Siamo alla campeggia queer!

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Durante la mobilitazione per l’approvazione della legge sulle unioni civili, nella dichiarazione di indipendenza della Popola delle Terre storte che è straripata a Bologna il 21 maggio con la manifestazione “Veniamo ovunque”, nei Pride ufficiali e non, nella mobilitazione frocia contro il cemento e lo sfruttamento del lavoro portati dall’Expo, sempre più lesbiche, froci, trans* e transfemministe hanno portato in strada e sulla scena pubblica i bisogni che emergono dalle vite queer e precarie. I bisogni che la politica istituzionale non aveva previsto, pensando che ci bastasse poterci unire civilmente. I bisogni che il mercato vorrebbe farci dimenticare e calpestare, cercando di convincerci che la gioia è nel consumo e il merito è nella competizione sul mercato del lavoro, e che se non riusciamo a pagare l’affitto è colpa nostra, perché non ci sbattiamo abbastanza o non abbiamo ancora imparato a “valorizzare al meglio le nostre capacità”.
Non siamo soltanto uno spezzone più colorato e pazzo nei pride, non siamo l’ultima lettera di LGBTQ, non siamo l’ultima trovata radicale della sessualità dissidente, non siamo quelli che “vogliamo questo, ma anche quello”, e nemmeno la quota frocia dei movimenti antagonisti eterosessuali: questa onda queer nasce da reti di relazioni e di scambio, da uno spazio politico eterogeneo, sperimentale, articolato, orizzontale e sempre aperto, dal quale sappiamo vedere – perché lo viviamo sulla nostra pelle e nei nostri corpi – le connessioni fra l’eterosessualità obbligatoria, il razzismo, le frontiere, il neoliberismo, i tagli al welfare e le politiche di austerità, la precarietà e lo sfruttamento lavorativo, la riduzione degli spazi di dissenso e autorganizzazione politica dal basso, l’accettazione possibile ma sempre parziale, condizionata e paternalistica di gay e lesbiche nel novero delle persone perbene.
Non siamo ossessionate dal dire chi siamo. Ci interessa di più capire cosa possiamo fare insieme. Le forme di lotta che costruiamo vanno oltre la logica della vittoria\sconfitta, sono espressione dell’arte queer del fallimento: sperimentiamo così l’autorganizzazione di reti di neomutualismo, aprendo – per le strade e nei luoghi autogestiti – spazi di autodeterminazione e intersezione delle lotte. Al di là della speranzosa e futile attesa di un futuro troppo lontano in cui tutti i nostri problemi saranno risolti, contro i dispositivi di valorizzazione delle nostre diversità, vogliamo allargare il nostro margine di azione e di trasformazione qui e ora, nel nostro difficile presente, senza ringraziare per il premio di consolazione che ci viene propinato attraverso forme di riconoscimento normalizzanti.
Da tutte queste riflessioni nasce l’idea di pensare la campeggia transfemminista queer di quest’anno come un’opportunità di allargamento, di apertura intersezionale e non identitaria, di costruzione di relazioni e tessitura di reti di neomutualismo. La campeggia non è un festival queer, ma uno spazio di confronto politico che cerchiamo di mantenere sempre aperto, radicato nell’esperienza concreta di ciascun*, orientato alla costruzione di azione politica dal basso nelle forme più disparate, attento a includere anche persone che non fanno parte di gruppi nella loro città o che sono in condizione di viaggio/esilio/diaspora/nomadismo, e intervallato da momenti di convivialità, relax e frocianza balneare.
A partire dalle lotte che sono state portate avanti e dalle esigenze che da queste sono emerse, abbiamo pensato quest’anno di articolare la campeggia intorno a quattro temi interconnessi,e di dedicare a ciascuno di essi una giornata. Ci piacerebbe che gruppi e favolose individualità transfemministe/lelle/froce/queer che si sentono interpellate da questa chiamata e dalle tematiche proposte proponessero discussioni, workshop e quant’altro da inserire nelle varie giornate (per questioni logistiche il termine ultimo per le proposte è il 15 agosto).

 

Temi delle giornate

Martedì 30
accoglienza
in serata: plenaria introduttiva e autorganizzativa
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Mercoledì 31
ALTRE INTIMITA’ RELAZIONI QUEER
Vogliamo intessere una riflessione collettiva su come darsi una progettualità di vita decentrata dalla coppia, che metta al centro reti di affetto e supporto. A partire dalla politicizzazione delle nostre molteplici relazioni di intimità vogliamo costruire percorsi di lotta che scardinino la dicotomia privato/pubblico e che prevengano la violenza e l’isolamento.
Per ora la giornata prevede un workshop sulla violenza nelle relazioni queer e un workshop sul consenso.
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Giovedì 1
CONFINI-PINKWASHING-OMONAZIONALISMO
Vogliamo continuare a riflettere su pratiche di autorganizzazione che combattano la strumentalizzazione della violenza di genere e dell’omolesbotransfobia in chiave razzista e islamofoba, la corporativizzazione e commercializzazione delle politiche froce e la celebrazione omonazionalista della “civiltà” di un’Europa che si vanta di promuovere l’emancipazione femminile e il rispetto delle minoranze sessuali ma poi pratica deportazioni e respingimenti di massa. Vogliamo organizzarci per costruire un movimento che metta al centro la lotta contro le frontiere tra i territori e i generi.
Per ora la giornata prevede: un momento sul pinkwashing di Israele; un momento sulle esperienze e sulla costruzione di pratiche di lotta che possiamo mettere in campo contro i confini in maniera intersezionale; una discussione su pinkwashing aziendale e del diversity management e su pinkwashing istituzionale (vedi Renzi e PD dopo la Cirinnà o dinamiche dei Pride).
Per finire, giochi da spiaggia: froce senza frontiere
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Venerdì 02
LAVORO-NON LAVORO, PRECARIETA’, REDDITO, WELFARE, SALUTE
In un mare di precarietà dilagante, mentre la nostra favolosità è messa a profitto e i nostri bisogni sono usati per fidelizzarci e sfruttarci sempre di più e sempre meglio, vogliamo continuare a costruire riflessioni e strategie di resistenza e conflitto dentro e contro il lavoro. Inoltre, sullo sfondo della distruzione del welfare e della avanzata delle (bio)politiche di controllo dei corpi, vogliamo continuare a interrogarci sulla diffusa necessità di costruire una politica delle soggettività che parta dal corpo, dalla sessualità e del benessere in una prospettiva transfemminista e queer. Per questo vogliamo riprendere a parlare dei percorsi che si stanno creando intorno alle consultorie queer (https://consultoriaqueerbologna.noblogs.org; http://www.fuxiablock.org/tag/queersultoria/).
Per ora la giornata prevede la prosecuzione del lavoro già iniziato dal tavolo accademia/attivismo (https://sommovimentonazioanale.noblogs.org/post/2015/07/28/attivismo-e-accademia-activism-and-academia/) e della discussione su e organizzazione delle pratiche di sciopero dei/dai generi (https://sommovimentonazioanale.noblogs.org/post/2014/11/13/sciopero-sociale-sciopero-dai-generi-dei-generi/)
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Sabato 03
PRATICHE
Sentiamo il bisogno di continuare a re-immaginare e costruire stili della militanza e pratiche politiche che ci corrispondano pienamente. Vogliamo arrivarci attraverso una riflessione su safety e cura e su ciò che consideriamo conflitto, ma anche sulle pratiche decisionali e le relazioni di potere che si possono instaurare nelle nostre reti.
Per ora la giornata prevede: un workshop sulle dinamiche di potere nei collettivi politici e una discussione sulle pratiche che ci vogliamo dare come movimento transfemminista frocio. La discussione sarà sulle pratiche nello spazio pubblico, non solo pratiche di piazza, ma anche di autorganizzazione, mutualismo, socialità diversa che mettiamo in campo. Vogliamo ragionare su come non ci siano pratiche simboliche, performative vs. pratiche conflittuali, e su come la performatività sia presente in qualsiasi pratica politica. Vogliamo mappare e discutere insieme esperienze nostre o altrui per ampliare il nostro ventaglio di pratiche transfemministe queer da utilizzare nelle nostre lotte.
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Anche se non saranno tra i focus di questa campeggia l’ANTIRAZZISMO, l’ANTIFASCISMO, l’ANTISESSISMO, l’ANTISPECISMO sono forme teoriche e di attivismo che la attraversano e su cui singolarità, collettivi e il sommovimento stesso si sono per diversi aspetti impegnate. I contributi e le soggettività che si rifanno a questi posizionamenti sono benvenute.
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La RESPONSABILITA’ del buon andamento della campeggia sul piano dell’organizzazione, del lavoro riproduttivo (cucina, pulizie), delle relazioni e della discussione politica è di tutt* e di ciascun*.
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La QUOTA di partecipazione non è il “prezzo” del nostro sgangherato pacchetto vacanze ma la cifra indicativa che ciascun* dovrebbe versare in media per coprire le spese di vitto, alloggio e logistica. Chi può permettersi di dare di più è pregato di farlo, chi non può permettersi questa cifra lo segnali nella mail di iscrizione. La campeggia avrà un bar interno dal quale speriamo di ricavare una somma sufficiente a venire incontro alle necessità di tutt* ed eventualmente rimborsare parte delle spese di viaggio a chi ne avesse bisogno.
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