Il 3 Novembre abbiamo partecipato all’iniziativa di PLAT “La casa, un incrocio di lotte”
il nostro intervento – Queering home: lavoro di cura e riproduzione sociale nelle s/famiglie queer –
Il 3 Novembre abbiamo partecipato all’iniziativa di PLAT “La casa, un incrocio di lotte”
il nostro intervento – Queering home: lavoro di cura e riproduzione sociale nelle s/famiglie queer –
Oggi 28 Ottobre siamo ovunque.
Siamo a Roma per denunciare il genocidio che Isr43l3 sta perpetrando ai danni del popolo p4l3stinese. Noi sappiamo da che parte stare, dove siamo sempre stat* dai tempi di #queerforpeace o fin dall’inizio. Denunciamo con forza i governi occidentali complici dell’apartheid e di questa vendetta, questa pulizia etnica a cui stiamo assistendo con rabbia, con dolore, con sorellanza. Vogliamo dirlo: lottiamo contro il #pinkwashing e il #rainbowashing di Isr43l3 e non accettiamo l’utilizzo strumentale dell’esistenza di noi persone lgbtqiap+ per appioppare certificati di civiltà, infatti non c’è luogo sulla terra in cui non veniamo discriminat*, uccis* per quello che siamo, la misoginia e l’omolesbobitransfobia sono ovunque, e ovunque siamo noi, con le nostre resistenze intrecciate.
Ma c’è una particolare violenza che invece riguarda una parte del mondo soltanto, si chiama colonialismo, si chiama sfruttamento di terre e popolazioni, si chiama uccidere e lasciar morire (pensiamo ai confini del mare, un grande cimitero a difesa della fortezza europa), si chiama rubare la terra e annichilire chi vi abita per sostituirl* con un sistema economico capitalista basato sul fossile e sulla distruzione del pianeta per i profitti di poch*. Un sistema che non arretra di fronte alle più gravi violazioni di diritti umani, al peggiore razzismo, che uccide tutt* indiscriminatamente e che colpisce particolarmente quelle minoranze che sono ostacoli alla narrazione degli aggressori. Sì perché ci raccontano da tempo, mentre bombardano, che lo fanno per il bene, per il progresso, per la democrazia…
E noi che siamo minoranza lo sappiamo da sempre: tutto questo è menzogna. Raccontata a reti unificate, spinta dai peggiori magnati della comunicazione, una menzogna.
Non in nostro nome!
Siamo unit* contro la violenza oggi anche a Bologna, dopo un anno di governo fascista che segue a decenni di inettitudine generale: nessun passo avanti per i diritti delle persone lgbtqiap+, Nemmeno per quell* più ricch* – figuriamoci per chi è precari*, migrante, razzializzat*, chi vive con disabilità, chi non partecipa della scarsa resitribuzione di un sistema di privilegi che si sta stringendo sempre di più. Non possiamo lamentarci di #rainbowashing da parte di questo governo, poiché siamo piuttosto un target di politiche d’odio nei nostri confronti in tutti i settori: dalla scuola, alla salute, alla comunicazione, al mondo del lavoro. Dove non sono implementate politiche “contro” si lascia piuttosto il mondo come sta: e sta MALE. Certo, continua il washing delle multinazionali, perché il capitale non ferma la sua estrazione di ricchezza e restiamo, volenti o nolenti, dei consumatori. E ci appelliamo alle coscienze delle altre frocie: basta complicità con un sistema che distribuisce briciole di benessere a poch* a discapito di tutt*.
Stiamo creando nuovi strumenti, anche legislativi, per permetterci di non vivere un’esistenza ad ostacoli, vogliamo vivere bene, meritiamo di vivere in pace, tutt*.
Siamo ovunque perché ovunque abbiamo tanto da dire:
basta al genocidio, basta allo sfruttamento, basta violenza. Diciamo basta ai “signori della guerra”, a partire da quelli che siedono sui banchi di questo governo, su quelli europei e occidentali:
Abbiamo bisogno del tuo aiuto!
👉https://www.produzionidalbasso.com/project/le-nostre-vite-valgono-unit-contro-la-violenza-di-stato-manifestazione-nazionale-bologna-28-ottobre-2023/
🩵Fai una donazione per sostenere la manifestazione in modo che sia più aperta, accessibile e attraversabile per tuttə.
Non abbiamo sponsor, siamo noi le nostrə sponsor
A Bologna mobilitazione nazionale con corteo il 28 ottobre ed assemblea nazionale il 29 ottobre. Per info e adesioni scrivere a lenostrevitevalgono[punto]sg@gmail.com – in fondo la lista delle adesioni in aggiornamento – sui social di Stati Genderali, le info aggiornate sul corteo e l’assemblea.
Al grido “Le nostre vite valgono. Unitə contro la violenza di Stato”, le realtà e le persone lgbtqiapk+ e disabili riunite negli Stati Genderali, invitano tuttə a scendere in piazza il 28 ottobre a Bologna in una mobilitazione nazionale contro gli attacchi di questo governo a tutte le persone che non rientrano nella loro idea di famiglia mamma-papà-bambino e di sessualità etero, monogama e morigerata. Dagli attacchi alle famiglie con due madri o due padri, alla propaganda “anti-gender”, questa violenza istituzionale legittima e fomenta le oppressioni che già subiamo nella vita di tutti i giorni, e si traduce sempre più spesso in violenza verbale e fisica. Continua a leggere
Partecipiamo all’evento di PLUS APS “Coming Out Day – Soggettività desideranti”
Ci hanno chiesto di condividere un coming out “collettivo” e questo è quello che ci è venuto in mente, mettere a nudo la realtà tragicomica di stare in assemblea online/offline!
È ormai chiaro il bisogno di confronto, partecipazione e soprattutto politicizzazione degli spazi dei pride – ci sono luoghi però dove questo bisogno non solo non viene ascoltato, ma viene respinto con prepotenza.
Rimini è uno di questi luoghi, noi eravamo lì con le persone e attivist* che animano le lotte in città in modo intersezionale, così come la cultura antifascista, antirazzista, antiabilista, anticapitalista, ambientalista, antispecista e transfemminista.
La gestione “blindata” di cortei così importanti e visibili come i pride è una modalità che deve necessariamente essere superata per fare spazio invece all’allargamento del consenso e delle azioni/strategie di resistenza al neofascismo di questo governo. Non solo, siamo chiamat* ad esprimere le alternative che fino ad ora abbiamo vissuto e creato, perché un altro mondo è possibile.
La sede riminese di Arcigay ha dimostrato di non avere rispetto e riconoscimento della politica in sé, scavalcata dalla volontà di creare eventi neutri, innocui per il diletto del turismo eteronormato.
Ma a noi la città vetrina non ci abbaglia, ci vediamo ancora benissimo e siamo convint* che dentro l’associazione debba partire una riflessione su cosa e chi pensano di rappresentare, mentre spingono ai margini le minoranze, mettendo in prima linea corpi gay, cis, bianchi, abili e benestanti a provocare e ad agire violenza.
Arcigay Rimini e l’organizzazione del Rimini Summer Pride dovranno prendersi la responsabilità di essersi sottratt* sistematicamente al dialogo per poi aver creato ad hoc una situazione pericolosa per l’incolumità di tutt*.
Quando auspichiamo la costruzione di reti, assemblee aperte non ci dimentichiamo che non tutti i territori vivono le condizioni per il dialogo. Queste condizioni devono essere create, o resteremo un “tema” dei partiti che fino ad ora ben poco hanno fatto per i diritti delle persone LGBTQIAP+ e razzializzate.
Dove non è possibile continueremo a supportare le esperienze transfemministe che si impegnano per una lettura critica e non pacificata della realtà che ci circonda.
Siamo criticon*, sì, del Pride che si definisce “il più romantico d’Italia”, perché dal “romanticismo” alle botte purtroppo il passo è sempre troppo breve, e noi che lottiamo contro la violenza di genere e dei generi da molti anni lo sappiamo bene.
Un abbraccio all* compagn* che hanno saputo gestire in modo safer una situazione di aperta ostilità per permettere a tutt* di intervenire, ballare, rivoluzionare.
Ci vediamo sabato 9 settembre 2023 a Rimini e invitiamo tutt* le favolosità resistenti a portare il proprio sostegno alla Bicicheccata e a PrideOff Rimini.
Gli episodi di violenza avvenuti al Pride di Firenze ci dicono molto dell’attacco politico nei confronti della nostra comunità e di come i pride siano ancora oggi, e forse come non mai, occasione di espressione e di rivendicazione di questa conflittualità.
L’inquadramento e lo sfruttamento del nostro lavoro politico ed economico nella (contro)partita dei diritti civili ha favorito l’inasprirsi e il legittimarsi di una violenza non più mascherabile da operazioni di pinkwashing istituzionale e capitalista. Eppure, in questo momento di grave disgregazione, neutralizzazione e repressione dei movimenti sociali, i pride rimagono tra i momenti di lotta e di rivolta più partecipati e significativi, a dimostrazione del radicamento di questa forma di espressione e rivendicazione alla realtà conflittuale in cui le vite delle soggettività LGBTQIA+ si situano, ben al di là del conflitto che istanze politiche altre giocano sulla nostra pelle e attraverso i nostri stessi pride.
Questo ci carica di grandi responsabilità politiche nell’aprire spazi di orgoglio e autodeterminazione per la nostra comunità, nel costruire percorsi di condivisione e convergenza tra tutte le diverse componenti del movimento in una forma che unisca al conflitto (anche interno), la cura. Cura che questo spazio politico sia attraversato da tuttu in autonomia, che la sua gestione e la possibilità di un suo attraversamento non venga garantita da un patrocinio comunale o addirittura lasciata alla polizia, ma costruita collettivamente. Cura e riconoscimento dei bisogni specifici così come delle risorse reciproche, che vuol dire messa in discussione della logica dei servizi privati e delle concessioni isitutizionali così come del privilegio di chi non ne ha bisogno.
Da anni a Bologna stiamo facendo questo percorso che ha portato alla ripoliticizzazione del Pride e alla formazione di una assemblea cittadina aperta ed orizzontale che include singol* e realtà organizzate, associazioni e collettiv* in un percorso, quello del Rivolta Pride, che tende ad essere non meramente antagonista, ma contro egemonico rispetto agli standard neoliberali che si sono affermati in quasi tutti i contesti locali.
Ripoliticizzare vuol dire rimettere in discussione cosa è il pride, chi lo fa, come e perché, renderlo una manifestazione politica della comunità e del movimento nelle sue sfacettature e differenze. Costruire un’assemblea cittadina vuol dire dotare il territorio di uno spazio permanente lgbt+ e queer di confronto, elaborazione politica, intersezione delle lotte e mobilitazione, anche oltre la sola organizzazione dello stesso momento Pride. Tutto ciò non è evidentemente (ancora) avvenuto a Firenze e questo ha portato alla debolezza ed esposizione del corteo all’intrusione poliziesca.
Condanniamo fermamente la violenta repressione ai danni di una componente critica del pride, assieme a chi ad essa inneggia e la esalta e difende.
Siamo al fianco di chi è statu aggreditu e di tutta la comunità che ha vissuto con sconcerto la dinamica che si è creata. Invitiamo tutte le realtà fiorentine a reagire e a fare fronte comune: in una fase storica come questa, con il governo delle destre, l’assenza o insignificanza delle opposizioni parlamentari e sociali, abbiamo la responsabilità di superare le contrapposizioni interne al movimento e fare dei pride, e di tutte le manifestazioni politiche, dei momenti di resistenza e di avazamento delle nostre istanze e della loro connessione con altre lotte. Siamo sicure che le tante componenti critiche che si sono manifestate anche sabato scorso sapranno parlarsi e connettersi perché la violenza istituzionale ci riguarda tutt*.
Intervento di Zain – attivista rifugiato dalla Siria – al RIVOLTA PRIDE: LA MANIFESTAZIONE!
Rivolta PRIDE #rivoltapride #rivoltapride2023 #rivoltapridebologna #RefugeesWelcome #QueerMigrants
بينما نحن هنا نحتفل بالفخر في شوارع بولونيا و نطالب بحقوقنا علناً دون خوف او اختباء في الظلال، يعاني رفاقنا من مجتمع الميم – عين في بلادي العربية و في الدول الاخرى التي لا زالوا الى الان يمارسوا اقسى أنواع التعذيب في حقنا فقط لأننا ولدنا مختلفين و طالبنا بحقوق لم يفترض ان نضطر الى المطالبة بها من الاساس، و ضمن هذه اللحظات المميزة جدآ هنا في ايطاليا، تعرضت فتاة كوير للقتل على يد عائلتها التي تعاني من رهاب المثلية في فلسطين بسبب هويتها الجندرية و ميولها الجنسية. وهذه ليست اول حالة و لن تكون الاخيرة إذا ما صمدنا معاً متمسكين بأيدي بعض و حاربنا من اجل حقوقنا هنا او هناك و في كل العالم.
Mentre noi qui celebriamo il Pride per le strade di Bologna e rivendichiamo pubblicamente i nostri diritti senza paura e senza nasconderci nell’ombra, i nostri compagni/e LGBTQ stanno soffrendo, nei paesi arabi e in molti altri paesi dove ancora oggi vengono praticate le più atroci forme di tortura contro di noi, solo perché siamo nati diversi e rivendichiamo diritti che non era previsto che chiedessimo.
In questi giorni così speciali qui in Italia, una ragazza queer è stata uccisa dalla sua famiglia omofoba in Palestina a causa della sua identità di genere e del suo orientamento sessuale.
Non è il primo caso, e non sarà l’ultimo se non restiamo uniti mano nella mano e lottando per i nostri diritti, sia qui che in tutto il mondo.
ومن جانب اخر، وبعد الهروب من المعاناة و القتل الذي يحدث لنا في بلادنا و قدومنا الى اوروبا متأملين حياة افضل نجد اننا مضطرين الان لمواجهة مشاكل اخرى، مثل كوننا لاجئين في المرتبة الاولى.
D’altra parte, dopo essere fuggiti dalle sofferenze e dalla morte che dobbiamo affrontare nei nostri paesi ed essere venuti in Europa sperando in una vita migliore, ci troviamo ora costretti ad affrontare altri problemi, in primo luogo il fatto di essere persone rifugiate.
Ciò che accade qui in Italia in termini di sfruttamento delle persone rifugiate è ingiusto, siamo costrette a lavorare per più ore con salari più bassi, e i datori di lavoro si aspettano che accettiamo questa ingiustizia di buon grado. Inoltre è molto difficile trovare lavoro, ed è problematico trovare una casa poiché molti proprietari si rifiutano di affittare a persone straniere.
Qui dobbiamo fronteggiare molti altri problemi, oltre il fatto di essere persone LGBT.
Qui andiamo incontro a problemi come il non riconoscimento del matrimonio per le persone rifugiate dello stesso sesso. Anche se ci troviamo in Europa, non ci è permesso vivere nello stesso paese europeo se abbiamo fatto i documenti in paesi diversi, oppure se uno dei due non ha il permesso di soggiorno, anche se siamo legalmente sposati con il nostro partner. E le leggi vengono modificate continuamente per rendere sempre più difficile l’ottenimento della residenza e dei documenti.
Poi ci sono i problemi degli studenti stranieri LGBT che non sono rifugiati politici: il loro permesso di soggiorno è valido massimo un anno ed è molto difficile da rinnovare. Viene ignorato il fatto che questi studenti e studentesse fanno anche parte della comunità LGBT e che sarebbero in grave ed evidente pericolo se tornassero nel proprio paese, perché purtroppo non abbiamo fatto un solo passo per emanare leggi che tutelino le nostre vite e i nostri diritti nei nostri paesi.
Ci meritiamo la vita, la dignità e la rivendicazione dei nostri diritti senza rischiare di morire, senza fuggire dalle nostre case e dalle nostre famiglie e senza essere rifiutati dalla nostra società.
Ciò che sta accadendo in questo momento, ci ricorda l’urgenza di lavorare per migliorare le nostre condizioni della vita, al di là della mera sopravvivenza.
La violenza rimane violenza, e il crimine rimane crimine, e la libertà è unica, anche se la rivendichiamo in modi diversi. Non importa quanto cerchino di oscurare la nostra identità e nascondere o cambiare la realtà, noi esistiamo e resistiamo, in piedi grazie al nostro sogno di un mondo migliore, perché l’amore rimane amore.