Bologna e ha evidenziato l’orizzonte teorico e pratico di questa alleanza (anche) transnazionale: abbiamo ribadito che riconosciamo la violenza di genere e omolesbobitransfobica come un’oppressione sistemica e strutturale che colpisce le nostre vite su ogni livello e a diverse intensità, che il Pride è una manifestazione politica e autorganizzata dal basso, che i nostri corpi di donne, frocie, lesbiche, trans, intersex, sex worker, persone migranti e razzializzate, persone con disabilità, pro-sex e sierocoinvolte non sono strumenti di propaganda per nessuno. La Settimana Transfemminista è stata una risposta di massa e dal basso all’attacco eteropatriarcale che sta colpendo le donne e le persone LGBTQIA+ di tutto il mondo e che durante la pandemia ha alzato ulteriormente il suo livello di violenza. Abbiamo svelato la connessione catto-fascista, fondamentalista e reazionaria che sta unendo le nuove destre xenofobe a un sedicente femminismo trans-escludente e omofobo. A mettere in relazione queste due fazioni è il desiderio – o meglio, la progettualità politica – di piegare i nostri corpi a un destino unico e universale, disegnato dal patriarcato coloniale per la propria riproduzione, imposto dal sistema binario di genere, capitalista e familista, che da sempre tenta di togliere la parola e lo spazio pubblico alle soggettività femminilizzate e marginalizzate.

Durante il Rivolta Pride queste voci si sono sentite forte e chiaro, mentre non bastava una città intera per contenere i nostri corpi. #moltopiùdizan ha significato superare la dicotomia di un dibattito al ribasso, già visto con la legge Cirinnà per le unioni civili e ora con quella attuale di Zan contro l’omolesbobitransfobia, che colloca e sussume le nostre rivendicazioni, tra un mero punitivismo carcerario e la concessione di fondi per la realizzazione di progetti istituzionali certamente non bastevoli.

Rilanciare politicamente #moltopiùdizan vuol dire tentare di ribaltare il potere «dentro e fuori», nelle piazze e tra le leggi, per una trasformazione complessiva dell’intero sistema orientata alla cura collettiva, conflittuale e transfemminista.

Questo quadro non ha una proiezione diretta sulle amministrative, che vedono candidat* LGBTQIA+ e alleate in ordine sparso in varie liste con diverse opzioni politiche e strategiche, ma allo stesso tempo presenta a chi arriverà a governare la città una serie di rivendicazioni e urgenze che starà al movimento proporre e imporre:

Un sistema educativo in grado di implementare un serio contrasto alla violenza di genere e del genere fin dall’infanzia, perché non basta intervenire in seguito alla violenza, ma si deve prevenire con un approccio intersezionale e che tenga conto delle mutate circostanze per le e i giovani in questo momento storico.

– Una reale universalità nell’accesso alla salute, vogliamo che i servizi pubblici lo siano davvero anche per noi persone sieropositive, persone disabili, per noi donne, per noi persone trans e per noi lesbiche. Per noi, salute significa anche accesso gratuito alla PreP, prevenzione reale di HIV e ITS e spazi e fondi strutturali.

– L’implementazione di processi virtuosi che fin dalle iniziative locali possano portare a un reale diritto di autodeterminazione per le persone trans e quindi al superamento della legge 164/1982 per includere la molteplicità dei percorsi non binari e transgender.

– Fondi e spazi per centri antiviolenza e case rifugio gestiti dalla comunità di riferimento delle persone che subiscono violenza, servizi per persone LGBTQIA+ rifugiatə, percorsi di fuoriuscita anche per minori discriminati per la loro identità di genere o per la loro sessualità.

– Il reddito di autodeterminazione e l’accesso al lavoro, punto centrale per il contrasto alla violenza di genere e omolesbobitransfobica.

– Spazi per poterci organizzare, per promuovere forme di socialità safer e slegate dalla mera accumulazione di capitale.

Questa è una lista provvisoria, che contiamo sarà implementata da un movimento in crescita, espansivo e deciso.

Tornando alle elezioni, se da un lato il risultato elettorale sembra quasi scontato, dall’altro non saranno scontati gli equilibri tra le varie liste e sicuramente fa la differenza proporsi con la sinistra dello schieramento piuttosto che candidarsi con gruppi o partiti che a livello nazionale lavorano per affossare il ddl Zan assieme alle destre. Ma una cosa la vogliamo dare per scontata: che il percorso che ha prodotto il Rivolta Pride e la galassia del #moltopiùdizan anche in questa città non è più disponibile a delegare in bianco a nessun* la rappresentanza delle istanze LGBTQIA+. Saremo tutt* parte attiva nell’autorganizzare i bisogni, unit* contro ricatti politici e tentativi di riappropriazione delle istanze della comunità, autonome e autorevoli nel difendere e ripensare i servizi e nel moltiplicare forme e spazi del mutualismo e della socialità LGBTQIA+.

 

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Genova 2001/2021 CI MUOVE ANCORA IL DESIDERIO

Sono passati 20 anni. Molt* di noi erano lì e chi non c’era sente di esserci stat*. Genova 2001 è una dimensione dove alcun* si sentono ancora intrappolat*, altr* vi cercano i semi della liberazione, della resistenza, di quella rabbia e di quell’amore che ci muove ancora. Non ci siamo mai fermat*, abbiamo iniziato allora a gridare con forza molte delle istanze che sono oggi le nostre priorità: no alle frontiere, no al neoliberismo economico e allo sfruttamento delle “risorse“ umane, animali e ambientali. 

Gay, lesbiche e trans contro il liberismo, “omosessuali e lesbiche” dedicarono il Pride di Roma proprio alla lotta contro le politiche promosse dai potenti del mondo difesi in quei giorni da uno stato fascista e dai suoi scagnozzi torturatori. 

A Genova c’erano tuttu, il “movimento dei movimenti” transnazionale, intersezionale. Avevamo uno e molti piani, sono ora quegli stessi, aggiornati o rivisti, pure radicalizzati, e Genova e la morte di Carlo Giuliani e l* compagn* alla scuola Diaz e a Bolzaneto ci urlano dentro. Non è lo Stato a difenderci, noi siamo contro gli Stati e i loro confini territoriali, sociali, economici. Siamo noi che cambiamo il mondo perché è una necessità, perché ci dobbiamo vivere e lo sappiamo: non è per noi. 

Siamo le fro*e, LGBTQIA+, siamo transfemministe. 

Faremo del mondo la nostra casa. Lo dobbiamo a noi stess*: CI MUOVE ANCORA IL DESIDERIO. 

#genova #G8Genova #G8 #Genova2001 #CarloGiuliani #CarloVive #ventanni #lgbtqia #noborders #socialforum #moltitudine 

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RIVOLTA PRIDE – Smaschieramenti

Hack your city: frocizza la città

Ci siamo perse nelle nostre stesse parole, fra le gocce di sudore dei nostri corpi, sdraiate sulle lingue che leccavano il rossetto sulle nostre labbra: dobbiamo ancora ricostruirci le unghie, pettinarci i peli delle gambe, mettere le ciglia finte e nascondere le molot… ah, questo no, almeno a ‘sto giro.

La perdita del nostro stesso senso dell’orientamento è stata riacquisita nel momento in cui abbiamo realizzato che nella piazza del Rivolta Pride del 3 luglio eravamo più di ventimila sinergie connesse, da una voglia di spaccare tutto a quella di lanciare il nostro messaggio, questa volta più politico che mai.

Ci aspettavamo andasse bene, perché sapevamo che gli sforzi fatti non sarebbero stati vani. Non lo avremmo mai permesso, perché a prescindere dalla partecipazione numerica, eravamo ben consapevoli della forza del processo politico che ha portato alla costruzione di questo Rivolta Pride. Di certo però il superamento delle proprie aspettative è sempre una buona notizia.

Non ci siamo risparmiate niente, abbiamo detto tutto quello che volevamo e dovevamo dire: il nostro discorso si è scomposto tra i vettori delle reti di comunicazione digitale, si è assaggiato tra le fighette fritte e gli strap-on del Sacro Culo, si è affermato negli interventi rivendicativi diffusi tra le vie della città.

Quella di sabato 3 luglio è stata una giornata davvero importante, perché ce l’abbiamo fatta: abbiamo letteralmente hackerato lo spazio pubblico per un giorno intero. Le strade di Bologna erano nostre, tuttu lu presenti potevano percepirlo. Un corteo che ha rivoltato il concetto della neutralità spaziale, che si è opposto fortemente a chi continua a dire che il nostro modo di rioccupare le città è una pagliacciata, è eccessivo, che non c’è bisogno di mostrare – ed anzi, è addirittura controproducente – questo lato di noi e che faremmo meglio a tenerlo nascosto nel privato. No, non è così, e non ci dispiace per niente.

Ancora una volta abbiamo rivendicato l’indecorosità dei nostri corpi, da sempre inadattabili al regime eteronormato, abilista e razzista che regola i flussi di privilegio che scorrono nelle città, nelle province, nei paesi, e trasmessi verticalmente da un’idea applicata di Stato che poggia sul triangolo Padre-Patria-Nazione. Abbiamo cercato di costruire un Pride per tuttu, che potesse rappresentare tutti gli orgogli delle soggettività più marginalizzate possibili, antirazzista e antiabilista. L’hacking che abbiamo operato con il Rivolta Pride ha attraversato in maniera conflittuale, contraddittoria, transfemminista queer, le linee di razza, genere, classe e normoabilità che innervano le città. È stata una giornata di cura conflittuale, in cui l’espressione pacifica del corteo non ha ridotto la rabbia e l’importanza politica dei nostri discorsi. Le micro-aggressioni che sono successe durante e dopo la manifestazione avranno la risposta che meriteranno, perché non vogliamo più avere paura, perché vogliamo essere libere, perché questo eterocispatriarcato lo incendiamo con le nostre fiamme fuxia.

Abbiamo provato a dire la verità: per onestà politica e intellettuale, sapevamo che da solu non avremmo mai avuto la forza e la capacità di costruire un Pride così immenso. Ed oltretutto, l’angolino non ci basta più: vogliamo tutta la stanza, tutta la casa, tutto il palazzo, tutta la città, tutto il mondo. E forse questo è stato così chiaro da far sì che persino la stampa mainstream se ne accorgesse, finalmente.

Sappiamo che questo risultato a Bologna si è potuto ottenere con decenni di lotte politiche femministe prima, LGBTQIA+ e transfemministe poi. Sappiamo soprattutto che una legge non è sicuramente la nostra massima aspirazione, e lo testimonia il fatto che come femministe e transfemministe camminiamo sul filo del rasoio quando c’è da dibattere su cosa è o non è l’intero sistema di corpo di leggi per noi: soprattutto su di noi si riversa l’odio delle politiche statali e neoliberali che regolano il sistema, soprattutto su di noi si scatena la violenza della polizia quando manifestiamo, quando passiamo i confini, quando attraversiamo le strade, quando nelle strade ci lavoriamo come lavoratrici e lavoratori sessuali – come a San Berillo qualche mese fa. Sappiamo che le leggi attuali sono sbilanciate verso il potere maschile, misogino, omolesbobiatransfobico, razzista, e che quando ne viene fatta una per noi rimane spesso inapplicata o si presenta piena di difetti. Sappiamo che le nostre sorelle, le nostre compagne trans, marciscono in galera in pessime condizioni, spesso nel reparto di cui il genere non è il loro. #Moltopiùdizan è uno slogan che ha racchiuso anche tutte queste critiche durante le nostre assemblee, i nostri incontri e le birre informali, provando a superarle. Questo perché viviamo nella consapevolezza che i nostri corpi vivono di e nelle contraddizioni: molt* di noi sono insegnanti che ogni giorno vedono il proliferare della violenza di genere e dei generi tra fasce d’età molto giovani, in mancanza di una seria educazione sessuale, all’affettività, al consenso e al piacere. Molt* sono operatori pubblici, che da anni sentono sulle proprie spalle gli effetti dei tagli agli investimenti nel settore causati dal neoliberismo. Altr* sono sex workers, cis e trans, che ben sapendo della violenza puttanofobica dello stato e dei suoi apparati, reclamano a gran voce la decriminalizzazione del proprio lavoro per autodeterminarsi realmente – è storica la sentenza che a

 Barcellona ha dato ragione alle istanze delle lavoratrici sessuali del Sindacato Otras, che ha permesso la legalizzazione dello statuto e il diritto a costituirsi sindacato ufficiale.

Ciò che noi pensiamo del potere è che bisogna ribaltarlo, rivoltarlo, in ogni modo e luogo, tra le righe delle Costituzioni e l’asfalto delle strade, tra le case rifugio e le occupazioni femministe, come dal 2019 stanno facendo in Cile. Il Rivolta Pride è stato il risultato di un esperimento che voleva seguire questo senso. “Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”; perché la violenza sistemica non sia più normalizzata. Perché la gestione neoliberale della pandemia globale da Covid-19, alle violenze, ci ha esposto ancora di più. Perché sappiamo che la riproduzione delle nostre vite, umane e non umane, in un mondo ecologicamente al collasso non è possibile, e che la liberazione transfemminista queer passa anche da un totale ribaltamento del rapporto capitalocentrico dominante.

La sfida è aperta: il Rivolta Pride si sente ancora, accompagnata da Rumore della nostra Raffaella.

 

 
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Rivolta Pride – Bologna Transfemminista

I collettivi e le associazioni LGBTQIA+ di Bologna con il nodo locale di Non Una Di Meno si fanno carico di una nuova progettualità politica e organizzano una settimana transfemminista (26 giugno-3 luglio 2021)

I due appuntamenti principali sono la manifestazione “Bologna nel 1 Luglio Transfemminista Transnazionale” e il Rivolta Pride del 3 Luglio.

Il percorso di costruzione del Pride di quest’anno sarà un percorso dal basso e orizzontale, e per permettere a tuttə di partecipare abbiamo organizzato delle assemblee pubbliche.

Il prossimo appuntamento è giovedì ai Giardini Margherita alle 19:00 il 24 giugno.

Sarà possibile partecipare a tutte le assemblee anche online, scrivendo alle nostre pagine per richiedere il link.

Chi siamo?

Siamo collettivi, associazioni, attivistə che dal 2019 hanno preso parola insieme per rispondere alla proposta di legge contro l’omotransfobia dell’Emilia Romagna: abbiamo scritto e manifestato ponendo l’accento sui reali bisogni materiali e contro gli scambi politici sui nostri corpi.

Abbiamo poi aderito alla piazza nazionale del 15 maggio e organizzato la piazza di Bologna del 16 maggio sotto lo slogan #moltopiudizan. Abbiamo preso parola a partire dalle differenze espresse dalle nostre sessualità e generi dissidenti, come persone con disabilità e siero-coinvolte.

Chiediamo molto più di Zan perché una misura repressiva non ci basta: desideriamo e abbiamo diritto all’accesso alla salute, ad un reddito di autodeterminazione e alla cittadinanza e al permesso di soggiorno svincolati dalla famiglia e dal lavoro.

Bologna nel 1 Luglio Transfemminista Transnazionale

La manifestazione si concentrerà sul ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul e coinvolgerà le piazze di tutto il mondo (appello nazionale di Non Una Di Meno)

Dopo il ritiro di Erdogan la Convenzione viene ora respinta in tutta l’Europa centro-orientale.

Ritirandosi dalla Convenzione, Erdogan vuole garantire l’impunità e la legittimità della violenza domestica e di Stato contro le donne e le persone LGBTQIA+ – che ha subito un aumento proprio durante il coprifuoco imposto dopo il ritiro dalla Convenzione –, così come le torture per mano della polizia, gli abusi sessuali e le incarcerazioni contro le donne e i bambini curdi. L’Unione Europea finge di non vedere, fintantoché il regime di Erdogan tiene i richiedenti asilo fuori dai confini europei. Da est a ovest, da nord a sud, i governi stanno sfruttando la pandemia per rimettere le donne in quelle posizioni sociali che esse stanno contestando: nelle case, a prendersi cura gratuitamente della famiglia, oppure sfruttate e sovraccaricate di lavoro nei settori essenziali.

Il Primo luglio vogliamo gridare che la lotta delle persone LGBTQI+ per la libertà sessuale e contro la loro criminalizzazione, e quella contro la violenza patriarcale sulle donne, costituiscono una lotta transnazionale comune per la sovversione della riproduzione neoliberale e razzista della società patriarcale.”

 

RIVOLTA PRIDE 3 LUGLIO

Il 3 Luglio sarà un Pride di Rivolta, contro la violenza sistemica e la reazione catto-femonazionalista che sta rallentando il dibattito sui diritti sociali, civili ed economici della comunità LGBTQIA+ e di tutte le altre realtà marginalizzate soggette a discriminazione.

Ci siamo unitə in un periodo cruciale. Quest’anno abbiamo assistito ad una recrudescenza della violenza nei confronti della nostra comunità, il che richiede una presa di parola ancora più forte.

Vogliamo:

– Molto più del ddl Zan!

– Educazione al genere, alla sessualità e all’affettività in tutte le scuole: basta con lo spauracchio dell’ideologia gender. Vogliamo la possibilità di accedere alla carriera alias in tutti i percorsi formativi.

– Chiediamo che l’universalità nell’accesso alla salute sia accompagnata dall’universalità nella fruizione per persone Sieropositive, per le persone disabili, per le donne, per le persone trans e per le lesbiche. Vogliamo un superamento della legge 164/1982 sulla base del principio di autodeterminazione e del modello del consenso informato, non tolleriamo più la psichiatrizzazione e patologizzazione delle nostre identità, come persone trans rifiutiamo la diagnosi di una patologia inesistente e il passaggio di validazione delle nostre vite in un tribunale.

Chiediamo l’accesso alla PreP su tutto il territorio nazionale e la completa gratuità. Rifiutiamo l’abbandono della prevenzione e cura dell’HIV e delle Malattie Sessualmente Trasmissibili, gli ostacoli all’accesso all’aborto e alla genitorialità queer, l’eterosessualità come unico orizzonte narrativo quando abbiamo bisogno di ginecologə, andrologə o qualsiasi specialista; abbandoniamo la relazione gerarchica medico-paziente per promuovere sapere diffuso sulla nostra salute: sono decenni che accumuliamo competenze tra le lacune della medicina ufficiale.

– Reddito di autodeterminazione: l’emancipazione economica è fondamentale per tuttə, soprattutto per le soggettività più marginalizzate in questa società patriarcale. Non è possibile fuoriuscire da situazioni di violenza se si è tenutə in condizioni di povertà.

– Centri antiviolenza gestiti dalla comunità di riferimento delle persone che subiscono violenza, percorsi di fuoriuscita anche per minori discriminati per la loro identità di genere o per la loro sessualità.

– Permessi di soggiorno slegati dal lavoro e dalla famiglia, reali e diffusi, servizi per persone LGBTQIA+ rifugiatə e accesso alla cittadinanza.

– Vogliamo contrastare ogni forma di Pinkwashing insieme alla comunità LGBTQIA+ Palestinese!

– Auto-rappresentarci: vogliamo spazio e ascolto. Siamo stanchə di sentirci parlare addosso e di vedere le nostre voci sovrastate da persone eterocisgender! Lottiamo per costruire ambienti liberi dalla cultura dello stupro, dal machismo, dall’abilismo, dal razzismo, dall’odio per le persone lgbtqia+. Ora più che mai abbiamo bisogno di nuovi spazi transfemministi in città in cui praticare accoglienza, scambio e mutualismo.

Ci vogliamo vivə, ci vogliamo liberə e autodeterminatə e vogliamo gridarlo tuttə insieme con un Pride politico e radicale!

 

Elenco realtà in ordine alfabetico:

Agedo Bologna

Aps Gruppo Trans

B-side pride

Cassero lgbti+ center

Collettiva Mastutake

Comitato Bologna pride

Elastico fa/ART

Famiglie Arcobaleno Emilia Romagna

Frame Bologna

Il barattolo

Il grande colibrì

Komos coro gay di Bologna

La Mala Educación

Laboratorio Smascheramenti

Lesbiche Bologna

Mit

Mujeres Libres

Non una di meno Bologna

Ombre Rosse

Plus Bologna

Red Bologna

Uaar Bologna

Unilgbt

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