#allrefugeesarewelcome

Abbiamo scritto insieme a Rivolta Pride il seguente comunicato #allrefugeesarewelcome

Avremmo voluto che l’afflato di solidarietà verso le persone in fuga dall’Ucraina portasse ad un cambiamento più profondo dei sistemi di “accoglienza” europei e italiani. Anche la commissione UE si era espressa incoraggiando “gli Stati membri a usare la loro discrezione e a includere categorie più ampie di persone nella loro legislazione”. Eppure il governo Draghi si è uniformato a quanto gli altri paesi già stanno facendo, cioè ha interpretato in modo restrittivo il dispositivo della protezione temporanea, limitandolo ai profughi dell’Ucraina.

Il razzismo istituzionale è espressione del suprematismo e della violenza che si riproducono nelle dinamiche di esclusione e sfruttamento. Da decenni denunciamo con forza questo sistema, organizziamo e supportiamo le lotte per il permesso di soggiorno, per garantire la cittadinanza e tutto ciò che comporta in termini di accesso a servizi e diritti. Sappiamo che i diritti “umani” sono troppo spesso parole soprattutto quando si è apolidi, rifugiat*, richiedenti asilo.

Il rifiuto della guerra per noi significa il rifiuto della violenza istituzionale. Siamo attivist* e persone LGBTQIAP+ e alcun* di noi provengono da zone di conflitto, di guerra coloniale e non possiamo aspettare ancora. Di fronte a provvedimenti discriminatori fondati esclusivamente e strumentalmente su approcci emergenziali e temporanei noi gridiamo ancora più forte: vogliamo il permesso di soggiorno incondizionato e slegato da lavoro e famiglia, vogliamo vedere riconosciute le lauree, i percorsi scolastici e formativi anche se non vengono svolti in Europa, vogliamo casa, vogliamo reddito, vogliamo andare a scuola senza chiedere “permesso”.

Boicottare la guerra significa fermare le armi. Il parlamento italiano ha appena votato, quasi all’unanimità, l’aumento delle spese militari, l’invio di troppe sul confine est dell’Ucraina e l’invio di armamenti, stanno nascendo nuove basi militari mentre i/le portuali fermano con coraggio l’invio di armamenti. La pace non si fa con le bombe!
Essere contro la guerra significa anche riconoscere che i confini sono campi di battaglia, che i corpi migranti sono campo di battaglia. Significa riconoscere che il privilegio coloniale si riproduce esattamente attraverso lo stesso stigma che alcun* ereditano da secoli di razzismo e patriarcato.
Non vogliamo essere complici.
Accoglienza incondizionata per tuttu

#refugeeswelcome #blacklivesmatter #stopwar #disarmo #pace
Ricordiamo l’appello transnazionale dei movimenti LGBTQIAP+ e transfemministi
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