S/relazioni mostruose e corpi fuori norma

«Siamo le creature mostre, non vogliamo dirvi che è tutto a posto, né tranquillizzarvi, non abbiamo intenzione di guarire, normalizzarci, redimerci; non siamo innocue e non vi garantiamo da avvelenamenti, contagio, contaminazione; non vi chiediamo perdono, pietà, indennità, incolumità. Non vi chiediamo di lasciarci integrare nella vostra società, veniamo a dirvi “state in guardia” e “guai a chi ci tocca”».

📌Ci vediamo l’8 ottobre alle ore 20:00 per parlare con Filo Sottile e Babs (Laboratorio Smaschieramenti) di cosa voglia dire essere una persona trans oggi. Saremo al Centro Sociale della Pace!

🎙A seguire la performance di Filo Sottile “Mostre&Fiere”

📚Trovate anche il banchetto della Libreria delle Donne per altre letture fuori norma!

 

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SMASCHIERANDO LE AMMINISTRATIVE

Articolo su La Falla

Il Laboratorio Smaschieramenti prende parola sulle amministrative bolognesi

Come realtà collettiva autonoma transfemminista e frocia, seguiamo con interesse le vicende politiche locali e ci siamo trovat* in passato a diventarne protagonist*.

Nel 2015 siamo stat* sgomberat* da Atlantide, nel 2016 e poi ancora nel 2017 dalle Consultorie Autogestite. Abbiamo debordato nelle strade e costruito alleanze, reti.

Seppur lontan* dai palazzi (o spesso allontanat*), prendiamo parola in questo momento storico che vede aumentare la precarietà e la fragilità delle nostre vite transfemministe da un lato, ma che dall’altro ci restituisce forza espansiva attraverso l’autorganizzazione degli ultimi anni, come Smaskie, come BSide Pride e infine dentro il Rivolta Pride del 3 luglio 2021. Il Pride di quest’anno rappresenta per la comunità e il movimento LGBTQIA+ e transfemminista una novità assoluta dal punto di vista dell’autorganizzazione e delle relazioni tra noi. Lo abbiamo costruito attraverso un processo politico trasversale in grado di rafforzare l’alleanza tra le associazioni LGBTQIA+ e i collettivi transfemministi queer, la rete #moltopiùdizan, il movimento femminista globale Non Una Di Meno, le reti EAST public group (Essential Autonomous Struggles Transnational) e Feministas Transfronterizas.

Il Rivolta Pride è stato il momento conclusivo della Settimana Transfemminista organizzata a Bologna e ha evidenziato l’orizzonte teorico e pratico di questa alleanza (anche) transnazionale: abbiamo ribadito che riconosciamo la violenza di genere e omolesbobitransfobica come un’oppressione sistemica e strutturale che colpisce le nostre vite su ogni livello e a diverse intensità, che il Pride è una manifestazione politica e autorganizzata dal basso, che i nostri corpi di donne, frocie, lesbiche, trans, intersex, sex worker, persone migranti e razzializzate, persone con disabilità, pro-sex e sierocoinvolte non sono strumenti di propaganda per nessuno. La Settimana Transfemminista è stata una risposta di massa e dal basso all’attacco eteropatriarcale che sta colpendo le donne e le persone LGBTQIA+ di tutto il mondo e che durante la pandemia ha alzato ulteriormente il suo livello di violenza. Abbiamo svelato la connessione catto-fascista, fondamentalista e reazionaria che sta unendo le nuove destre xenofobe a un sedicente femminismo trans-escludente e omofobo. A mettere in relazione queste due fazioni è il desiderio – o meglio, la progettualità politica – di piegare i nostri corpi a un destino unico e universale, disegnato dal patriarcato coloniale per la propria riproduzione, imposto dal sistema binario di genere, capitalista e familista, che da sempre tenta di togliere la parola e lo spazio pubblico alle soggettività femminilizzate e marginalizzate.

Durante il Rivolta Pride queste voci si sono sentite forte e chiaro, mentre non bastava una città intera per contenere i nostri corpi. #moltopiùdizan ha significato superare la dicotomia di un dibattito al ribasso, già visto con la legge Cirinnà per le unioni civili e ora con quella attuale di Zan contro l’omolesbobitransfobia, che colloca e sussume le nostre rivendicazioni, tra un mero punitivismo carcerario e la concessione di fondi per la realizzazione di progetti istituzionali certamente non bastevoli.

Rilanciare politicamente #moltopiùdizan vuol dire tentare di ribaltare il potere «dentro e fuori», nelle piazze e tra le leggi, per una trasformazione complessiva dell’intero sistema orientata alla cura collettiva, conflittuale e transfemminista.

Questo quadro non ha una proiezione diretta sulle amministrative, che vedono candidat* LGBTQIA+ e alleate in ordine sparso in varie liste con diverse opzioni politiche e strategiche, ma allo stesso tempo presenta a chi arriverà a governare la città una serie di rivendicazioni e urgenze che starà al movimento proporre e imporre:

Un sistema educativo in grado di implementare un serio contrasto alla violenza di genere e del genere fin dall’infanzia, perché non basta intervenire in seguito alla violenza, ma si deve prevenire con un approccio intersezionale e che tenga conto delle mutate circostanze per le e i giovani in questo momento storico.

– Una reale universalità nell’accesso alla salute, vogliamo che i servizi pubblici lo siano davvero anche per noi persone sieropositive, persone disabili, per noi donne, per noi persone trans e per noi lesbiche. Per noi, salute significa anche accesso gratuito alla PreP, prevenzione reale di HIV e ITS e spazi e fondi strutturali.

– L’implementazione di processi virtuosi che fin dalle iniziative locali possano portare a un reale diritto di autodeterminazione per le persone trans e quindi al superamento della legge 164/1982 per includere la molteplicità dei percorsi non binari e transgender.

– Fondi e spazi per centri antiviolenza e case rifugio gestiti dalla comunità di riferimento delle persone che subiscono violenza, servizi per persone LGBTQIA+ rifugiatə, percorsi di fuoriuscita anche per minori discriminati per la loro identità di genere o per la loro sessualità.

– Il reddito di autodeterminazione e l’accesso al lavoro, punto centrale per il contrasto alla violenza di genere e omolesbobitransfobica.

– Spazi per poterci organizzare, per promuovere forme di socialità safer e slegate dalla mera accumulazione di capitale.

Questa è una lista provvisoria, che contiamo sarà implementata da un movimento in crescita, espansivo e deciso.

Tornando alle elezioni, se da un lato il risultato elettorale sembra quasi scontato, dall’altro non saranno scontati gli equilibri tra le varie liste e sicuramente fa la differenza proporsi con la sinistra dello schieramento piuttosto che candidarsi con gruppi o partiti che a livello nazionale lavorano per affossare il ddl Zan assieme alle destre. Ma una cosa la vogliamo dare per scontata: che il percorso che ha prodotto il Rivolta Pride e la galassia del #moltopiùdizan anche in questa città non è più disponibile a delegare in bianco a nessun* la rappresentanza delle istanze LGBTQIA+. Saremo tutt* parte attiva nell’autorganizzare i bisogni, unit* contro ricatti politici e tentativi di riappropriazione delle istanze della comunità, autonome e autorevoli nel difendere e ripensare i servizi e nel moltiplicare forme e spazi del mutualismo e della socialità LGBTQIA+.

 

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Genova 2001/2021 CI MUOVE ANCORA IL DESIDERIO

Sono passati 20 anni. Molt* di noi erano lì e chi non c’era sente di esserci stat*. Genova 2001 è una dimensione dove alcun* si sentono ancora intrappolat*, altr* vi cercano i semi della liberazione, della resistenza, di quella rabbia e di quell’amore che ci muove ancora. Non ci siamo mai fermat*, abbiamo iniziato allora a gridare con forza molte delle istanze che sono oggi le nostre priorità: no alle frontiere, no al neoliberismo economico e allo sfruttamento delle “risorse“ umane, animali e ambientali. 

Gay, lesbiche e trans contro il liberismo, “omosessuali e lesbiche” dedicarono il Pride di Roma proprio alla lotta contro le politiche promosse dai potenti del mondo difesi in quei giorni da uno stato fascista e dai suoi scagnozzi torturatori. 

A Genova c’erano tuttu, il “movimento dei movimenti” transnazionale, intersezionale. Avevamo uno e molti piani, sono ora quegli stessi, aggiornati o rivisti, pure radicalizzati, e Genova e la morte di Carlo Giuliani e l* compagn* alla scuola Diaz e a Bolzaneto ci urlano dentro. Non è lo Stato a difenderci, noi siamo contro gli Stati e i loro confini territoriali, sociali, economici. Siamo noi che cambiamo il mondo perché è una necessità, perché ci dobbiamo vivere e lo sappiamo: non è per noi. 

Siamo le fro*e, LGBTQIA+, siamo transfemministe. 

Faremo del mondo la nostra casa. Lo dobbiamo a noi stess*: CI MUOVE ANCORA IL DESIDERIO. 

#genova #G8Genova #G8 #Genova2001 #CarloGiuliani #CarloVive #ventanni #lgbtqia #noborders #socialforum #moltitudine 

https://www.facebook.com/103978727815724/posts/367155738164687/?d=n

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RIVOLTA PRIDE – Smaschieramenti

Hack your city: frocizza la città

Ci siamo perse nelle nostre stesse parole, fra le gocce di sudore dei nostri corpi, sdraiate sulle lingue che leccavano il rossetto sulle nostre labbra: dobbiamo ancora ricostruirci le unghie, pettinarci i peli delle gambe, mettere le ciglia finte e nascondere le molot… ah, questo no, almeno a ‘sto giro.

La perdita del nostro stesso senso dell’orientamento è stata riacquisita nel momento in cui abbiamo realizzato che nella piazza del Rivolta Pride del 3 luglio eravamo più di ventimila sinergie connesse, da una voglia di spaccare tutto a quella di lanciare il nostro messaggio, questa volta più politico che mai.

Ci aspettavamo andasse bene, perché sapevamo che gli sforzi fatti non sarebbero stati vani. Non lo avremmo mai permesso, perché a prescindere dalla partecipazione numerica, eravamo ben consapevoli della forza del processo politico che ha portato alla costruzione di questo Rivolta Pride. Di certo però il superamento delle proprie aspettative è sempre una buona notizia.

Non ci siamo risparmiate niente, abbiamo detto tutto quello che volevamo e dovevamo dire: il nostro discorso si è scomposto tra i vettori delle reti di comunicazione digitale, si è assaggiato tra le fighette fritte e gli strap-on del Sacro Culo, si è affermato negli interventi rivendicativi diffusi tra le vie della città.

Quella di sabato 3 luglio è stata una giornata davvero importante, perché ce l’abbiamo fatta: abbiamo letteralmente hackerato lo spazio pubblico per un giorno intero. Le strade di Bologna erano nostre, tuttu lu presenti potevano percepirlo. Un corteo che ha rivoltato il concetto della neutralità spaziale, che si è opposto fortemente a chi continua a dire che il nostro modo di rioccupare le città è una pagliacciata, è eccessivo, che non c’è bisogno di mostrare – ed anzi, è addirittura controproducente – questo lato di noi e che faremmo meglio a tenerlo nascosto nel privato. No, non è così, e non ci dispiace per niente.

Ancora una volta abbiamo rivendicato l’indecorosità dei nostri corpi, da sempre inadattabili al regime eteronormato, abilista e razzista che regola i flussi di privilegio che scorrono nelle città, nelle province, nei paesi, e trasmessi verticalmente da un’idea applicata di Stato che poggia sul triangolo Padre-Patria-Nazione. Abbiamo cercato di costruire un Pride per tuttu, che potesse rappresentare tutti gli orgogli delle soggettività più marginalizzate possibili, antirazzista e antiabilista. L’hacking che abbiamo operato con il Rivolta Pride ha attraversato in maniera conflittuale, contraddittoria, transfemminista queer, le linee di razza, genere, classe e normoabilità che innervano le città. È stata una giornata di cura conflittuale, in cui l’espressione pacifica del corteo non ha ridotto la rabbia e l’importanza politica dei nostri discorsi. Le micro-aggressioni che sono successe durante e dopo la manifestazione avranno la risposta che meriteranno, perché non vogliamo più avere paura, perché vogliamo essere libere, perché questo eterocispatriarcato lo incendiamo con le nostre fiamme fuxia.

Abbiamo provato a dire la verità: per onestà politica e intellettuale, sapevamo che da solu non avremmo mai avuto la forza e la capacità di costruire un Pride così immenso. Ed oltretutto, l’angolino non ci basta più: vogliamo tutta la stanza, tutta la casa, tutto il palazzo, tutta la città, tutto il mondo. E forse questo è stato così chiaro da far sì che persino la stampa mainstream se ne accorgesse, finalmente.

Sappiamo che questo risultato a Bologna si è potuto ottenere con decenni di lotte politiche femministe prima, LGBTQIA+ e transfemministe poi. Sappiamo soprattutto che una legge non è sicuramente la nostra massima aspirazione, e lo testimonia il fatto che come femministe e transfemministe camminiamo sul filo del rasoio quando c’è da dibattere su cosa è o non è l’intero sistema di corpo di leggi per noi: soprattutto su di noi si riversa l’odio delle politiche statali e neoliberali che regolano il sistema, soprattutto su di noi si scatena la violenza della polizia quando manifestiamo, quando passiamo i confini, quando attraversiamo le strade, quando nelle strade ci lavoriamo come lavoratrici e lavoratori sessuali – come a San Berillo qualche mese fa. Sappiamo che le leggi attuali sono sbilanciate verso il potere maschile, misogino, omolesbobiatransfobico, razzista, e che quando ne viene fatta una per noi rimane spesso inapplicata o si presenta piena di difetti. Sappiamo che le nostre sorelle, le nostre compagne trans, marciscono in galera in pessime condizioni, spesso nel reparto di cui il genere non è il loro. #Moltopiùdizan è uno slogan che ha racchiuso anche tutte queste critiche durante le nostre assemblee, i nostri incontri e le birre informali, provando a superarle. Questo perché viviamo nella consapevolezza che i nostri corpi vivono di e nelle contraddizioni: molt* di noi sono insegnanti che ogni giorno vedono il proliferare della violenza di genere e dei generi tra fasce d’età molto giovani, in mancanza di una seria educazione sessuale, all’affettività, al consenso e al piacere. Molt* sono operatori pubblici, che da anni sentono sulle proprie spalle gli effetti dei tagli agli investimenti nel settore causati dal neoliberismo. Altr* sono sex workers, cis e trans, che ben sapendo della violenza puttanofobica dello stato e dei suoi apparati, reclamano a gran voce la decriminalizzazione del proprio lavoro per autodeterminarsi realmente – è storica la sentenza che a

 Barcellona ha dato ragione alle istanze delle lavoratrici sessuali del Sindacato Otras, che ha permesso la legalizzazione dello statuto e il diritto a costituirsi sindacato ufficiale.

Ciò che noi pensiamo del potere è che bisogna ribaltarlo, rivoltarlo, in ogni modo e luogo, tra le righe delle Costituzioni e l’asfalto delle strade, tra le case rifugio e le occupazioni femministe, come dal 2019 stanno facendo in Cile. Il Rivolta Pride è stato il risultato di un esperimento che voleva seguire questo senso. “Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”; perché la violenza sistemica non sia più normalizzata. Perché la gestione neoliberale della pandemia globale da Covid-19, alle violenze, ci ha esposto ancora di più. Perché sappiamo che la riproduzione delle nostre vite, umane e non umane, in un mondo ecologicamente al collasso non è possibile, e che la liberazione transfemminista queer passa anche da un totale ribaltamento del rapporto capitalocentrico dominante.

La sfida è aperta: il Rivolta Pride si sente ancora, accompagnata da Rumore della nostra Raffaella.

 

 
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Rivolta Pride – Bologna Transfemminista

I collettivi e le associazioni LGBTQIA+ di Bologna con il nodo locale di Non Una Di Meno si fanno carico di una nuova progettualità politica e organizzano una settimana transfemminista (26 giugno-3 luglio 2021)

I due appuntamenti principali sono la manifestazione “Bologna nel 1 Luglio Transfemminista Transnazionale” e il Rivolta Pride del 3 Luglio.

Il percorso di costruzione del Pride di quest’anno sarà un percorso dal basso e orizzontale, e per permettere a tuttə di partecipare abbiamo organizzato delle assemblee pubbliche.

Il prossimo appuntamento è giovedì ai Giardini Margherita alle 19:00 il 24 giugno.

Sarà possibile partecipare a tutte le assemblee anche online, scrivendo alle nostre pagine per richiedere il link.

Chi siamo?

Siamo collettivi, associazioni, attivistə che dal 2019 hanno preso parola insieme per rispondere alla proposta di legge contro l’omotransfobia dell’Emilia Romagna: abbiamo scritto e manifestato ponendo l’accento sui reali bisogni materiali e contro gli scambi politici sui nostri corpi.

Abbiamo poi aderito alla piazza nazionale del 15 maggio e organizzato la piazza di Bologna del 16 maggio sotto lo slogan #moltopiudizan. Abbiamo preso parola a partire dalle differenze espresse dalle nostre sessualità e generi dissidenti, come persone con disabilità e siero-coinvolte.

Chiediamo molto più di Zan perché una misura repressiva non ci basta: desideriamo e abbiamo diritto all’accesso alla salute, ad un reddito di autodeterminazione e alla cittadinanza e al permesso di soggiorno svincolati dalla famiglia e dal lavoro.

Bologna nel 1 Luglio Transfemminista Transnazionale

La manifestazione si concentrerà sul ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul e coinvolgerà le piazze di tutto il mondo (appello nazionale di Non Una Di Meno)

Dopo il ritiro di Erdogan la Convenzione viene ora respinta in tutta l’Europa centro-orientale.

Ritirandosi dalla Convenzione, Erdogan vuole garantire l’impunità e la legittimità della violenza domestica e di Stato contro le donne e le persone LGBTQIA+ – che ha subito un aumento proprio durante il coprifuoco imposto dopo il ritiro dalla Convenzione –, così come le torture per mano della polizia, gli abusi sessuali e le incarcerazioni contro le donne e i bambini curdi. L’Unione Europea finge di non vedere, fintantoché il regime di Erdogan tiene i richiedenti asilo fuori dai confini europei. Da est a ovest, da nord a sud, i governi stanno sfruttando la pandemia per rimettere le donne in quelle posizioni sociali che esse stanno contestando: nelle case, a prendersi cura gratuitamente della famiglia, oppure sfruttate e sovraccaricate di lavoro nei settori essenziali.

Il Primo luglio vogliamo gridare che la lotta delle persone LGBTQI+ per la libertà sessuale e contro la loro criminalizzazione, e quella contro la violenza patriarcale sulle donne, costituiscono una lotta transnazionale comune per la sovversione della riproduzione neoliberale e razzista della società patriarcale.”

 

RIVOLTA PRIDE 3 LUGLIO

Il 3 Luglio sarà un Pride di Rivolta, contro la violenza sistemica e la reazione catto-femonazionalista che sta rallentando il dibattito sui diritti sociali, civili ed economici della comunità LGBTQIA+ e di tutte le altre realtà marginalizzate soggette a discriminazione.

Ci siamo unitə in un periodo cruciale. Quest’anno abbiamo assistito ad una recrudescenza della violenza nei confronti della nostra comunità, il che richiede una presa di parola ancora più forte.

Vogliamo:

– Molto più del ddl Zan!

– Educazione al genere, alla sessualità e all’affettività in tutte le scuole: basta con lo spauracchio dell’ideologia gender. Vogliamo la possibilità di accedere alla carriera alias in tutti i percorsi formativi.

– Chiediamo che l’universalità nell’accesso alla salute sia accompagnata dall’universalità nella fruizione per persone Sieropositive, per le persone disabili, per le donne, per le persone trans e per le lesbiche. Vogliamo un superamento della legge 164/1982 sulla base del principio di autodeterminazione e del modello del consenso informato, non tolleriamo più la psichiatrizzazione e patologizzazione delle nostre identità, come persone trans rifiutiamo la diagnosi di una patologia inesistente e il passaggio di validazione delle nostre vite in un tribunale.

Chiediamo l’accesso alla PreP su tutto il territorio nazionale e la completa gratuità. Rifiutiamo l’abbandono della prevenzione e cura dell’HIV e delle Malattie Sessualmente Trasmissibili, gli ostacoli all’accesso all’aborto e alla genitorialità queer, l’eterosessualità come unico orizzonte narrativo quando abbiamo bisogno di ginecologə, andrologə o qualsiasi specialista; abbandoniamo la relazione gerarchica medico-paziente per promuovere sapere diffuso sulla nostra salute: sono decenni che accumuliamo competenze tra le lacune della medicina ufficiale.

– Reddito di autodeterminazione: l’emancipazione economica è fondamentale per tuttə, soprattutto per le soggettività più marginalizzate in questa società patriarcale. Non è possibile fuoriuscire da situazioni di violenza se si è tenutə in condizioni di povertà.

– Centri antiviolenza gestiti dalla comunità di riferimento delle persone che subiscono violenza, percorsi di fuoriuscita anche per minori discriminati per la loro identità di genere o per la loro sessualità.

– Permessi di soggiorno slegati dal lavoro e dalla famiglia, reali e diffusi, servizi per persone LGBTQIA+ rifugiatə e accesso alla cittadinanza.

– Vogliamo contrastare ogni forma di Pinkwashing insieme alla comunità LGBTQIA+ Palestinese!

– Auto-rappresentarci: vogliamo spazio e ascolto. Siamo stanchə di sentirci parlare addosso e di vedere le nostre voci sovrastate da persone eterocisgender! Lottiamo per costruire ambienti liberi dalla cultura dello stupro, dal machismo, dall’abilismo, dal razzismo, dall’odio per le persone lgbtqia+. Ora più che mai abbiamo bisogno di nuovi spazi transfemministi in città in cui praticare accoglienza, scambio e mutualismo.

Ci vogliamo vivə, ci vogliamo liberə e autodeterminatə e vogliamo gridarlo tuttə insieme con un Pride politico e radicale!

 

Elenco realtà in ordine alfabetico:

Agedo Bologna

Aps Gruppo Trans

B-side pride

Cassero lgbti+ center

Collettiva Mastutake

Comitato Bologna pride

Elastico fa/ART

Famiglie Arcobaleno Emilia Romagna

Frame Bologna

Il barattolo

Il grande colibrì

Komos coro gay di Bologna

La Mala Educación

Laboratorio Smascheramenti

Lesbiche Bologna

Mit

Mujeres Libres

Non una di meno Bologna

Ombre Rosse

Plus Bologna

Red Bologna

Uaar Bologna

Unilgbt

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Verso il Pride Bologna 2021 Verso Bologna Transfemminista- assemblee aperte

Le realtà LGBTQIA+ di Bologna invitano tutte e tuttu ad immaginare insieme il Pride 2021 nella nostra città e all’assemblea in preparazione di Bologna transfemminista insieme a Non Una Di Meno!

Vogliamo marcare una differenza: vogliamo portare nelle strade un pensiero radicale, transfemminista e in continuità con le lotte per #moltopiudiZan, con le mobilitazioni transnazionali di Non Una Di Meno e contro la violenza misogina, omolesbobitransfobica, abilista e razzista

Vogliamo partire dai nostri bisogni materiali per far esplodere i nostri desideri e organizzare le nostre lotte comuni

VERSO IL 3 LUGLIO

VERSO IL PRIDE 2021

VERSO BOLOGNA CITTA’ TRANSFEMMINISTA

GIARDINI MARGHERITA ORE 19:00

…A SEGUIRE

Assemblea pubblica verso Bologna transfemminista e transnazionale

Domenica 13/06/2021 a VAG61

in Via Paolo Fabbri, 110, 40138 Bologna BO, Italia

Evento FB

TESTO DI CONVOCAZIONE

Dalla Turchia all’Europa dell’Est si stanno moltiplicando gli attacchi alla Convenzione di Istanbul. I governi affermano che la famiglia – dove quella violenza si consuma quotidianamente – è il baluardo contro la violenza e che le donne non vanno difese dagli uomini e dalle istituzioni violente, ma dalle persone Lgbt*qia+ che minacciano l’ordine naturale delle cose. È in atto un contrattacco patriarcale contro donne e persone Lgbt*qia+, ma è in atto anche una grande risposta politica.

In Turchia e nell’Est europeo per il primo luglio si stanno organizzando grandi mobilitazioni e vogliamo organizzarci anche in Italia, perché quello che sta accadendo in Turchia e nell’Est Europeo riguarda anche noi.

In Italia durante la pandemia la violenza maschile contro le donne e la violenza di genere contro le persone Lgbt*qia+ sono cresciute esponenzialmente, e sono soprattutto donne coloro che hanno perso il lavoro e sono minacciate dall’imminente sblocco dei licenziamenti. Nel frattempo si discute un Piano di ripresa e resilienza che, con il Family Act, pianifica un’uscita patriarcale e razzista dalla crisi pandemica. Sulla passerella degli “Stati Generali della Natalità” Draghi ha detto che fare figli è “essenziale” per la società, come essenziale è la famiglia patriarcale, ciò che le forze reazionarie cercano disperatamente di difendere opponendosi al ddl Zan.

Per costruire una settimana di rivolta, che riporti nelle strade di Bologna la rabbia e la pretesa di libertà che abbiamo espresso a Verona città transfemminista, invitiamo Centri femministi antiviolenza, collettivi femministi e transfemministi, le reti Lgbt*qia+ che da mesi portano avanti la lotta per reclamare #moltopiudizan e costruire in città il percorso del pride, insieme alle lavoratrici, l* sex workers e le migranti che stanno combattendo contro l’impoverimento della loro esistenza e il razzismo, a un’assemblea per costruire la settimana di mobilitazione.

Per questo 1 luglio, la data ufficiale di uscita dalla Turchia dalla Convenzione di Istanbul, Non una di meno si unirà a Bologna in tante altre città alle mobilitazioni lanciate da donne e persone LGBTQIA+ e dalla rete East – Essential Autonomous Struggles Transnational, in connessione con le mobilitazioni femministe transfemministe contro la violenza maschile di Stato in America Latina

ᴅᴀʟ 26 ɢɪᴜɢɴᴏ ᴀʟ 1 ʟᴜɢʟɪᴏ ᴀʟ ᴘʀɪᴅᴇ ᴅᴇʟ 3 ʟᴜɢʟɪᴏ: ʙᴏʟᴏɢɴᴀ ᴛʀᴀɴsғᴇᴍᴍɪɴɪsᴛᴀ ᴇ ᴛʀᴀɴsɴᴀᴢɪᴏɴᴀʟᴇ!

L’assemblea avviene in uno spazio aperto per garantire il distanziamento. Per garantire a tuttx la possibilità di partecipare ricordiamoci di mantenere le distanze e di indossare la mascherina! Chi non riesce/vuole partecipare in presenza può scriverci alla pagina tramite messenger o una mail a nonunadimeno.bologna@gmail.com. Sarà inviato un link per collegarsi, sperando che mezzi e connessioni reggano dando la possibilità a tuttx di partecipare

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Slut Walk Transfemminista

La Slut Walk Transfemminista che venerdì 4 Giugno 2021 ha attraversato le strade di Bologna è stata una risposta alla violenza machista, eteropatriarcale ed omolesbobiatransfobica che ogni giorno subiamo nelle strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nei tribunali: in particolare ci ha mosso l’ultimo episodio di violenza di gruppo che la settimana scorso ha coinvolto due nostrə compagnə a Palermo.
La sorellanza e la solidarietà  transfemminista si è moltiplicata in più città – Firenze, Torino, Rimini, Bologna e Palermo -, trasformandosi in cortei e passeggiate indecorose e autoderteminate per ribadire che non temiamo la violenza eteropatriarcale del maschio eterocis, perché insieme siamo tantə, siamo forti e ci riprendiamo tutto lo spazio che ci serve e ci viene negato, perché VOGLIAMO TUTTO. Vogliamo che i nostri desideri e i nostri bisogni esondino ovunque!

Esprimiamo la nostra totale complicità e solidarietà soprattutto allə compagnə della Magni*fica Occupata per la repressione che hanno subito. La polizia non è di certo mai stata nostra amica e mai lo sarà! Le strade sicure le fanno le nostre corpe favolose! Non abbiamo bisogno di permessi né per esistere, né per esprimere la nostra rabbia dove, quando e come vogliamo, perché la nostra arma è la sorellanza transfemminista!

Abbiamo gridato forte #Patricklibero passando sotto il suo ritratto esposto, ci sono uscite le lacrime mentre continuavamo a ballare e a saltare. Ci vogliamo liber*, ci vogliamo viv*.

Al termine della Slut in Piazza Verdie durante il percorso – alcunə di noi sono state  molestate ripetutamente da maschi evidentemente fin troppo abituati ad invadere lo spazio, a non rispettare (concepire) il consenso. Ma noi sappiamo che l’aumentare dei loro attacchi alla nostra presenza può solo far accrescere, ancora di più la potenza transfemminista e femminista.

Continueremo a frocizzare favolosamente ogni spazio perché la nostra rabbia è tanta e non si può fermare!

Se toccano unə toccano tuttə!

 

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Slut Walk Transfemminista: non più un’aggressione senza risposta!

Slut Walk Transfemminista: non più un’aggressione senza risposta!

SLUTWALK Bologna

Laboratorio Smaschieramenti 

4 Giugno Ore 19:00 da Porta Galliera 

????Insieme a Freek Pride di Torino e alla Magnifica occupata di Firenze ????

FROCIE TRANSFEMMINISTƏ BUTCH LESBICHE TRANS, FAVOLƏ PANSEX, UNICORNI ASESSUALI, CAGNE MALEDETTE E PORCHE ASSASSINE

Hackeriamo lo spazio pubblico, vogliamo tutto. 

????Anche a Palermo, se toccano un* toccano tutt*????

“Siamo stanchə siamo arrabbiatə ma siamo lucidə e consapevoli. Come froce trans butch bisessuali lesbiche e transfemministe  non possiamo più aspettare, abbiamo bisogno di vivere e desideriamo farlo pienamente e autodeterminatə. Lə nostrə compagnə sono statə aggreditə nel pieno centro di una grande città di questo paese, Palermo la sera del 29 maggio 2021, in mezzo alla folla. Unə di noi ha una prognosi di 25 giorni perché l’ignoranza e l’emarginazione promosse da questo sistema eterosessuale e patriarcale colpiscono a bottigliate in faccia. Basta un “atteggiamento”, basta solo esistere e attraversare gli spazi per diventare target di violenza verbale e fisica, target di un’intolleranza che non tolleriamo più. Allə nostrə compagne era già stato detto di allontanarsi da un ristorante perché “i bambini vi vedono”… e qualche ora dopo l’aggressione da parte di giovani ragazzi. Questi due episodi dimostrano con estrema evidenza che togliere le nostre vite dalla visuale dei “bambini” altro non può fare se non creare dei giovani violenti. Anche per questo stiamo scendendo in tutte le piazze da 1 anno per dire #moltopiudizan. Perché non crediamo che la soluzione sia alimentare la spirale della violenza con ulteriore esclusione sociale di chi probabilmente non ha avuto l’opportunità di riflettere e di avere strumenti educativi tanto da convincersi di poter agire violenza omolesbobitransfobica per le strade. Noi crediamo che manchi un vero contrasto a questa violenza sistemica che non possiamo accettare. Ci vogliamo vivə, se toccano unə toccano tuttə”

Anche a Palermo se toccano un* toccano tutt*!

 

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Anche a Palermo se toccano un* toccano tutt*!

Anche a Palermo se toccano un* toccano tutt*!

Siamo stanchə siamo arrabbiatə ma siamo lucidə e consapevoli. Come froce trans butch bisessuali lesbiche e transfemministe non possiamo più aspettare, abbiamo bisogno di vivere e desideriamo farlo pienamente e autodeterminatə. Lə nostrə compagnə sono statə aggreditə nel pieno centro di una grande città di questo paese, Palermo la sera del 29 maggio 2021, in mezzo alla folla. Una di noi ha una prognosi di 25 giorni perché l’ignoranza e l’emarginazione promosse da questo sistema eterosessuale e patriarcale colpiscono a bottigliate in faccia. Basta un “atteggiamento”, basta solo esistere e attraversare gli spazi per diventare target di violenza verbale e fisica, target di un’intolleranza che non tolleriamo più. Allə nostrə compagne era già stato detto di allontanarsi da un ristorante perché “i bambini vi vedono”… e qualche ora dopo l’aggressione da parte di giovani ragazzi. Questi due episodi dimostrano con estrema evidenza che togliere le nostre vite dalla visuale dei “bambini” altro non può fare se non creare dei giovani violenti. Anche per questo stiamo scendendo in tutte le piazze da 1 anno per dire #moltopiudizan. Perché non crediamo che la soluzione sia alimentare la spirale della violenza con ulteriore esclusione sociale di chi probabilmente non ha avuto l’opportunità di riflettere e di avere strumenti educativi tanto da convincersi di poter agire violenza omolesbobitransfobica per le strade. Noi crediamo che manchi un vero contrasto a questa violenza sistemica che non possiamo accettare.

Ci vogliamo vivə! Se toccano unə toccano tuttə!

#smaschieramenti #violenza #moltopiùdizan #patriarcato #omofobia #omolesbobitransfobia #comunicato

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ASSEMBLEA aperta della RETE TRANSFEMMINISTA QUEER martedì 25 maggio h19:00 online

ASSEMBLEA aperta della RETE TRANSFEMMINISTA QUEER martedì 25 maggio h19:00 online

rete transfemminista queer telegram logo

Siamo scesə in piazza nei giorni scorsi per chiedere l’approvazione del ddl Zan così com’è e molto di più. Abbiamo partecipato a una mobilitazione nazionale per pretendere il riconoscimento dei diritti delle donne, delle persone LGBTQIA+ e delle persone con disabilità, diritti abbozzati da un ddl che non riesce a mettere d’accordo le forze politiche, neanche dopo essere stato modificato alla camera per far stare sereni quegli stessi partiti che basano le proprie politiche sull’esclusione delle persone non eteronormate e sul mantenimento dei privilegi.

Diecimila persone in piazza a Roma hanno ascoltato discorsi sulla legge, ma non solo: abbiamo preteso il riconoscimento di diritti molto più consistenti, abbiamo denunciato la persistente cancellazione di alcune soggettività dal discorso pubblico, abbiamo dimostrato che bisogna superare le diseguaglianze agendo coraggiosamente nei settori della salute, dell’istruzione e del reddito, abbiamo esplicitato il nostro supporto nei confronti del popolo palestinese in lotta contro l’apartheid, le discriminazioni, le violenze e i bombardamenti; eppure, ma non ci stupiamo, niente di tutto ciò è emerso dai media nazionali che hanno dato risalto unicamente alle voci delle celebrità presenti in piazza a Roma, invisibilizzando quelle delle soggettività i cui interventi sono stati così potenti che insieme formerebbero un favoloso programma politico.

Ed è proprio da qui che vogliamo ripartire: riunirci come realtà, collettive e soggettività transfemministe e queer in un’assemblea pubblica martedì 25 maggio alle 19:00 online su Jitsi al canale

https://vc.autistici.org/ReteNazioAnaleTFQ

per amplificare insieme le nostre voci e portare avanti l’elaborazione politica dei temi che ci hanno unito nelle lotte finora e, in occasione della mobilitazione dello scorso finesettimana, intorno allo slogan #moltopiùdizan .

Questo l’ODG dell’assemblea:

1. rapida presentazione della rete e delle realtà partecipi all’assemblea;
2. intorno alla mobilitazione nazionale: confrontiamoci sulla mobilitazione dello scorso finesettimana e sui temi emersi, e organizziamoci per produrre un documento come rete di realtà e soggettività transfemministe queer, che raccolga i nostri interventi della manifestazione nazionale e i nostri posizionamenti politici relativamente alle misure per il contrasto alla violenza ciseteropatriarcale;
3. moltopiùdizan: sviluppiamo tavoli/gruppi/piattaforme di elaborazione dei temi politici e delle pratiche a partire dagli interventi della piazza romana, dalle esperienze delle realtà presenti all’assemblea e dai lavori già avviati dalla rete TFQ nei tavoli e nelle assemblee passate, al fine di superare la prospettiva del disegno di legge e pretendere molto di più;
4. Pride transfem/queer: a partire dalle esperienze dei Pride alternativi del 2020, confrontiamoci sui Pride di questo 2021, quali città si stanno già muovendo? con quali iniziative? ci sono altre realtà che vogliono trovarsi e organizzarsi?;
5. proposta di costruzione di una piattaforma web (blog? sito?) per la diffusione del materiale prodotto dalla rete tfq, oltre al canale telegram della rete e i singoli blog delle collettive che fanno parte della rete.

Qui di seguito alcuni documenti prodotti dalla rete:

Sciopero dai generi: per un 8M transfemminista queer (2021)
https://smaschieramenti.noblogs.org/post/2021/03/07/sciopero-dai-generi-per-un-8m-transfemminista-queer/

Estratto dal report del 7 e 8 novembre – Report tavolo scuola (2020)
https://marciona.noblogs.org/post/2021/01/16/report-tavolo-scuola-rete-nazioanale-tfq/

Estratto dal report del 7 e 8 novembre – Report consenso e covid (2020)
https://bsidepride.noblogs.org/post/2021/03/28/report-tavolo-consenso-e-covid-assemblea-nazioanale-2020/

Verso un Pride Transfemminista Queer (2020)
https://marciona.noblogs.org/post/2020/06/22/verso-un-pride-transfemminista-queer/

Per essere aggiuntə alla mailing list della Rete Transfemminista Queer, scrivi a contactfq@inventati.org

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