25 Aprile 2023 Intervento Smaschie al Pratello R’esiste

Oggi è l’anniversario della liberazione dal nazifascismo in Italia. Questa è una giornata oggi più che mai importante, non solo per la memoria storica, che in questo paese vacilla, ma anche e soprattutto  per la lotta attuale e futura. Il fascismo oggi è vivo e vegeto e si è reinstaurato cavalcando due onde: la comunità lgbtqiap+ e le  persone migranti.

A sinistra ci si racconta spesso che il governo fascista attacca  soprattutto frocie e migranti per sviare, per distrarre da altro, da qualcosa di ben peggiore, dai cosiddetti “veri problemi del paese”. Ebbene, non è così. Noi frocie e le persone migranti siamo al centro del discorso fascista perché la  nostra marginalità è centrale, dolorosamente centrale. La nostra  comunità non sta inseguendo l’agenda politica del governo, è  l’agenda politica del governo che sta inseguendo noi, perché questo è il fascismo: l’oppressione di quelle soggettività che abitano i margini, oggi come ieri ed un costante lavoro di egemonia culturale patriarcale e razzista iniziato nelle province ben prima dell’ascesa di questo governo.

noi lo sapevamo. Perché mentre si parlava di migranti come di schiavi, “risorse”, “capitale umano”, noi entravamo nel mondo del lavoro come “diversità” con contratti di serie b e dentro le aziende che si dicono liberal perché ci permettono di lavorare e ne fanno uno spot. lo sapevamo perché da anni la nostra visibilità, i nostri diritti sono sotto ricatto dappertutto. Con la cazzata dell’ideologia gender già da anni vengono cancellati progetti nelle scuole, nelle università, viene limitato il diritto ad abortire, ad essere informat* sulla propria identità di genere. Lo stigma sulla comunità LGBTQIAP+ e sulle persone razzializzate era già sotto gli occhi di tutt*. Per questo noi lo sapevamo mentre troppi chiudevano gli occhi di fronte all’ennesima violenza omolesbotransfobica.

 

Il fascismo oggi lo vediamo in modo lampante nei recenti attacchi alle famiglie  omogenitoriali, con le  pressioni che il governo Meloni sta  facendo su quei pochi sindaci responsabili, perché interrompano i riconoscimenti e le trascrizioni dellu bambinu delle coppie omosessuali e per annullare quelle già effettuate. Se non fosse  chiaro, il governo sta attivamente lavorando per rendere orfanu  questu bambinu, con il sostegno di sedicenti pro vita che non perdono occasione per  dimostrare quanto il loro interesse non sia mai stato difendere i  diritti dellu bambinu, ma solo controllare i corpi delle persone con  l’utero.

Questi attacchi sono in realtà attacchi a TUTTE le famiglie. Anche quelle poche persone che hanno una famiglia considerata “normale”, una famiglia “tradizionale”, qualunque cosa significhi, ciò che stanno togliendo a noi lo stanno togliendo a tuttu. Perché quello per cui stiamo lottando non è solo che ci facciano la grazia di considerare le nostre famiglie come quello che sono, cioè vere famiglie, ma vogliamo poterci prendere cura di tuttu lu nostru caru, non solo figliu, ma amanti, amicu, coinquilinu, compagnu e tutte quelle relazioni non riconosciute e quindi non tutelate e agli occhi dello stato proprio non esistenti. Vogliamo una riforma globale del diritto di famiglia che riconosca tutte quelle relazioni che già esistono ma che non sono considerate degne di tutela e riconoscimento. Non vogliamo soltanto gli stessi diritti delle famiglie eterosessuali, ma vogliamo molti più diritti per tuttu. Vogliamo che tuttu possano costruire e vivere i propri affetti senza l’oppressione delle discriminazioni, della mancanza di una casa, dello sfruttamento lavorativo e della mancanza di sostegno e servizi per le persone non autosufficienti di tutte le età.

Oltre a questi attacchi vediamo anche il recente panico sociale per la gestazione per altri come la riprova del fatto che l’Italia è cambiata: le destre hanno bisogno di usare questi mezzi viscidi e dannosi per continuare a spaventare un paese su cui evidentemente alcune vecchie retoriche non funzionano più altrettanto bene [wtf]. Dicono che la gestazione per altri equivalga a mettere in affitto il proprio utero e dicono che questo sia inaccettabile, al punto da volerlo rendere reato universale, dimostrando peraltro così la loro megalomania. Dicono che chiunque faccia la gestazione per altri deve per forza aver subito ricatti o comunque pentirsene dopo. Se vogliamo combattere lo sfruttamento e la ricattabilità, perché non partire dal combattere le disuguaglianze socioeconomiche? Se davvero il governo vuole impedire che le persone subiscano sfruttamento e ricatti, perché continua a regalare soldi pubblici alle aziende, a deregolamentare il mercato del lavoro, definanziare i servizi e a sostenere misoginia e omolesbobitransafobia?

Oltre a questo, con questa retorica il governo sedicente pro-vita schiaccia la libertà di autodeterminazione di tutte le persone assegnate donne, di tutte le persone con utero, lanciando loro il messaggio che il loro unico possibile destino è quello di essere madri e che non possono sfuggire a questo destino ineluttabile.

Attaccare la gestazione per altri è solo un altro mezzo per attaccare le persone lgbtqiap+, perché nessuno si sognerebbe di far pagare le conseguenze della criminalizzazione della gpa allu bambinu delle coppie etero, che restano la stragrande maggioranza di persone che vi accedono.

Il governo dimostra continuamente che il loro essere “pro-vita” vale solo per una vita teorica, sulla carta, non per quella reale e materiale di tutte quelle persone di cui pretendono di controllare i corpi e di tutte quelle che lasciano annegare in mare.

Quelle stesse persone che verranno ulteriormente criminalizzate e discriminate con il decreto Cutro, che vuole inasprire le pene per i cosiddetti scafisti, che per la maggior parte sono persone in fuga ricattate o costrette a svolgere questa funzione; il decreto aggiungerà altri paesi alla già aberrante lista dei paesi sicuri per le persone lgbtqia+, rendendo nei fatti impossibile l’accoglienza delle persone che scappano da questi paesi.  Abolirà la protezione speciale per come è adesso, che è uno strumento più flessibile dell’asilo politico che copre i casi di persone che non appartengono all’opposizione politica ma che sono comunque in pericolo nei paesi di origine, come appunto le persone lgbtqia+. La protezione speciale diventerà di un solo anno e rinnovabile una sola volta, dopodiché senza un lavoro le persone verranno cacciate. Anche persone ormai radicate sul territorio da anni potranno essere cacciate, ignorando la libertà di autodeterminazione e di decidere liberamente di dove vivere la propria vita. Essere froce, lesbiche e trans è pericoloso anche in Italia, lo sappiamo bene. Ma rifiutarsi di riconoscere la condizione di pericolo costante a cui la comunità lgbtqia+ è esposta in molti paesi significa negare loro la possibilità di scappare a questo pericolo e spesso a condanne a morte o a violenze di stato. Rifiutare di riconoscere il bisogno di accoglienza delle persone lgbtqia+ in fuga è un’ulteriore violenza omolesbobitransfobica di Stato.

È per questo e altro ancora che il 28 aprile saremo in piazza a Roma a fianco delle nostre compagne migranti, contro il decreto Cutro e contro il razzismo istituzionale nella manifestazione antirazzista #nonsullanostrapelle.

Ribadiamo ancora una volta che il fascismo è tornato al potere cavalcando i due cavalli della comunità lgbtqiap+ e delle persone migranti e saranno proprio queste soggettività a disarcionarlo. Uniamo le nostre lotte, vogliamo essere liberu di transitare tra generi e confini!

 

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