Da Scontro di civiltà per un ascensore a piazza vittorio, di Amara Lakhous

Decimo ululato (L’incubo di Amedeo)

da Amara Lakhous, Scontro di civiltà per un ascensore a piazza vittorio, ed. E/O, 2006 

 

Mi ha svegliato poco fa l’ospite delle tenebre, lo stesso incubo che viene a trovarmi ogni tanto. Non torno a dormire. Che cos’è l’incubo? L’incubo è un cane feroce. Mio nonno era un contadino, non ha mai abbandonato il suo villaggio nelle montagne di Djurdjura e mi diceva sempre: “quando un cane ti annusa non scappare, rimani fermo e fissalo negli occhi. Vedrai, farà un passo indietro. Invece se scappi ti correrà dietro e ti morderà.” Io non fuggo di fronte agli incubi. Li guardo in faccia ricordando tutti i dettagli. Li sfido senza paura, perché il cesso è la tomba dell’incubo. Eccolo l’incubo in versione integrale:

Vedo… vedo me stesso uscire dal buco della vita coperto di sangue. I cuori dei parenti battono molto forte. Avanti, mamma! Mia madre lotta contro i dolori del parto e alza la testa con difficoltà. Prima di asciugarmi le lacrime e di stampare i primi baci sulle mie guance rosse, mia madre dà un’occhiata con angoscia e ansia al di sotto dell’ombelico. Adesso tira un lungo sospiro. Dio e santi hanno accolto la sua implorazione.

– Dhakar! Dhakar! Dhakar!(1)

– Yuuuuuyuuuuuuyuuuuuuuuuuu…

Così accolgo la vita con le lacrime e lei, la vita, mi accoglie con gli zagharid (2). Non importa se il neonato dhakar sia bello o brutto. Non importa se il neonato sia sano o malato. Non importa se il nascituro… non importa… non importa. Ciò che importa è che è un dhakar. Anzi, ciò che conta alla fine non sono io. Quello che conta veramente è il mio dhakar.

Vedo… Vedo il mio dhakar o il dhakar della mia famiglia crescere fino al momento della circoncisione. Vedrò il mio sangue scorrere e maledirò gli zagharid che soffocherano il mio singhiozzo. Ricorderò gli zagharid della nascita un’altra volta e vedrò il mio sangue cadere a gocce per terra. Perchè hanno sgozzato il dhakar? La chiamano la festa della purificazione! A loro il canto, il ballo e la gioia e a me il dolore, le lacrime e la sofferenza: quello che mi fa male è di non essere stato consultato. Ma a chi appartiene il dhakar, a me o a loro? Vedrò il dhakar crescere e militare in clandestinità. E in fretta la piccola testa rossa entrerà nella vita pubblica con il matrimonio. Così il mio dhakar si sposa e io mi trovo nei guai. La prima notte di matrimonio il mio odio per chi mi ha ingannato aumenterà.

Vedo… vedo me stesso di fronte al muro della verginità. La muraglia cinese! Le montagne dell’Himalaya! Quanto sono triste per gli anni perduti. Mi hanno detto che l’adulterio viene punito con cento frustate. Mi hanno combattuto con tutte le armi: Dio, i profeti, i santi, la religione, la consuetudine, la buona condotta, il giudizio della gente, l’Aids. Così saliamo sul ring come due pugili al loro primo match. Lei ha paura e anch’io. I consigli, le raccomandazioni rimarranno fuori dalla nostra camera da letto. Però lei ha più paura di me. Mi faccio coraggio con un bicchiere o due e con qualche sigaretta. Cosa le dico? Non le dirò nulla. Le mie parole la incoraggeranno e mi indeboliranno. Vittima o carnefice! No c’è altra scelta. Non alza gli occhi. Ha paura più di me. La bacerò? La carezzerò? Cos’è questo tira e molla? Tutti aspettano dietro la porta. Le bocche delle donne sono piene di zagharid. Maledetti zagharid! Deve penetrare il muro. Questo è fuori discussione. Potrebbe tradirmi all’ultimo minuto, e pagherei un prezzo troppo alto. Io non mi fido di lui. Non mi fido di nessuno. Potrei cadere nella trappola della magia delle donne cattive che rubano la virilità ai maschi. E sarei colpito dalla maledizione di marbout (3). Ma è il signor dhakar a salvarmi da questa notte folclorica. Dai, avanti! Non si sentiranno zagharid se non scorrerà il liquido sacro. Il dhakar è il coltello che sgozza la verginità. Avanti! Sangue! Sangue! Sangue! Sangue! Sangue! Sangue!

– Yuuuuuuyuuuuuuyuuuuuuuu….

Vedo… vedo me stesso uscire dalla camera coperto di sangue. La mia famiglia, quella della sposa e gli ospiti mi assaltano come vespe che si accaniscono su una carogna. Dopo un po’ sento dei denti dentro la mia carne, vedo il mio sangue per terra, apro gli occhi con difficoltà e vedo tanti lupo che mi circondano da tutte le parti…

 

 

  1. In arabo significa sia maschio che pene

  2. Acuto ululato tipicamente femminile che sottolinea particolari momenti di gioia.

  3. Stregoneria femminile che causa l’impotenza sessuale.

Questa voce è stata pubblicata in Citazioni. Contrassegna il permalink.