Appello da Queer Palestinesi: No al Pinkwashing dei crimini Israeliani!

In continuità con la nostra storia di attivist* #BDS Queers For Palestine (qui trovi le iniziative passate a Bologna contro il PinkWashing a cura del Laboratorio Smaschieramenti) e dalla parte delle e dei Palestinesi, riportiamo il fondamentale appello di ASWAT al boicottaggio degli eventi LGBTQIA+ promossi dallo stato di Israele nel contesto delle politiche di Pinkwashing.

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Queer Palestinesi esortiamo lə Queer Globali a sostenerci!

Chiamata alla solidarietà

No al Pinkwashing dei crimini Israeliani!

Mentre le persone queer e LGBTQIA+ nel mondo celebrano la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia (IDAHOT) e le parate Pride, noi queer palestinesi stiamo vivendo uno stato d’orrore. Le forze militari di polizia dell’Apartheid israeliano ci stanno attaccando con lacrimogeni e granate assordanti, stanno dando la caccia e arrestando le/i nostrə attivistə mentre marciamo protestando pacificamente. Contro che cosa protestiamo? Contro i massacri a Gaza ad opera di Israele; contro le sue atrocità, i suoi espropri e pulizia etnica a Gerusalemme; nella Valle del Giordano, a Galilee, Naqab (Negev) e nella West Bank; e contro il suo supporto agli attacchi razzisti dell’estrema destra alle Comunità Indigene Palestinesi ovunque, che siano queer o etero.

Le testimonianze de* Palestinesi queer che vivono all’interno dell’attuale Israele raccontano con precisione con quanta brutalità le forze di polizia israeliane pesantemente militarizzate reprimono le manifestazioni in solidarietà a Sheikh Jarrah, un quartiere palestinese occupato a Gerusalemme Est, dove 4 famiglie sono costrette a lasciare le proprie case per lasciare spazio alla colonizzazione dei coloni Ebrei-Israeliani.

Ghadir al Shafie, co-fondatrice di Aswat, riporta così la testimonianza di suo figlio che ha partecipato a una manifestazione pacifica nella loro città natale Akka: “Alcuni giorni fa, mentre stavo tornando a casa da una manifestazione vicino a Yaffa, mio ​​figlio Jude, che ha 17 anni, mi ha chiamata. Gridava, potevo quasi sentire il suo cuore battere forte: “Mamma, la polizia ci insegue con lacrimogeni e granate assordanti; sono brutali. Si stanno avvicinando a noi”. Ero in uno stato di shock totale, spaventata per la vita di mio figlio.

Altre testimonianze di attivistə queer che hanno partecipato a marce pacifiche rivelano una brutalità e una repressione della polizia senza precedenti contro i palestinesi. “Ci stavamo organizzando per iniziare la manifestazione ad Haifa quando abbiamo sentito granate assordanti seguite da un’intensa ondata di lacrimogeni. Ricordo di aver guardato il cielo ed era tutto pieno di nuvole di fumo. Abbiamo iniziato a correre verso alleatə vicinə per poi venire attaccatə da folle armate ebreo-israeliane di estrema destra che cantavano “Morte agli arabi”. È stato orribile! “

Sorelle e fratelli, oggi lottiamo per i diritti queer come parte dei nostri diritti politici, sociali e umani. La nostra lotta per i diritti queer è anche intersezionalmente connessa alle lotte mondiali per i diritti delle persone Indigene, i diritti delle donne, le vite delle persone di colore, le vite delle persone nere e per i diritti climatici. Chiediamo ai gruppi e allu attivistə queer e LGBTQIA + di sostenere le/i palestinesi, boicottando, come minimo, gli eventi del pinkwashing israeliano, come il Tel Aviv Pride, il Tel Aviv Film Festival o qualsiasi attività simile.

Come nella lotta contro l’apartheid in Sudafrica, chiediamo la vostra solidarietà, e la forma più efficace di solidarietà con la nostra lotta di liberazione è rifiutarsi di nascondere, Pinkwash o normalizzare i nostri oppressori e le istituzioni e attività che sono parte integrante del loro sistema di occupazione, colonizzazione e apartheid.

Il coraggio che il mondo intero sta riconoscendo alle/ai palestinesi di tutta la Palestina storica, ispira una coraggiosa solidarietà in tutto il mondo. Le/i palestinesi, compresə le/i queer, hanno bisogno della tua significativa solidarietà per aiutarci a porre fine ai 73 anni di brutale oppressione di Israele.

RISORSE UTILI:

ASWAT Call for Solidarity Testo Originale

Qui il sito di ASWAT Palestine (Centro Femminista Palestinese per le Libertà Sessuali e di Genere)

Pagina facebook di ASWAT

Beyond Propaganda: Pinkwashing as Colonial Violence da alQaws

 

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#Moltopiùdizan a Bologna 10 e 16 Maggio 2021

Sentiamo il bisogno di incontrarci per costruire quel #moltodipiù che vogliamo dalla Legge Zan. Il 15 maggio saremo a Roma Ci vediamo in Piazza Per la Legge Zan e molto di più

e il 16 maggio a Bologna per ribadire non solo che questa legge va approvata, ma che non accetteremo giochi a ribasso e strumentali sui nostri corpi froci, lesbici, trans, bi, A, queer+, sierocoinvolt* e razzializzat*. 

Senza fare un passo indietro, andiamo avanti nel nostro percorso di confronto e posizionamento sulla Legge Zan, in vista di una sua approvazione e #moltopiù in là di questa. Rilanciamo, quindi, due appuntamenti:

    oggi lunedì 10 maggio ore 18.30 negli spazi esterni del Cassero (la modalità mista sarà garantita, scrivici per ricevere il link meet), assemblea per discutere di cosa significa per noi quel #moltodipiù che esigiamo quando parliamo di Legge Zan;

 

    – domenica 16 maggio ore 15.30, ci vediamo in piazza a sostegno e in continuità con la piazza di Roma del giorno prima, per ribadire che pretendiamo #Zanemoltodipiù.

Affermiano il bisogno di autodeterminare le nostre vite, di esprimere liberamente le nostre identità non conformi attraverso e ben oltre le istituzioni, i loro discorsi (etero)normativi e i loro dispositivi legali e criminalizzanti.

Una legge non ci basta: non chiediamo protezione dalla violenza della destra omotransfobica e cattofascista a costo di ulteriore disciplinamento e sfruttamento, ma vogliamo costruire spazi di autonomia e orgoglio transfemministaqueer, in cui essere davvero protagoniste di un cambiamento radicale. 

Contrasteremo con i nostri corpi i discorsi d’odio di cui siamo bersaglio in questi mesi da parte delle forze conservatrici. Ci riprenderemo il microfono perché nessun* può appropriarsi delle nostre battaglie.

 

La rete cittadina LGBTQIA+

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Crowdfunding per EMMA

IMPORTANTE: crowdfunding per Emma su gofundme

organizzata dalla comunità camerunense e da Non Una Di Meno Pavia

Emma, lo scorso 2 maggio, è stata brutalmente uccisa, fatta a pezzi e gettata nella spazzatura dal suo carnefice che pretendeva possessivamente il suo amore.

Emma adesso non c’è più.

Chi la ama vorrebbe che lei potesse ritornare nella sua terra, il Camerun, dalle sue sorelle e i suoi fratelli, ma questo è reso molto difficoltoso dai costi per il trasporto intercontinentale della salma.

Noi come sorelle, come donne solidali, come donne della comunità camerunense di Pavia e Non Una Di Meno vogliamo che la nostra sorella Emma possa ritornare a casa.

Per questo confidiamo nella solidarietà di tuttə!

Perché per ogni donna uccisa e offesa, siamo tuttə parte lesa!

 

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SPIAZZAT*

Da Bsidepride.noblogs.org

Nelle puntate precedenti…

Abbiamo inaugurato il percorso di SPIAZZAT* sabato 27 marzo 2021 chiedendoci: come stiamo nello spazio?

come stiamo nello spazio?

Ci siamo interrogat* collettivamente sulla nostra salute e il nostro modo di stare insieme. Abbiamo discusso a partire dai limiti oggettivi e soggettivi, dalle paure e dai bisogni e desideri di lotta comune, di sapere collettivo, di salute e cura. Dalla necessità collettiva imprescindibile di ri-incontrarci e di ri-tornare a prenderci lo spazio, dopo tanto tempo in cui anche solo questa possibilità sembrava lontanissima, abbiamo immaginato forme di mobilitazione, di attraversamento dello spazio pubblico e di socialità.
I NOSTRI CORPI CONTANO!
nel momento in cui sembrava lontanissima la possibilità di rivedersi in presenza e il bisogno di socialità era ormai imprescindibile.

Il 10 aprile 2021 abbiamo organizzato SPIAZZAT*: CORPI CHE CONTANO. Abbiamo discusso di come questa nuova normalità di strade vuote e isolamento renda i nostri corpi vulnerabili ad attacchi transfobici, ad aggressioni misogine, al razzismo. Lo avevamo detto: non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità è un problema.
Siamo consapevoli della difficoltà nel tornare a riprenderci, vivere, attraversare lo spazio, soprattutto dopo un anno di pandemia (sindemia). Siamo spiazzat*: vogliamo continuare a condividere le nostre frustrazioni, la nostra rabbia e la voglia di cambiare tutto, ancora una volta.
Abbiamo pensato a forme di risignificazione degli spazi pubblici da implementare: frocizzare i luoghi che viviamo con la nostra presenza, tramite momenti di socialità (ampia), lasciando segni evidenti e caratterizzanti, camminare (spostarsi) assieme nello spazio per non essere sol@.

Ritorna SPIAZZAT* RABBIA IN MOVIMENTO
8 maggio 2021 dalle 16:00 al Parco della Zucca

Discuteremo di #moltopiudiZan
e di #Pride.

The time has come!

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cAnale telegram Rete Transfemminista Queer

OTTIME NOTIZIE!

ABBIAMO UN cAnale telegramrete transfemminista queer telegram logo

La rete transfemminista queer è un’assemblea aperta attraversata da collettivi, associazioni e persone frocie trans lesbiche bi intersex INDECOROSE. Siamo prosex, e contro ogni stigma e violenza basata sul colore della pelle, disabilità, stato sierologico, classe sociale, relazione di cura.

Perché un cAnale? Per contagiare e hackerare la virtualità con la materia: corpi, fluidi e lati croccanti. Informiamo su iniziative&riflessioni&lotte TFQ.

Come funziona? Leggi, condividi, commenta. Ma… lascia fuori tutto l’eteropatriarcato con cui ci hanno diseducato. Costruiamo un safer space dove il conflitto non è abuso, dove l’abuso viene affrontato e annientato. Le questioni che ci riguardano sono delicate&potenti: impariamo a resistere insieme.

Contatti rete transfemminista queer : contactfq at inventati.org

 

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SPIAZZAT* – come stiamo nello spazio? Evento il 27 marzo

????BSide Pride invita a partecipare a un evento all’aperto per ri-discutere di ????????????????????????????????, ???????? ???????????????????? ???????? ???????????????????????? ???????????????????????????????????????? ???????????????????? ???????????????????????? ???????????????????????????????? ???????? ???????????????????? ???????????????????? ????????????????????????????????.

Sentiamo la necessità di ripartire da qui, per ???????????????????????????????????????????? ????????????????????????????????̀ ???????????????????? ???????? ???????????????????? ???????????????????????????? ???? ???????????? ????’????????????????????????????????????????????????????????????????????.

✊Ci sarebbero molte questioni prioritarie in questo momento: ????????????????????????????????????????, ????????????????????????, ???????????????????? ???????????????? ???????????????????????????????? ???????? ???? ???????????? ???????????????????????? ???? ????????????????????????????????????̀ ???????? ????????????????????.

????Proponiamo di riprendere le fila, un passo per volta, a partire ???????????????????? ???????????????????????????????? ???????????? ???????????????????????????????? ???????????????????? ????????????????????????????????????̀ ????????????’???????????????????? ????????????????????, ???????????????????? ???????????????????????????????? ???????? ???????????????????? ???????????????????? ???????????? ????????????????????????????????????????, ???????????????????? ???????????????????????????????? ???????? ???????????????????????????????????????????? ???????????? ???????????????????????????? ???????????????????????????????????? ???????????????? ???????????????????????????? ???????????????????????????????????????????????????? ???? ????????????????????????.

Parliamo insieme a partire dai limiti oggettivi e soggettivi, dalle paure e dai bisogni e desideri di lotta comune, di sapere collettivo e di salute.

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Importante! Porta e indossa la tua mascherina, mantieni la distanza necessaria a farci sentire tutt* al sicuro!

La manifestazione è autorizzata, ci si può spostare con autocertificazione, selezionando “Altro” tra i motivi dello spostamento e specificando “Partecipazione a manifestazione autorizzata”. Dove? Via Di Saliceto 5 (Parco della Zucca) Bologna.

 

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Sciopero dai generi: per un 8M transfemminista queer

Sciopero dai generi: per un 8M transfemminista queer

Il Documento della Rete NazioAnale TFQ

(mail: contactfq@inventati.org)

Da anni i movimenti transfemministi hanno portato alla luce la questione dello Sciopero dai generi. Questa formulazione ci sembra efficace poiché affronta diversi livelli di sfruttamento/esclusione/marginalizzazione.

Perché?

Perché vogliamo combattere contro l’imposizione binaristica dei generi, maschile e femminile, con tutti i ruoli annessi, asimmetrici e discriminatori. Vogliamo essere liber* di autodeterminare la nostra identità di genere, la nostra sessualità, i nostri corpi e desideri senza imposizioni, strutture o violenza medica e psichiatrica!

Con le nostre stesse esperienze di vita scardiniamo questo binario “M o F”, ci rifiutiamo di percorrerlo e contribuiamo alla liberazione di tuttu dalle imposizioni e dalle condizioni di minorità a cui tuttu siamo sottopost*, in modi diversi e intersezionali. La nostra lotta è contro l’eterocispatriarcato, è ribaltamento dalla norma cisgender che questo sistema continua ad imporre in una perpetua pratica di riproduzione del capitalismo e dello sfruttamento sulla linea del genere e della razzializzazione.

Dal punto di vista del lavoro riproduttivo e produttivo anche noi partecipiamo al fenomeno della femminilizzazione: sul lavoro (precario/sfruttato/malamente salariato) viviamo la sussunzione e strumentalizzazione capitalista dell’identità queer. Vediamo come sempre di più una serie di caratteristiche e stereotipi che ci riguardano vengano messe al lavoro. Le grandi multinazionali si vantano delle iniziative di inclusività e “diversity management”, utilizzando l’immagine dell'”apertura alle persone LGBTQIA+” per aumentare i propri guadagni, guadagni che poi non sono redistribuiti attraverso il reddito. Lanciano poi campagne di sensibilizzazione che spesso ci restituiscono immagini altrettanto stereotipate di noi stessu, cioè ci riducono all’immagine simbolo della “coppia gay unita civilmente” che lavora e alla “normalità”, decretando l’ennesima mistificazione ed esclusione delle persone trans, delle lesbiche e delle frocie. Tutto questo è aggravato dalla corsa ad ostacoli per ottenere i “pezzi di carta” indispensabili per accedere a lavoro e servizi: permessi di soggiorno, status di rifugiatu, una carta di identità con il nome e il “sesso” che scegliamo, una tessera sanitaria o un certificato di licenza media/elementare/diploma/laurea.

Svolgiamo inoltre lavoro riproduttivo gratuito quando siamo costrettu al sorriso, al trucco e parrucco, quando subiamo molestie o micro-violenze, quando finiamo per diventare le/i/* confidenti delle/dei colleghi eterocis che ci considerano figure “neutre” nei luoghi di lavoro, quando siamo fortunat*! Quando il lavoro di cura ce lo facciamo pagare come sexworker, veniamo criminalizzat* e stigmatizzat*, noi diciamo basta: #strikefordecrim! – il lavoro sessuale è lavoro, scioperare per decriminalizzare!

Come soggettività femminilizzate siamo impegnat* a decostruire gli stereotipi che riguardano la “cura”. Questo livello è fondamentale proprio oggi, durante l’emergenza pandemica. Perciò lo sciopero dai generi significa anche scioperare, da un lato, dalla visione proposta dalle istituzioni di gestione della cura nel contesto pandemico come verticale, paternalistica e, dall’altro lato, dalla “cura” naturalizzata come “caratteristica femminile”, quindi ancora in modo stereotipato, come accudimento remissivo, per affermare che cura è anche conflitto! Riteniamo fondamentale quindi dare valore alle nostre analisi e pratiche di prevenzione e autogestione della salute che recuperiamo dalle consultorie e dall’attivismo impegnato nella lotta all’HIV/AIDS.

La nostra lotta contro il binarismo del genere riguarda anche l’idea di scuola. Non riconoscere la dimensione della riproduzione sociale tra le funzioni della scuola, concentrandosi sulle funzioni di “servizio”, non permette di comprendere come l’alternativa alla scuola resti esclusivamente la famiglia, una delle istituzioni che da sempre riconosciamo come sede della violenza di e del genere. La visione della scuola come mero welfare è pericolosa perché finisce per considerare la scuola come erogatrice di un “servizio” e le “famiglie” e studenti come “utenti”. Una visione del genere è molto vicina a quella dei comitati NOGENDER, che ritengono sia diritto dei genitori influire sull’offerta didattica, in particolare per ostacolare e sabotare qualsiasi progetto di educazione alla sessualità, affettività, e genere. Allo stesso tempo la visione della scuola come didattica pura dimentica la dimensione del lavoro riproduttivo o di cura (lavoro affettivo, relazionale) pagato che in essa si svolge, come se questo avesse meno dignità del lavoro didattico-educativo. È questa visione che porta ad illudersi che anche la DAD sia scuola, mentre non è altro che una nuova incarnazione delle multinazionali, che trasformano l’educazione in mera informazione. Il nostro sciopero dai generi coinvolge la dimensione scolastica perché vogliamo negare la riproduzione sociale istituzionale dell’etoronorma sulla base del genere, della classe, dell’abilità, della razzializzazione.

Abbiamo bisogno e desiderio di socialità frocia, a fronte del confinamento in case troppo spesso luoghi di violenza misogina e omolesbobitransfobica. Lo sciopero dai generi è quotidiano e per organizzarci vogliamo spazi: consultorie, case rifugio, centri culturali, luoghi dove dare vita a forme di mutualismo, parentele altre e una socialità lontana dalle logiche di mercato e dalle forme di controllo. Invece i nostri spazi continuano a chiudere, a causa della crisi e ancora di più a causa della repressione, spacciate per austerità e senso del decoro, che molt* compagn* stanno pagando a caro prezzo. Per questo invitiamo a partecipare ai crowdfunding organizzati per sostenere le spese legali degli spazi transfemministi e femministi, luoghi essenziali per il contrasto alla violenza sistemica.

Lo sciopero è essenziale mentre il genere come dispositivo di controllo sociale, economico, politico e culturale… NO! Ci uniamo all’8 Marzo transfrontaliero con la forza della dissidenza sessuale, perché la rivoluzione sarà transfemminista o non sarà!

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Annullato l’evento in presenza su Sciopero dai Generi – invito a produrre brevi video

L’evento in presenza è annullato: la curva dei contagi si sta drammaticamente alzando e allo stesso tempo viviamo la contradditorietà dei provvedimenti di contenimento del virus.

Mentre chiudono gli spazi di discussione e confronto restano aperte le attività produttive tutte, dai centri commerciali alle fabbriche (ma non le scuole). In tutti questi luoghi, così come dietro le mura domestiche, continuano a consumarsi la violenza di genere e dei generi. La gestione della pandemia limita la libertà personale e ci riduce a consumator*/produttor*/riproduttor*, oppure ci lascia in totale stato di abbandono e isolamento quando svolgiamo sexwork o viviamo condizioni di marginalità, nei centri di accoglienza, nelle RSA o semplicemente nelle strade che non sono per noi tuttu MAI state sicure. 

A un anno dall’inizio della pandemia rifiutiamo la definizione di questa terza ondata come un’emergenza e la proiezione  di tutto il portato della responsabilità sociale sulle/su singol* individu*. Nel contesto della pandemia qualsiasi spazio di discussione pubblica viene annullato o sgomberato. Riteniamo fondamentale continuare ad aprire spazi di confronto sulla salute intesa anche come benessere sociale, così come per la lotta alla violenza sistemica maschile, di genere e dei generi. Per questo ribadiamo l’essenzialità dello sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo, e ci prepariamo ad elaborare strategie per praticarlo anche quest’anno. 

Non possiamo rimandare la lotta all’eteropatriarcato fino alla fine della pandemia Covid. 

Stay tuned…

Avevamo in programma un rituale per abbattere il patriarcato… non possiamo farlo ma vi invitiamo a pubblicare sull’evento

Lo sciopero è essenziale… i generi no! Sciopero dai generi verso l’8M

i contenuti che avreste voluto

sentire/vedere/toccare/annusare/intuire

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Lo Sciopero è essenziale… i generi no! Sciopero dai generi verso l’8M – evento 28.02.21

Piazza dell’Unità a Bologna Domenica 28.02.2021 dalle 14:00

????Il capitalismo realizza profitto sui nostri sorrisi, sui nostri culi, sulle nostre paillettes? L’8 marzo scioperiamo!????

????h. 14 Parliamo di spazi: dopo Atlantide e Consultoria TFQ, la Mala Consilia, Elastico, il Laboratorio L’Isola non si contano gli spazi transfemministi che ci sono stati tolti, ma non va meglio in altre città. Condividiamo prospettive di lotta con MagniFica di Firenze, Lucha y Siesta di Roma, Limonaia Zona Rosa di Pisa.

????h. 15 Organizziamo lo sciopero dei/dai generi: l’8 marzo è tutti i giorni, rendiamo visibili le esperienze che non vogliono più riprodurre i generi binari imposti e che si sottraggono allo sfruttamento differenziale di tutti i generi.

????Banchetti+ distro!
Distribuiamo saperi indipendenti, risorse e pratiche di mutualismo con: Pane, Pailettes e Connessione di B -side Pride; Non Una di meno, OUTLAWS, Indecoradio, Lab Smaschieramenti, Mujeres Libres, Ombre Rosse, MIT Movimento Identità Trans, Laboratorio L’Isola (+ upcoming!)

????Centri raccolta Mutualismo: porta computer e cellulari dismessi per la redistribuzione PPC! Raccoglieremo danari in sostegno alle donne trans rinchiuse nel carcere di Reggio Emilia (iniziativa del MIT)

????????????Siamo froce, trans, migranti, puttane, lesbiche, femministe e transfemministe furiose, precarie, terrone e domenica 28 febbraio vogliamo incontrarci in Piazza dell’Unità dalle h.14 per pensare, discutere, organizzare assieme lo sciopero dai generi dell’8 marzo e per affermare la necessità collettiva di spazi femministi e transfemministi per organizzare le lotte e il mutualismo queer ????????????

????️ A un anno dall’inizio della pandemia ci troviamo ancora obbligate a produrre e riprodurre il nostro genere secondo un modello binario, eteronormato e patriarcale, perché sia accettabile socialmente in un sistema in cui uscire dalle norme del “maschile” o del “femminile” ci riduce alla marginalizzazione sociale ed economica. Ancor di più quando sui nostri corpi si riversa lo stigma per il colore della pelle, per la nostra provenienza, per il nostro aspetto, per il nostro stato sierologico, per il tipo di lavoro che svogliamo, per il tipo di “diversità” che rappresentiamo. Ci si aspetta che tutto questo lavoro sia gratuito, spontaneo e piacevole in quanto espressione “naturale” della nostra personalità, ma non è così.
La realtà è che queste norme invisibilizzano e naturalizzano le violenze e lo sfruttamento che subiamo come frocie, come donne, come trans* e non binarie. Con questa crisi, la crescente precarietà, la mancanza di reddito, l’impossibilità di gestire il nostro tempo ci espongono ancora di più alla violenza di/del genere, impedendoci di autodeterminarci e di ribellarci ai modelli di vita imposti

La condizione pandemica, e le restrizioni che ha comportato, hanno peggiorato ulteriormente e reso più visibili le condizioni materiali di vita delle persone queer e delle donne, a Bologna come in tanti altri posti molti spazi di socialità e autorganizzazione transfemministi sono stati costretti a chiudere o sono stati invasi dalle forze del (dis)ordine, come nel gravissimo caso di identificazione delle donne del centro antiviolenza di Lucha Y Siesta.
Siamo consapevoli della sensibilità di questo momento di pandemia ed allo stesso tempo sappiamo che la violenza di genere e la violenza maschile sulle donne non sono un’eccezione o un’emergenza del momento, ma il prodotto del patriarcato che ha una storia millenaria.

⚧️Lo sciopero riguarda ogni soggettività in modo diverso: il binarismo e la violenza sistemica agiscono sulle persone trans e intersex ad ogni livello dell’esistenza, nei percorsi di migrazione, nella ricerca di un lavoro e di risorse materiali per la propria autodeterminazione, nella medicalizzazione o psichiatrizzazione forzata; agiscono sulle donne che vedono ancora naturalizzato il lavoro riproduttivo e di cura, che lavorano in regime di sfruttamento o gratuitamente e che sono costrette a lasciare il lavoro, in una società che le disegna come madri naturali e che poi le costringe a licenziarsi per avere la possibilità di vedere lu figliu; agiscono sulle e sui sexworker criminalizzat* che si trovano in uno stato di esclusione da ogni forma di aiuto istituzionale, con ricadute ancor più gravi durante la pandemia; agiscono sulle soggettività gay e lesbiche che subiscono le politiche di diversity management, che vivono ancora la violenza omolesbobitransfobica in un contesto culturale e politico che nulla fa per contrastarla, agiscono sulle maschilità e femminilità non egemoniche che lottano per costruire altre forme di intimità e relazione….

????????????A partire dal ripensamento delle pratiche di lotta femminista e transfemminista che abbiamo elaborato in questi mesi di pandemia, di fronte alla necessità e urgenza della cura collettiva e responsabile, sentiamo l’urgenza di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, dei generi e dai generi, della produzione, della riproduzione e dal consumo. L’8 marzo scioperiamo contro l’eterosessualità obbligatoria, contro lo sfruttamento del nostro lavoro produttivo e riproduttivo, contro l’intensificazione della violenza patriarcale, contro i regimi razzisti e di sfruttamento della mobilità! Rivendichiamo il diritto al lavoro sessuale: autorganizzato, autogestito e libero dallo sfruttamento, dai confini e dalle ordinanze repressive che perpetuano la violenza e lo stigma sulle nostre vite. Vogliamo il superamento di performance di genere obbligatorie e normalizzate che aumentano i profitti a discapito dei nostri bisogni e desideri. Vogliamo il reddito di autodeterminazione e SPAZI per autorganizzare la nostra lotta, la nostra vita, la nostra salute e i nostri desideri.

????‍♀️????????Streghe della magia oscura, millepiedi dalle cento zampe, rane psichedeliche e scorpione velenose, scheletri nell’armadio, orchesse affamate, cyborg rottamati, diavolesse kinky, mistresses stressatu: è tempo di evocare la fine del capitalismo eterocispatriarcale e di iniziare a cospirare per il mondo che vogliamo!

Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!

❤️‍????… e se lo sciopero è essenziale… i generi, no. Grazie.

Liber* di transitare tra generi e confini
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Manifesto per lo sciopero essenziale dell’8 marzo

Siamo le donne che sono essenziali per la guarigione dalla pandemia del mondo intero. Facciamo un lavoro essenziale eppure ci troviamo in condizioni miserabili: il nostro lavoro è sottopagato e sottovalutato; siamo sovraccariche di lavoro o senza lavoro; siamo costrette a vivere in luoghi sovraffollati e a rinnovare continuamente i nostri permessi di soggiorno. Affrontiamo una lotta quotidiana contro la violenza maschile, a casa e sul posto di lavoro. Siamo stufe di queste condizioni di violenza e sfruttamento e ci rifiutiamo di rimanere in silenzio! Abbiamo iniziato ad organizzarci in una rete che collega donne in lotta, migranti e lavoratrici dell’Europa centrale, orientale e occidentale: si tratta di Essential Autonomous Struggles Transnational (E.A.S.T.). L’8 marzo chiamiamo tutti coloro che lottano contro la violenza capitalista, patriarcale e razzista ad unirsi al nostro sciopero!

L’8 marzo scioperiamo contro lo sfruttamento del nostro lavoro produttivo e riproduttivo. Con il nostro lavoro essenziale come infermiere, addette alle pulizie, insegnanti, lavoratrici dei negozi di alimentari, lavoratrici stagionali o impiegate nel settore logistico, lavoratrici domestiche pagate e non, impiegate nella cura di bambini, anziani e malati, siamo noi che teniamo a galla la società. Specialmente con scuole e asili chiusi, il peso della cura dei bambini e del lavoro domestico è sulle nostre spalle. Durante la pandemia molte di noi hanno perso il lavoro, anche perché a casa avevamo bambini da accudire e lavoro domestico da fare. Il nostro lavoro è essenziale, a casa e nei luoghi di lavoro, eppure è costantemente squalificato.

L’8 marzo scioperiamo contro l’intensificazione della violenza patriarcale! I governi nazionali stanno usando la pandemia come un’occasione per rafforzare la presa del patriarcato: in Polonia, con il tentativo di limitare ulteriormente la libertà di aborto; in Turchia, con la proposta di ritirarsi dalla convenzione di Istanbul; in Ungheria, con le restrizioni dei diritti delle persone transgender e un’agenda anti-LGBTQ. Mentre ci è stato detto di “stare a casa, al sicuro”, molte e molti di noi non hanno affatto una casa. E per molte altre le loro case sono tutto tranne che uno spazio sicuro, perché vivono con partner violenti, lottando contro la violenza domestica aumentata durante il lockdown. Un attacco diretto è stato sferrato per farci rimanere nel ruolo di serve della società, subordinate in casa e sfruttate nel mondo esterno.

L’8 marzo scioperiamo contro i regimi razzisti e di sfruttamento della mobilità! Come lavoratrici e lavoratori migranti dell’Europa dell’Est, impiegati nei lavori di cura e stagionali, ci è stato “permesso” di raggiungere i paesi occidentali per svolgere qui il lavoro essenziale, ma abbiamo dovuto farlo a nostro rischio e pericolo, senza protezioni o sicurezza sociale. Il nostro lavoro sostiene l’assistenza – sanitaria e non – in Europa Occidentale, mentre a Est i sistemi sanitari stanno crollando sulle spalle dei lavoratori sovraccarichi di lavoro e sotto-equipaggiati. Donne e uomini migranti e rifugiati all’interno e all’esterno dell’UE vengono lasciati in dormitori sovraffollati, o nei campi, o a lavorare in ambienti non sicuri, mentre viene loro negato il diritto agli stessi aiuti economici che vengono dati alle popolazioni locali. Nella mappa ineguale dell’Europa, i migranti stanno pagando il prezzo più alto della pandemia, come di solito pagano il prezzo più alto dello sfruttamento.

Ci rifiutiamo di essere considerate essenziali solo per essere sfruttate ed oppresse! Ispirate dalle lotte precedenti e in corso, ci basiamo sulle esperienze dello sciopero globale delle donne, dello sciopero delle donne polacche e delle lotte femministe in Argentina per il diritto all’aborto. Guardiamo alle proteste e agli scioperi delle infermiere, dei medici, di chi lavora con minori, dei lavoratori e delle lavoratrici stagionali o impiegati nella logistica in Bulgaria, Georgia, Austria, Romania, Regno Unito, Spagna, Italia, Germania e Francia. Impariamo dalla lotta contro la legge rumena che vieta la discussione sul “genere” nell’istruzione, dalle mobilitazioni transnazionali dei migranti e dalle manifestazioni di Black Lives Matter. Partendo da queste esperienze collettive di lotta, e dal loro potere di sfidare lo status quo, chiamiamo donne, lavoratrici, migranti e persone LGBTQI+ a unirsi a noi in uno sciopero essenziale l’8 marzo. Il nostro sciopero mira a ribaltare le attuali condizioni della nostra oppressione e a rivendicare la nostra voce nella fase di ricostruzione. Con il nostro sciopero avanziamo le seguenti richieste:

Libertà dalla violenza patriarcale in tutte le sue forme! Noi vediamo la violenza contro le donne non come un evento isolato, ma come una parte dell’intero sistema patriarcale che vuole imporci un determinato posto nella società. Ci rifiutiamo di sopportare il peso del lavoro essenziale che ci viene imposto attraverso la violenza e le molestie. Ci opponiamo agli attacchi dei governi ultraconservatori e chiediamo aborto e contraccezione sicuri, legali e gratuiti in ogni paese. Chiediamo la fine immediata degli attacchi politici contro le comunità LGBTQI+.

Salari più alti per tutte, tutti e tuttu! La nostra lotta femminista sui salari non è semplicemente contro il gender-gap, ma contro le condizioni capitalistiche che producono e riproducono tante altre gerarchie salariali tra sessi, secondo il colore della pelle, tra regioni geografiche e tra nazionalità. Mentre i ricchi hanno cercato la pandemia come un’opportunità per accumulare più ricchezza, noi siamo rimaste indietro a sopportare il peso dell’austerità. Basta! Non rivendichiamo semplicemente la parità salariale, ma salari più alti per tutte e tutti! Esigiamo la redistribuzione transnazionale della ricchezza! Cominciamo a riprenderci ciò che è nostro!

Un welfare transnazionale ben finanziato e inclusivo! Rifiutiamo i piani di ricostruzione che continuano a scaricare sulle donne e sui migranti i costi di decenni di tagli al welfare. Vogliamo creare connessioni transnazionali tra le lotte per il welfare, gli aiuti e la sicurezza sociale. Anche se i sistemi di welfare sono diversi da paese a paese, si basano tutti sulla divisione sessuale e razzista del lavoro e sulle differenze salariali che creano gerarchie tra donne di diverse nazionalità. Noi vogliamo trasformare queste gerarchie in una lotta comune contro l’organizzazione patriarcale del welfare a livello transnazionale!

Permesso di soggiorno europeo incondizionato per ogni persona migrante, rifugiata e richiedente asilo! Rifiutiamo il modo in cui i governi e i padroni ricattano le persone migranti imponendo impossibili requisiti economici e istituzionali necessari per ottenere e rinnovare i permessi di soggiorno. Questo costringe le persone migranti, specialmente se non provenienti dalla zona EU, a condizioni di lavoro altrimenti inaccettabili.

Un alloggio sicuro e migliore per tutte, tutti e tuttu! Già da marzo 2020, versavamo in una profonda crisi abitativa. Nel corso della pandemia le nostre case sono diventate ancora più politicizzate al di là della nostra volontà e del nostro consenso! Esigiamo un alloggio adeguato ed economicamente accessibile per tutte, libero dal sovraffollamento e da condizioni precarie! Chiediamo sistemazioni abitative per le persone che hanno subito violenza domestica!

Con il nostro sciopero essenziale vogliamo dimostrare che le nostre vite e le nostre lotte sono essenziali! Per questo, dobbiamo unire le nostre forze al di là delle frontiere. L’8 marzo vogliamo chiamare tutte, tuttu e tutti a unirsi per rendere visibile la forza del lavoro essenziale e usarla come arma per imporre le nostre condizioni per la ricostruzione post-pandemia!

Chiediamo a tutte, tuttu e tutti di organizzare scioperi dentro e fuori dai luoghi di lavoro, manifestazioni, marce, assemblee, flashmob, azioni simboliche, pañuelazos, ruidazos! Spingiamo i sindacati a sostenere lo sciopero delle donne! Immaginiamo insieme i modi per rendere visibili le nostre diverse lotte e collegarle attraverso le frontiere.

Il nostro lavoro è essenziale, la nostra vita è essenziale, il nostro sciopero è essenziale!

Chiamiamo tutte le donne, le persone migranti e lavoratrici che condividono le nostre posizioni e le nostre richieste ad unirsi a noi per un’assemblea pubblica il 21 febbraio dove discuteremo gli orizzonti del nostro sciopero essenziale!

Invitiamo tutte, tuttu e tutti coloro che si identificano con questo manifesto a firmarlo, condividerlo o tradurlo nella propria lingua affinché possa raggiungere più persone possibili!

Firma qui: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSe54jfiPrI-dlGN9a_D9b30tVlZuL9Q7nPp5cs3RJv-tWIevw/viewform

Per contattarci:

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Email: essentialstruggles@gmail.com

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