Giov 19 aprile – Il Frocetariato delle app si organizza

Un set fotografico, un laboratorio di hackeraggio dei generi e\o delle app di incontri, l’inizio di un battuage alternativo online e offline, la nuova internazionale frocialista digitale… potrebbe essere tutto questo e molto altro ancora il secondo incontro del frocietariato delle app!

Giovedì 19 aprile 2018 alle 21 al Centro di Documentazione delle Donne, via del Piombo 5, Bologna


La popolare app di incontri gay Grindr ha rivelato e venduto i dati personali dei propri utenti ad aziende che fanno ricerche di mercato e comunicazione commerciale e politica personalizzata. Fra questi dati ci sono anche lo stato sierologico (i dati relativi allo stato hiv), ma anche l’età e il peso, la posizione geografica, i gusti sessuali, l’identità di genere, l’ etnia, la pagina facebook e instagram. I dati che cediamo gratuitamente a grindr vengono venduti ad aziende che a loro volta li usano per rivendere prodotti e servizi a noi, sotto forma di pubblicità targettizzata.

Ci siamo incontrat* giovedì scorso per discuterne, perché di questa notizia ci ha colpito, oltre all’evidente e grave violazione della privacy, anche un altro aspetto, e cioè che la nostra presenza su Grindr e le nostre interazioni attraverso questa app producono un valore economico, di cui nulla torna nelle nostre tasche (nemmeno sotto forma di introiti fiscali per il paese in cui viviamo!). Per questo diciamo che quando utilizziamo grindr o altre app stiamo svolgendo una forma di lavoro gratuito.

In più, sappiamo bene che le nostre interazioni su Grindr sottostanno a precise norme tecniche e sociali – come l’obbligo di accettare la loro policy sulla privacy, che possono modificare unilateralmente in ogni momento, l’individualismo e la competizione, il divieto di contrattare esplicitamente lavoro sessuale, oltre ai sempiterni “no checche e effeminati”, “maschile per maschile”, “solo veri uomini” e tutta la transfobia che subiscono i pochi ragazzi trans ftm o le donne trans mtf che osano affacciarsi su questa piattaforma (“hai la vagina?”).

In questo modo finiamo per lavorare nostro malgrado alla riproduzione di quelle gerarchie, rapporti sociali e modelli di interazione che non ci piacciono e che costituiscono il peggio della cultura “gay mainstream”, e sui quali Grindr comunque capitalizza: una frocia insicura e insoddisfatta è sicuramente più incline a consumare,a spendere tempo e soldi in tutte quelle cose che aumentano il suo valore sul competitivo mercato sessuale dell app, che una frocia contenta e appagata.

Vogliamo trovare strategie di sovversione della messa a valore della frocianza sulle app, del circolo vizioso di valorizzazione generato dalla compravendita di dati: un meccanismo che si alimenta degli aspetti peggiori della “cultura gay mainstream” e che contribuisce a rafforzarli.

Vogliamo indagare sul tipo di lavoro che svolgiamo su Grindr (lavoro del genere, lavoro sessuale, produzione di dati) e pensare ad azioni che mettano a tema tutto il lavoro invisibilizzato che facciamo quando siamo connessi, reclamando forme di pagamento e redistribuzione.

Riflettere sui profitti realizzati da Grindr sulle nostre scopate è anche un modo per rendersi conto che la rivendicazione di un reddito di esistenza per tutt* indipendentemente dal lavoro e dalla ricerca di lavoro (“reddito di autodeterminazione”) non è una richiesta assurda, nè una forma di assistenzialismo o di carità, ma rappresenta solo la redistribuzione di una piccola parte del profitto che viene realizzato su ogni nostra attività sociale.

Non immaginiamo on line e offline come ambienti separati, nè come dimensioni contrapposte. Vogliamo sfruttare gli spazi digitali per potenziare i nostri percorsi transfemministifroci “dal vero”, ma anche cambiare gli spazi digitali. Lo spazio digitale ci interessa come uno spazio che riconosciamo come nostro e dove vogliamo intervenire sperimentando modi diversi di abitarlo e attraversarlo.

Ci incontriamo di nuovo giovedì 19 aprile alle 21 al Centro delle Donne in via del Piombo 5 per organizzarci come frocietariato delle app, con la complicità di amici e amiche trans, lesbiche, femministe, frociarole e frocialiste sovversive.

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20-21 aprile Assemblea NazioAnale a Bologna

Sabato e domenica 20-21 aprile il Sommovimento NazioAnale si riunisce a Bologna.

Programma e luoghi:

Sabato ore 14,30 in Via Libia 72 presso “Il  Cerchio”– – Valutazioni sulll’8M e sullo sciopero transfemminista; riflessioni su lavoro del genere e lavoro sessuale (#Strike4decrim)

Sabato ore 19 al VAG61, via Paolo Fabbri 110- Aperitivo Benefit, proiezione del documentario “Il diritto di provocare” e chiacchierata con l’attivista Andrea Giuliano, ore 19:30 presso Vag61 (Evento FB qui)

Domenica 10,30 al VAG61 – Come declinare concretamente un transfemminismo antirazzista? + prossimi momenti di mobilitazione.

Domenica 14,30 circa sempre al VAG61 –  discussione introduttiva focalizzata su “a cosa serve la campeggia”. Si tratta di una discussione preparatoria sul senso della campeggia: i contenuti, la scansione delle giornate, le date, il luogo e la logistica saranno discusse in un’assemblea successiva.

Se avete bisogno di ospitalità o di un contributo alle spese di viaggio scrivete in mailing list (se siete iscritt*) o a infosommovimento[at]inventati[punto]org

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Il diritto di provocare – 21 aprile proiezione e aperitivo benefit al Vag61

Ore 19:30 al VAG61 (Via Paolo Fabbri 110)

Per la ricorrenza della Liberazione quest’anno (2018) ci sembra più che mai importante dare spazio all’esperienza di un compagno di lotta, attivista gay, che ha vissuto le conseguenze della violenza neofascista. L’esperienza di Andrea Giuliano ha luogo in Ungheria, il cui governo è divenuto ormai esempio “virtuoso” per i vari neo-fascisti e leghisti italioti. Anche l’Italia è già da tempo avviata allo stesso destino reazionario e violento. Basta pensare ad alcuni avvenimenti che hanno segnato la cronaca negli ultimi mesi, dentro ai margini e ai confini italiani: violenze e aggressioni che sono evidentemente conseguenza dello sdoganamento politico e culturale senza precedenti di razzismo, omo-lesbo-transfobia e natalismo. Da Macerata, Firenze fino a Bardonecchia, “ l’uomo bianco” pensa di imporre la propria supremazia con le armi, a Parma, Roma, Torino e Bologna l’uomo bianco eterosessuale insulta, picchia per poi strumentalizzare immagini di feti pretendendo di avere il controllo del corpo delle donne e attaccando apertamente le femministe.

Non è difficile tracciare il filo rosso che lega quello che Andrea Giuliano sta vivendo e l’esperienza delle persone, soggettività che sempre di più sono target di uno squadrismo dilagante nel contesto italiano e europeo.

“Il diritto di provocare” è un documentario del 2016 di Mátyás Kálmán e Róbert Bordás prodotto da TASZ / HCLU (Unione Ungherese per le Libertà Civili).

Segue la storia di Andrea Giuliano, attivista, artista e fotografo italiano diventato vittima di diversi crimini di odio in Ungheria a causa del suo attivismo e di una parodia diretta contro gruppi neonazisti e ultracattolici durante il Budapest Pride del 2014. Dopo aver ricevuto centinaia di minacce gli è stata messa una taglia sulla testa, ha dovuto cambiare casa diverse volte per motivi di sicurezza e si è dovuto difendere da diversi tentati attacchi. Le autorità ungheresi hanno rifiutato di intervenire, respingendo le sue molteplici denunce e lasciandolo allo scoperto e in pericolo: uno stallo istituzionale dovuto, in parte, al contesto culturale in evoluzione.

Nel 2015 ha inoltre perso il lavoro ed è stato prima accusato di vilipendio, poi processato per diffamazione. Sempre nello stesso anno è stato anche vittima di un attacco che ha causato una nuova ondata di odio nei suoi confronti, rendendolo ufficialmente persona non gradita.

Andrea Giuliano e TASZ hanno deciso di rivolgersi alla CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo), al fine di sottolineare la necessaria distinzione tra libertà di espressione e crimini dettati da esplicita discriminazione omobitransfobica, incitamento all’odio e abuso di potere. Da 1 anno e 9 mesi aspettano un segno, e solo una forte pressione dell’opinione pubblica potrebbe accelerare i tempi.

“Il diritto di provocare” segue gli eventi che hanno portato alla decisione di Andrea Giuliano di lasciare l’Ungheria dopo che le autorità competenti hanno respinto, deliberatamente e in maniera irreversibile, tutti i suoi tentativi di chiedere giustizia. Questo documentario rivela solo la punta dell’iceberg della sua storia, ma ha implicazioni più profonde: fa infatti luce sulla situazione ungherese, in cui lo stato di diritto viene continuamente messo in discussione e in cui le posizioni estreme del governo di Viktor Orbán ostacolano le libertà civili e rendono la vita molto difficile a tutte le minoranze.

Nonostante il suo caso abbia ricevuto eco internazionale, l’attenzione nei confronti della sua storia sta scemando e da Strasburgo non ci sono notizie.

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Frocietariato delle App – di Grindr e salute

È di qualche giorno fa la notizia che la popolare app di incontri gay Grindr ha rivelato e venduto dati sensibili dei propri utenti a compagnie terze che investono sulla lavorazione e ricompilazione di informazioni personali, ai fini di una comunicazione pubblicitaria e politica su misura per il singolo utente. Fra le informazioni personali divulgate da Grindr c’è anche lo stato sierologico dei suoi utenti.

Oltre alla grave violazione della privacy che questo costituisce, possiamo intravedere dietro questa operazione un legame con la finanziarizzazione e privatizzazione della salute, con lo smantellamento del welfare sanitario, con il tentativo di fare delle persone sieropositive una nicchia di mercato. Continua a leggere

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MAI PIÙ MACERATA, MAI PIÙ FIRENZE

Un mese fa per le strade di Macerata hanno sparato a Festus, Jennifer, Gideon, Mamadou, Omar e Wilson. Due settimane fa a Firenze è stato ammazzato Idy, un migrante senegalese. Lo scorso ottobre a Bologna davanti al centro di via Mattei sono stati esplosi colpi di pistola contro un operatore eritreo e un richiedente asilo.

È ora di dire basta! È tempo di prendere parola contro il razzismo che mette in pericolo la nostra vita!

Noi donne e uomini migranti siamo qui per costruire una vita migliore. Lottiamo ogni giorno contro il razzismo, il ricatto del permesso di soggiorno, la negazione del diritto d’asilo, lo sfruttamento sui luoghi di lavoro e la povertà.

Ora però è la nostra stessa vita a essere in pericolo: non siamo venuti in questo paese per farci ammazzare per le strade. Per questo è giunto il momento di scendere in piazza anche a Bologna e prendere parola contro razzismo, violenza e sfruttamento! Per Idy Diene e per tutti noi!

  

MANIFESTAZIONE DEI E DELLE MIGRANTI

SABATO 24 MARZO, ORE 14

PIAZZA XX SETTEMBRE, BOLOGNA

Scarica e diffondi il volantino in Italiano

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Download and Share the Flyer in English

SOSTENGONO LA MANIFESTAZIONEAssociazione senegalese “Cheikh Anta Diop”, Associazione ASAHI, ASAHI Modena, Associazione degli studenti Migranti Unibo, Circolo Anarchico C. Berneri, COBAS Bologna, Connessioni Precarie, Coordinamento antifascista Murri, Diaspora Ivoirienne d’Emilia-Romagna, Grotta Rossa (Spazio Pubblico Autogestito), La comune Associazione antirazzista interetnica “3 Febbraio”, Laboratorio Smaschieramenti, Partito dei Carc,  Usi Unione Sindacale Italiana A.I.T., Yerèdemèton

 

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Smaschieramenti a Firenze per Idy Diene, contro il razzismo

Oggi siamo state alla manifestazione a Firenze, portando lo stesso striscione che abbiamo portato a Macerata come NonUnaDiMeno Bologna. Qui la nostra adesione, qui sotto invece alcuni degli slogan che abbiamo gridato:

Chi spara alla moglie / chi spara all’immigrato / è il maschio bianco / e va fermato

Froce sempre / razziste mai

Fanculo alle fioriere / antiterrorismo / Idy Diene è morto di razzismo

Davanti alla morte di un essere umano / Nardella piange l’arredo urbano

https://www.facebook.com/localteamtv/videos/1888903991151879/

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La provocazione di Lucia Borgonzoni e Lisei nella piazza dell’8M

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8M – Rituale di liberazione dal lavoro (pagato e non)

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Per la lotta antirazzista e antifascista #8M

Il razzismo riguarda tutte tutti e tuttu.

I fascisiti e i razzisti sono entrati in azione come “esercito pronto a riportare l’ordine” nel nome della difesa della donna italica, delle “nostre” donne, delle madri, della patria. Nel momento in cui la resistenza e le lotte femministe diventano marea, i nuovi e vecchi fascisti continuano ad appropriarsi dei discorsi contro la violenza sulle donne per agire violenza razzista nell’indifferenza, o peggio, con l’appoggio di parte della società civile e delle istituzioni.

I fascisti stanno uccidendo, lo Stato sta uccidendo, le persone nere in nome della difesa delle cosiddette liberta’ dell’occidente, in difesa delle donne. I sindaci del PD si scandalizzano solo per l’arredo urbano in nome di un decoro che priorizza le cose alle persone. I mass media nascondono il movente razziale sotto al tappeto per eludere, da una parte, e condannare la rabbia di chi è colpito dalla violenza, dall’altra.

Siamo di fronte a un appuntamento con la storia e con le storie delle tante persone che oggi si ribellano a questo stato di cose.

Macerata è stata giustificata come vendetta di un femminicidio. A Firenze, nel 2011 come oggi, a Castel Volturno, ai confini, ogni giorno e in ogni luogo la linea del colore è una linea di divisione tra la vita e la morte.

Come Non Una di Meno e movimento transfemminista, siamo andate a Macerata non solo per dire “non in nostro nome”, ma per dire che il movimento femminista e’ contro il razzismo e il fascismo, che noi combattiamo tutto questo. Costruiamo solidarietà attiva e presenza insieme alle comunità che sempre più si mobilitano in questi giorni, le comunità che stanno in testa a questa lotta per salvare e liberare le proprie vite dalla supremazia bianca.

E’ giunto il momento di liberare le energie di questo grande movimento femminista e transfemminista verso un inequivocabile posizionamento e presa di parola contro il razzismo fascista e suprematista.

Loro sono alle armi, NOI ci organizziamo e lottiamo. #WeToogether

Per ricordare Idy Dyene e con lui le tante vittime di razzismo
A Firenze alle 14,30 di sabato 10 marzo

saremo a Piazza Santa Maria Novella

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Indizione dello Sciopero Transfemminista – 8 marzo 2018

Con la presente comunicazione,

nel residuale rispetto della legge del 12 giugno 1990, n° 146, nonché della Deliberazione n° 77 della Commissione di Garanzia dei Ruoli di Genere, nell’attuazione della Deliberazione n° 1528 del 28 agosto 1969 (Prot. 12175/UNI/RIC) della Commissione di vigilanza sulla Divisione sessuale del lavoro e sulla divisione del lavoro sessuale e di genere

Riunit* nelle assemblee delle casalinghe, delle colf, delle badanti, dei call center, operatrici dell’accoglienza, educatrici, riders del cibo a domicilio, ciclofattorini e ciclofattorine col ciclo,

nei comitati per l’abolizione della conciliazione vita/lavoro,

nelle chat di Grindr, Tinder, Wapa, Badoo e GayRomeo,

dalle catene di abbigliamento e dalle cooperative di servizi,

dalle frange estreme del lavoro precario offerto con gli annunci alla fermata dell’autobus (babysitter aiuto stiro ripetizioni tuttofare aiuto compiti ceretta dog sitter cerco lavoro cerco casa)

INDICIAMO

lo sciopero autoproclamato genderale di 24 ore per il giorno 8 marzo 2018 da tutte le forme di lavoro gratuito, di cura, affettivo e sessuo-affettivo, sia gratuito che retribuito, dalle mansioni contrattuali, esplicite e implicite, naturalizzate e genderizzate in ogni luogo di lavoro, di non lavoro e di vita.

Il capitalismo realizza profitto sui nostri sorrisi, sui nostri culi, sui nostri manicaretti, sul lavoro di networking e pubbliche relazioni che siamo costrette a svolgere mentre cerchiamo lavoro, sui nostri stage e tirocini, persino sul lavoro domestico svolto gratis nella famiglia e nella coppia, che permette ai nostri cari di riprendersi dalla giornata di lavoro ed essere di nuovo pront* a lavorare il giorno dopo.

Ci si aspetta che tutto questo lavoro lo svolgiamo gratuitamente, spontaneamente e volentieri in quanto espressione “naturale” del nostro genere o della nostra personalità. Ma quando ci rifiutiamo di svolgerlo o quando, sfinite, non riusciamo a svolgerlo, le conseguenze sono pesanti e ci rendiamo conto che è obbligatorio e imposto.

Anche la seduzione, la persuasione, la bella presenza, l’abbigliamento adatto ad appagare le aspettative, a sollecitare il desiderio e le fantasie di clienti, committenti, colleghi, capi non sono un di più o un’extra, ma parte integrante di moltissimi lavori.

Le norme di genere naturalizzano e invisibilizzano lo sfruttamento. Allo stesso tempo la precarietà, la mancanza di reddito, l’impossibilità di gestire il nostro tempo ci espongono ancora di più alla violenza di genere e del genere, ci impediscono di autodeterminarci, di ribellarci ai modelli di vita imposti.

Ogni minuto delle nostre vite produce valore: non reclamiamo un pagamento a cottimo per ogni nostro sorriso, ma permesso di soggiorno per tutte/i/u e un reddito di autodeterminazione incondizionato, che ci liberi dal ricatto del lavoro e che per noi non rappresenta nient’altro che una parziale restituzione del valore che produciamo, di quello che già ci spetta.

Le modalità di esecuzione dello sciopero saranno imprevedibili, scostumate e scombinate come le nostre vite. Per dettagli si rimanda al vademecum.

Saranno garantiti i servizi minimi vitali (laboratori di drag King, dildi sterilizzati, pappe precotte).

SomMovimento NazioAnale

http://sommovimentonazioanale.noblogs.org

Scarica l’indizione in PDF e affiggila nei tuoi luoghi di lavoro

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