Siamo tuttɜ famigliɜ 

La ministra Roccella continua l’opera violenta di stigmatizzazione dei nuclei famigliari formati da persone dello stesso genere. E non solo, tra le righe offende anche il 33% dei nuclei famigliari in questo paese, le cosiddette famiglie monogenitoriali, spesso donne con figl*.
Questa morale che il governo ci proietta addosso produce niente altro che profondo dolore e profonda rabbia nelle e nei figl* e nelle e nei genitori. Dall’altro lato nasconde i reali bisogni delle “famiglie” e, aggiungiamo noi, delle persone tutte. Viviamo legami di mutualismo, di affetto, di aiuto, di solidarietà, d’amore e amicizia, e sono queste relazioni che ci aiutano a restare a galla in un contesto di crisi economica, energetica, di smantellamento del welfare, repressione e riduzione di diritti.
Anche quando siamo famiglie riconosciute, cioè quando come persone lgbtqiap+ riceviamo la “grazia” da qualche tribunale, ci appoggiamo ad altri famigliari o altre reti di supporto, perché i servizi sono scarsissimi. Queste relazioni non hanno alcun riconoscimento e legittimità e vorremmo ripartire da qui. Infatti se da un lato l’assenza del matrimonio egualitario in questo paese rappresenta un’imperdonabile ingiustizia (perché un diritto o è di tutti o è un privilegio), dall’altro lato sappiamo che l’aspetto più importante di questa istituzione è la possibilità di accedere a una serie di diritti per prenderci cura l’unə dell’altrə (diritti alla salute, sul lavoro, patrimoniali). Questo è il punto di partenza per riflettere sulle vite vere, materiali e sui bisogni.
Siamo già diversə da quel modello che il governo e il ministero della famiglia vogliono imporre, e siamo pure maggioranza. Esercitiamo la cura tra mille ostacoli e difficoltà, nonostante le politiche istituzionali “sulla famiglia”, spesso assistenziali e insufficienti.
Questo ordine fascista che pensate di portare nelle nostre case, nelle nostre strade, nello spazio pubblico che è di tutt*, non ha futuro. E non è nemmeno presente. È solo un passato che non può e non deve tornare.
Ci vogliamo vivə e ci vogliamo liberə
Vogliamo tutto.
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